Vi invito a dedicare due minuti al signor Ubaldo (al minuto 23 di questo video di Rai Play). E’ un falegname brianzolo che ha dedicato 70 anni della sua vita alla “bottega”.
Forse il signor Ubaldo a qualcuno sembrerà un imbecille. A me suscita una simpatia e una tenerezza infinita, forse perché mi ricorda molto da vicino i miei nonni.
Il signor Ubaldo rappresenta nel mio immaginario una categoria di cittadini che lavorano come muli, pagano le tasse e non riescono a capacitarsi del fatto che non ci siano i soldi per evitare che muoiano ogni anno – nella sola Lombardia – 10 mila persone di smog, non ci siano i soldi per bonificare le cave riempite di rifiuti tossici dall’ndrangheta, non ci siano i soldi per evitare che si debba andare al lavoro su carri bestiame vecchi di 40 anni senza aria condizionata e rischiare di stare male dal caldo.
Nel dibattito sull’autonomia differenziata, chi parla, anche nel MoVimento 5 Stelle, di “egoismo dei ricchi” semplicemente non conosce la realtà del Nord. Così come chi fa le barricate contro l’autonomia è ben poco rispettoso dei 5 milioni di cittadini di Veneto e Lombardia che una domenica di un paio d’anni fa hanno deciso di alzare le chiappe dal divano e andare a votare al referendum, peraltro in un percorso reso perfettamente costituzionale proprio dal Movimento 5 Stelle lombardo. Noi queste persone abbiamo il dovere di ascoltarle, di capire le loro ragioni, di incanalare le loro richieste in percorsi che tengano insieme le diverse esigenze dei territori del nostro Paese. Bollarle come egoiste, secessioniste e amenità varie sarebbe un errore gravissimo.
La Lombardia paga ogni anno svariati miliardi di tasse (da 54 a 13 a seconda delle stime) che non tornano indietro sotto forma di servizi (residuo fiscale).
Nei discorsi dei miei colleghi del Sud sento sempre parlare giustamente di difesa dei diritti dei cittadini meridionali; ma il discorso non può finire lì.
Finalmente venerdì scorso ho sentito una esponente del Movimento andare oltre e fare un ragionamento un po’ più ampio. La viceministro all’Economia Laura Castelli al Messaggero ha dichiarato:
“L’unico modo per tutelare l’efficienza e il fabbisogno è quello di utilizzare i costi standard, perché è un criterio che garantisce l’unità nazionale, la tutela delle diversità territoriali e che qualifica la spesa nella sua efficienza. Non crea diseguaglianze e le regioni riescono a mantenere i loro livelli di assistenza, facendo lotta agli sprechi”.
Ecco, secondo me la Castelli ha finalmente centrato il punto: indurre le regioni del Sud a combattere gli sprechi, le inefficienze, la malagestione (pagate anche con i soldi dei cittadini del Nord) attraverso i costi standard, in modo da ridurre in prospettiva l’ormai insopportabile residuo fiscale di alcune regioni del Nord.
Se non si aggiunge anche questo pezzo alla narrazione, se non si comprende il disagio di tanti cittadini del Nord, se ci si pone sulla difensiva parlando solo dei diritti del Sud, si finisce per passare per difensori dello status quo, cosa che non mi pare particolarmente apprezzabile.
A me piacerebbe un Movimento 5 Stelle che riesca ad ascoltare e ad entrare in sintonia con i tanti signor Ubaldo del Nord del nostro Paese. Cosa che non ci è mai riuscita. Ora meno che mai dato che ci stiamo sempre più qualificando come la Lega del Sud.
Il problema, semplice semplice, è che nelle ultime elezioni abbiamo perso completamente il Nord e se non lo recuperiamo, con i soli voti del Sud, al Governo non ci torneremo mai più.