Oggi, insieme al nostro portavoce in Regione Lombardia Marco Fumagalli, ho presentato all’Autorità Nazionale Anticorruzione un esposto su alcune possibili illegittimità della revisione del progetto delle tratte mancanti di Pedemontana. Ho presentato anche un’interrogazione parlamentare di modo che anche il Ministro Toninelli sia informato sui fatti!
Per quanto andrà avanti ancora questa telenovela?
I problemi di Pedemontana restano tutti sul tavolo: mancano i due miliardi e mezzo di finanziamento delle banche, sono falliti i tentativi di aumento del capitale sociale per 500 milioni di euro, la modifica del piano economico finanziario è ferma da un anno a Roma, il contenzioso da 3,2 miliardi euro con Strabag non risulta essere stato risolto, i progetti esecutivi delle tratte mancanti sono stati bocciati, i costi per la bonifica dei terreni inquinati dalla diossina di Seveso sono scoperti e le garanzie richieste dalla banche per il rischio legato agli scarsi flussi di traffico sono passate da quattrocentocinquanta milioni ad un miliardo e duecento.
Nonostante l’accanimento terapeutico di Maroni, che ha sborsato altri 200 milioni di garanzie (soldi dei cittadini), il quadro rimane decisamente a tinte fosche.
Sarebbe bello vedere lo stesso impegno che Maroni mette da anni per salvare Pedemontana per combattere lo smog che uccide migliaia di lombardi ogni anno; oppure per eliminare le liste d’attesa presso gli ospedali pubblici. Invece questa determinazione, al limite dell’accanimento terapeutico, la mette solo per salvare una grande opera davastante per il territorio. Ancora »
Nel 2014 con il decreto “Sblocca Italia” il Governo Renzi autorizzò gli inceneritori a smaltire i rifiuti urbani indifferenziati provenienti da tutta Italia. Il M5S si oppose duramente a questa scelta perché ritenevamo che non avrebbe risolto alcun problema ma al contrario avrebbe causato danni in tutta Italia.
Oggi possiamo dire che le conseguenze negative dello sciagurato articolo 35 sono anche peggiori del previsto. Ancora »
La fine di Pedemontana è segnata: o il tribunale decreterà il fallimento il 4 dicembre oppure bisognerà aspettare gennaio 2018, data dopo la quale la società stessa ha ammesso che non sarà in grado di garantire la continuità aziendale. Ormai il destino dell’autostrada è segnato.
Sarebbe utile che Maroni la finisse con l’addolcire la pillola. Dichiarare che Pedemontana ha ‘qualche criticità’ come una richiesta di fallimento è semplicemente assurdo.
Mancano i due miliardi e mezzo di finanziamento delle banche, sono falliti i tentativi di aumento del capitale sociale per 500 milioni di euro, la modifica del piano economico finanziario è ferma da mesi a Roma, il contenzioso da 3,2 miliardi euro con Strabag non è stato risolto, i progetti esecutivi delle tratte mancanti sono stati bocciati, i costi per la bonifica dei terreni inquinati dalla diossina di Seveso sono scoperti e le garanzie richieste dalla banche per il rischio legato agli scarsi flussi di traffico sono passate da quattrocentocinquanta milioni ad un miliardo e duecento. Regione Lombardia deve immediatamente prendere in considerazione una exit strategy.
Oltre un anno per ottenere un posto di lavoro da giornalista in Regione Lombardia; vogliamo vederci chiaro! E’ infatti il più bizzarro dei concorsi lumaca quello al quale hanno presentato domanda decine di giornalisti nel 2016, per ottenere un contratto di lavoro a tempo determinato all’agenzia stampa della Giunta regionale della Lombardia. In “palio” ci sono 11 posti di lavoro.
Alla luce dell’autorizzazione rilasciata dall’ente Città Metropolitana di Milano all’ampliamento della ditta di smaltimento rifiuti SEMP Srl di Pero (Milano), ho presentato un’interrogazione per chiedere a Regione Lombardia l’applicazione della mozione sui monitoraggi dell’aria e del suolo per le aziende inquinanti, mozione proposta dal M5S e approvata dal Consiglio Regionale a giugno 2017.
VILLA REALE E PARCO DI MONZA: DA MARONI TANTE CHIACCHIERE E POCHI FATTI!
