Era il 19 dicembre del 2015 quando su questo blog sollevai l’ipotesi che fossero in corso “strane manovre” per bilanciare artificiosamente i valori di BEA e CEM Ambiente in vista della fusione. All’epoca scrissi:
Anche dal punto di vista economico i conti non tornano: vogliono fare una fusione “alla pari” tra una società patrimonialmente ricca come Bea (avendo un impianto) e una con un patrimonio modesto come Cem (essendo solo una stazione appaltante o poco più). Non vorrei che ci fosse in atto qualche “manovra strana” per ridurre le distanze tra i due patrimoni, con l’obiettivo di arrivare a un fusione equilibrata tra le due società.
I fatti sembrano proprio darmi ragione.
L’analisi svolta successivamente sui conti Cem sembra confermare che gli aumenti di capitale riservati ai nuovi comuni soci di fossero molto orientati ad aumentare il valore della società in vista della fusione con BEA SpA. Anche le modalità con cui erano stati rivalutati gli immobili di CEM (mediante aggiornamento del valore secondo l’indice ISTAT e senza tener minimamente conto della pesante svalutazione che il mercato immobiliare ha subito negli ultimi anni) hanno alimentato il sospetto che l’operazione avesse un obiettivo non dichiarato.
Oggi sembrerebbe che qualcosa di strano sia accaduto anche in Bea e parrebbe confermare che la mia ipotesi di allora avesse colto nel segno. Se in CEM l’obiettivo presunto era aumentare il valore per poter meglio affrontare la fusione, ecco che in BEA la tendenza pare esattamente contraria: infatti la situazione patrimoniale descritta dal bilancio consuntivo 2015 in fase di approvazione sembrerebbe funzionale a ridurre, sulla carta, il valore della società.