Replichiamo di seguito ad alcune delle dichiarazioni rilasciate alla stampa dal Presidente e dal Direttore Generale di Bea S.p.A.
- E’ falso che abbiamo citato i risultati in maniera parziale, fin dal primo giorno abbiamo pubblicato on line tutta la documentazione in nostro possesso, di modo che chiunque potesse controllare e farsi una propria opinione.
- E’ falso che abbiamo acquisito le risultanze delle analisi nel gennaio 2014. Come si evince dalla documentazione pubblicata on line, le analisi di dettaglio le abbiamo ricevute il 27 novembre 2014. Abbiamo pubblicato la nostra denuncia appena abbiamo terminato lo studio delle carte.
- E’ falso che si possano escludere altre fonti diverse dall’incidente di Seveso del 1976; questo l’ASL non si è mai sognata di dirlo, gli unici a sostenerlo sono i signori di Bea. Fanno finta di non sapere che, oltre alla diossina di Seveso (circa 40%) nelle uova sono state trovate svariate altre diossine (circa 60%) non attribuibili a Seveso.
- Non c’entra assolutamente nulla il fatto che le emissioni dell’inceneritore siano “a norma di legge”, come si azzardano a dire alcuni politici in questi giorni; quel che conta è l’effetto accumulo nei terreni dei vari inquinanti, diossina compresa, nel corso di quattro decenni di attività continuativa del forno inceneritore. Chi parla di emissioni nella norma non fa altro che mischiare le carte sul tavolo e conseguentemente perde ogni credibilità.
- Le analisi effettuate da Arpa nei terreni di Bea, nelle immediate vicinanze dell’impianto, sono poco significative, in quanto i punti di ricaduta degli inquinanti emessi dal camino a 50 metri d’altezza non si trovano certo a poche decine di metri dalla sorgente emissiva. In ogni caso occorre avere i dati completi delle analisi effettuate, in particolare è essenziale conoscere l’ubicazione georeferenziata e la profondità di prelievo dei campioni.
- Il fatto che le analisi dell’Asl effettuate negli allevamenti di Varedo, Nova e Muggiò (non distanti dall’inceneritore) non abbiamo rilevato picchi di diossina assimilabili a quello di Desio di per sé non è un motivo sufficiente per scagionare l’inceneritore. Prediamo ad esempio la mappa delle ricadute degli Ossidi di Azoto dell’inceneritore di Piacenza. E’ chiaro che se ci si trova “dalla parte giusta” del camino, il problema non sussiste:
E’ quindi del tutto evidente che gli approfondimenti richiesti da tutte le parti in causa circa l’origine della diossina nelle uova di Desio deve partire da un’indagine seria e rigorosa – effettuata da un ente terzo e qualificato, non certo da Bea o da soggetti incaricati da Bea – riguardo la mappa delle ricadute dei fumi dell’inceneritore; senza questa mappa si fanno solo chiacchiere da bar. Una volta realizzata questa mappa, occorre svolgere un’analisi altrettanto seria e rigorosa sui terreni e un’indagine epidemiologica sulla popolazione ivi residente.
I primi ad avere interesse affinché queste indagini vengano fatte con rigore dovrebbero essere proprio i signori di Bea, per sgombrare il campo da qualsiasi sospetto. Registriamo invece il fatto che adducono mille scuse per confutare l’utilità della mappa, facendo ragionamenti che mescolano insieme l’inceneritore, i condomini, le auto, le aziende e chi più ne ha più ne metta.
Ci domandiamo in conclusione chi siano gli irresponsabili! Noi che abbiamo informato i cittadini, avanzato delle ipotesi sulla fonte della diossina e pretendiamo che si faccia chiarezza fino in fondo o i signori di Bea che scansano ogni responsabilità con motivazioni poco plausibili e che vogliono tenere in vita per altri 20 anni un impianto che non solo è dannoso, ma anche del tutto inutile?
Gianmarco Corbetta M5S Lombardia
Paolo Di Carlo M5S Desio