Posted by Gianmarco Corbetta Portavoce MoVimento 5 Stelle Lombardia on Monday, October 9, 2017
Avevo chiesto che qualcuno della giunta regionale venisse in commissione cultura a riferire sui problemi segnalati qualche tempo fa dal direttore del Consorzio Villa Reale e Parco di Monza, Pietro Addis. Si è presentato il vice presidente Fabrizio Sala ed è stata l’occasione per fare il punto su tutte le questioni di attualità per il complesso Villa/Parco/Autodromo. Ancora »
La Villa è sotto organico, mancano le risorse per una vera valorizzazione culturale del sito e latitano persino i dispositivi per garantire la sicurezza. Solo una piena valorizzazione culturale della Villa e del Parco può assicurare al nostro territorio un flusso continuativo di turisti e il relativo indotto per tutto l’anno. Ma Maroni vuole i grandi eventi – sportivi e musicali – che si esauriscono in una manciata di giorni, così come l’indotto che portano.
La nostra richiesta di intervento a favore della Villa così come tutte le altre richieste del M5S sono state BOCCIATE senza discussione dalla maggioranza per “far pagare” al Movimento la protesta contro i 500mila euro “regalati” a un torneo di golf.
Ricordatevi anche di questo, quando vi chiederanno di votarli ancora!
Ancora non si sono viste le risorse per riqualificare il Corberi, l’ex manicomio di Limbiate, in una moderna “Cittadella delle Fragilità”. Eppure il Consiglio Regionale, proprio un anno fa, aveva approvato all’unanimità una mozione sull’argomento. Con un emendamento all’assestamento al bilancio regionale abbiamo chiesto un investimento di 5 milioni e 370 mila euro, utili per le prime necessità, cioè la messa in sicurezza e l’adeguamento strutturale degli immobili. Sono le prime operazioni utili per ottenere un regolare accreditamento della struttura nel quadro della Sanità lombarda e poter cominciare a ragionare seriamente sulla futura Cittadella delle Fragilità.
Questa e tutte le altre richieste del M5S sono state BOCCIATE senza discussione dalla maggioranza per “far pagare” al Movimento la protesta contro i 500mila euro “regalati” a un torneo di golf.
Ricordatevi anche di questo, quando vi chiederanno di votarli ancora!
A Telereporter ho parlato del futuro di Pedemontana: non sappiamo se sarà il Tribunale o il mercato a decretarne il fallimento, ma la prospettiva è comunque molto cupa. Lo ripetiamo da anni: le grandi opere autostradali potevano avere senso 30 o 40 anni fa, Maroni se ne faccia una ragione! Oggi il futuro della mobilità lombarda passa per lo sviluppo e l’innovazione del trasporto pubblico e il miglioramento della rete stradale esistente, altro che nuove autostrade!
Che il progetto di Pedemontana sia non solo un enorme e inutile scempio ambientale ma anche un disastro economico noi del M5S lo abbiamo denunciato da sempre mentre la vecchia politica continuava imperterrita a spingere la folle corsa verso il baratro.
Per anni i politici di turno ci hanno fatto credere che, a sistemare tutto, sarebbero arrivati gli attesi investimenti privati, ma nella realtà la situazione continuava a peggiorare fino a quando è arrivata nelle scorse settimane la richiesta di fallimento che i pm di Milano, Paolo Filippini e Giovanni Polizzi hanno ribadito ieri davanti al giudice del Tribunale fallimentare Guido Macripò.
Non si può certo dire che la notizia della richiesta di fallimento della Procura di Milano giunga come un fulmine a ciel sereno. Sono almeno tre anni e mezzo, dai tempi della nostra prima mozione su Pedemontana in Consiglio Regionale, che parliamo della crisi finanziaria della società, purtroppo totalmente inascoltati da parte della giunta regionale. Ancora »
“Cercheremo di portare il M5S sulle nostre posizioni”. Accogliamo volentieri l’invito di Federico D’Andrea, fresco di nomina a Presidente di Pedemontana, ad un confronto, dalle pagine dell’Eco di Bergamo.
Del completamento dell’opera Maroni ha fatto una bandierina elettorale mentre l’ex presidente Di Pietro, che era partito in modo molto convinto, si è dimesso in pochi mesi senza aver risolto gli enormi problemi che gravano sull’opera. Anche il nuovo Presidente ha dichiarato che l’autostrada andrà fatta nel “modo più completo possibile”. E’ proprio su questo che siamo disponibili a confrontarci, lo stop delle tratte B2, C e D, e le compensazioni ambientali sulle tratte già realizzate garantirebbero una fine dignitosa a un progetto immaginato qualche decennio fa sulla base di previsioni di traffico che non esistono più.
Abbiamo lavorato a lungo sulle carte di Pedemontana ed è noto che per il M5S l’infrastruttura è devastante per il territorio e rappresenta la risposta sbagliata ai problemi di mobilità della nostra Regione. Inoltre non ci sono i presupposti economici per andare avanti, se non per pochi mesi. La defiscalizzazione governativa e le garanzie della Regione sono oggetto delle attenzioni della Commissione Europea che sta valutando se rappresentino un aiuto illegittimo ai privati.
In definitiva, di fronte a un progetto insostenibile economicamente, antistorico e devastante sul piano ambientale, meglio ammettere gli errori e venirne fuori cercando di limitare i danni in tutti i modi piuttosto che continuare a correre verso il baratro.
Nel mese di marzo l’europarlamentare M5S Eleonora Evi ha presentato alla Commissione Europea un’interrogazione sul fondo da 450 milioni di euro che Regione Lombardia ha posto a garanzia degli investimenti privati per la realizzazione delle tratte mancanti di Pedemontana.
Nell’interrogazione Evi chiede se “la previsione di questo stanziamento possa costituire un aiuto di stato illegittimo” e se la Commissione europea intende tenerne conto “nell’ambito dell’indagine in corso sulle autostrade italiane” e sui contributi pubblici e la defiscalizzazione di Pedemontana, annunciata il 23 aprile 2015 in risposta a un’altra interrogazione della stessa europarlamentare 5 Stelle. Ancora »
Nel 2014 la Regione Lombardia aveva approvato una legge per la riduzione del consumo di suolo (legge 31 del 2014). Era una legge molto debole, che noi avevamo contrastato duramente in aula perché per un periodo di ben 30 mesi non solo non limitava, ma addirittura favoriva gli operatori nel realizzare le spropositate previsioni edificatorie contenute nei PGT dei Comuni. Si trattava insomma di un liberi tutti per il consumo di suolo!
Una cosa buona però quella legga ce l’aveva: le previsioni edificatorie che non venivano concretizzate entro i 30 mesi sarebbero state congelate in attesa che la Regione, la Città Metropolitana, le Province e i Comuni non recepissero dei nuovi criteri per limitare il consumo di suolo.
Questi famosi 30 mesi stanno per scadere (1 giugno 2017) e con essi stava per svanire anche l’incubo di vedere cementificate aree verdi in Lombardia pari a due volte e mezza l’estensione del Comune di Milano (a tanto ammontano le previsioni edificatorie non ancora realizzate nei comuni lombardi).
Tutto è bene quel che finisce bene dunque? Ancora »
Nei prossimi giorni circa 100 pazienti nefropatici in trattamento dialisi nei centri C.A.L. (Centro Assistenza Limitata) di Carate Brianza e Seregno non saranno più seguiti dal Presidio ospedaliero di Desio ma saranno presi in carico dal Presidio ospedaliero di Vimercate, in virtù dei nuovi assetti organizzativi voluti dalla riforma sanitaria approvata nei mesi scorsi in Regione Lombardia.
Il passaggio di consegne tra Desio e Vimercate comporterà enormi disagi per i dializzati e le loro famiglie. Ancora »
Grazie a una mia mozione approvata dal Consiglio Regionale un piao d’anni fa, la Giunta Regionale deve costantemente aggiornare il Consiglio riguardo l’avanzamento delle opere di mitigazione e compensazione ambientale lungo il tracciato di Pedemontana.
In questi giorni è arrivato l’aggiornamento a gennaio 2017, rispetto a quanto avevo scritto in occasione dell’aggiornamento ricevuto a luglio 2016 non ci sono grosse novità.
Non si smentisce il presidente del Consiglio Matteo Renzi, goliardicamente soprannominato “il Bomba”: dopo i titoli roboanti che abbiamo letto nei giorni scorsi su tutti i giornali e che annunciavano una pioggia di miliardi grazie al Patto per la Lombardia, siamo andati a verificare i numeri reali e abbiamo scoperto che, anche stavolta, la realtà è molto diversa!
Su circa 11 miliardi furbescamente sbandierati dal premier in vista del referendum del 4 dicembre, di fatto 6,7 miliardi sono risorse già assegnate (sulle quali il Governo non aggiunge un solo euro) e circa 3 miliardi sono legati alla legge di bilancio che non è ancora stata definitivamente approvata. Insomma, alla fine della fiera in Lombardia arriveranno, se va bene, 700 milioni, ma anche questo non è certo!
E’ certo invece che Maroni, pur consapevole dell’inconsistenza delle promesse del Bomba, ha prontamente approfittato della messinscena pro referendum per farsi bello a costo zero coi lombardi e ridare smalto alla furia asfaltatrice dichiarando che i soldi ci sono e pertanto “la Pedemontana si fa”.
Al di là dei trionfali annunci di Maroni, è probabile che il governo (contrariamente a quanto ribadito più volte dal Ministro Delrio) voglia dare una mano al governatore lombardo nel disperato tentativo di salvare Pedemontana tramite un fondo pubblico di garanzia per favorire gli investimenti dei privati.
Tale fondo, ancora indefinito per entità e tipologia, è totalmente inaccettabile: nel project financing il rischio è a carico dei privati, se il progetto non sta in piedi non è giusto che a pagare siano i cittadini lombardi e men che meno tutti gli italiani!
Ad aggravare le pessime condizioni di Pedemontana ci sono anche guai giudiziari: secondo quanto riportato oggi da Il Sole 24 Ore sarebbe in corso un’indagine della Procura di Milano (contro ignoti) per falso in bilancio oltre a una procedura Anac per l’aumento dei costi e lo slittamento dei lavori.
PEDEMONTANA: NUOVE TEGOLE, SITUAZIONE PEGGIO CHE DRAMMATICA
Milano, 30 novembre 2016 – “Nuove tegole per Pedemontana anche se si cerca di trasformarle in positivo. Le prime due sono state fatte passare per garanzie ma sono in realtà il tentativo estremo di salvare l’opera. Il Patto per Milano che parla di 2,7 miliardi dei quali sono veri solo i 250 milioni che ancora restano del contributo del Governo Prodi del 2009, non ancora spesi solo perché Pedemontana non ha altri soldi per avviare nemmeno un mini-cantiere. Gli altri soldi sono un miraggio. L’emendamento alla legge di bilancio dello Stato che lascia definitivamente Serravalle e Pedemontana alla Regione, che tanto le ha volute, cancellando il trasferimento alla città metropolitana di Milano previsto a fine 2017. Questo emendamento toglie dall’imbarazzo il centro-sinistra dalla gestione di una patata bollente.
Così che Regione Lombardia è sempre più imballata nel triplo ruolo di proprietario, concedente (Cal) e concessionaria in evidente conflitto di interesse. Prova ne è che non si sblocca niente nonostante l’arrivo di Di Pietro alla presidenza. L’ultima tegola è la terza inchiesta aperta sulla gestione Pedemontana.
La prima inchiesta era quella sull’appalto Strabag, con tanto di perquisizioni ed avvisi di garanzia, ancora né chiusa né conclusa. La seconda l’ha aperta la Procura di Roma sulla indebita nomina dell’ex Ad Massimo Sarmi. La terza si apprende dai giornali sarebbe partita due mesi fa e riguarda una ipotesi di falso in bilancio. Da tempo diciamo che Pedemontana è praticamente fallita, e se l’anno scorso è stato approvato il bilancio contro il parere del collegio sindacale sulla questione delle riserve (del costruttore Strabag), altrimenti i libri sarebbero finiti in tribunale invece che nelle mani di Di Pietro, è evidente che la situazione della società oggi è peggio che drammatica.”
Altri 450 milioni di denaro pubblico in arrivo da Regione Lombardia a garanzia delle banche per proseguire i lavori e salvare dal fallimento una Pedemontana più morta che viva. La furia asfaltatrice di Roberto Maroni non conosce tregua: sono anni che inutilmente batte cassa a Roma e a Bruxelles eppure non ha ancora capito che fermare l’opera è l’unica soluzione ragionevole.