Proprio il giorno prima della tragedia di Genova, il Corriere della Sera ha lanciato l’allarme per il rischio crollo di quattro ponti della Milano-Meda, la superstrada ipertrafficata che collega la Brianza al capoluogo lombardo (100 mila veicoli al giorno): due si trovano a Cesano Maderno, uno a Bovisio Masciago e un altro a Baruccana (frazione di Seveso).
Una perizia tecnica dell’agosto 2017 ha decretato la necessità di bloccarli al traffico un anno dopo, cioè adesso. Solo uno di questi è stato chiuso al traffico (quello di Bovisio); la Provincia di Monza e Brianza, responsabile dell’arteria, non ha intenzione di chiudere gli altri, sulla base di nuovi controlli appena portati a termine, nonostante l’autore della prima perizia abbia confermato, soltanto 20 giorni fa, il suo punto di vista (chiudere i ponti entro fine agosto 2018).
Su questi tre ponti ammalorati sono stati posti solo dei divieti di transito per veicoli pesanti. Ora, io mi domando, chi verifica che questi divieti vengano osservati? Basta un cartello per essere sicuri che camion e tir non utilizzino i ponti? Quanti controlli effettua la polizia locale sull’effettivo rispetto del divieto? Siamo proprio sicuri che la situazione sia sotto controllo?
Allargando la prospettiva, bisogna domandarsi come è possibile che si arrivi ad una situazione limite come questa, con ponti ammalorati che secondo alcuni periti vanno chiusi subito per evitare che crollino sulla testa della gente e secondo altri possono tirare a campare ancora per un po’! Perché non si interviene per tempo evitando questi surreali confronti tra periti indegni di un Paese civile!
Nel dibattito pubblico suscitato dall’articolo del Corriere si è puntato il dito contro i governi precedenti che hanno lasciato vuote le casse delle Province. Ma nel caso specifico di questi ponti sulla Milano-Meda, la verità è un’altra e nessuno l’ha detta.
C’è un unico responsabile ed è individuabile con precisione: si tratta di Società Autostrada Pedemontana Lombarda S.p.A., la società che detiene la concessione per la realizzazione e la gestione dell’autostrada Pedemontana.
I vincoli contrattuali della concessione rilasciata ad Autostrada Pedemontana Lombarda parlano chiaro: Apl avrebbe dovuto sostituire questi ponti della Milano-Meda (e in generale riqualificare questo tratto della superstrada) ben 5 anni fa e non lo ha fatto. Siamo di fronte a una gravissima inadempienza che giustifica ampiamente la rescissione della concessione da parte del concessionario Cal (società pubblica partecipata alla pari da Regione Lombardia e Anas).
Il Governo ha giustamente deciso di ritirare la concessione ad Autostrade per l’Italia per la tragedia di Genova. Dovrebbe fare la stessa cosa con Pedemontana. Lo farò presente al ministro Toninelli nei prossimi giorni. In questo caso l’inadempienza è palese, mentre quella di Autostrade per l’Italia si rischia di attendere anni prima di dimostrarla.
È notizia recente che Regione Lombardia ha deciso di sobbarcarsi gli oneri per la messa in sicurezza di questi ponti (ci vorranno almeno due anni e mezzo), spendendo un milione e cinquecento mila euro. Nessuno però si è chiesto per quale stramaledetto motivo deve essere la regione a sopperire alle inadempienze contrattuali di Autostrada Pedemontana Lombarda SpA, usando soldi pubblici che avrebbe ben potuto utilizzare per la messa in sicurezza di altre arterie stradali o ferroviarie! E sa il cielo quanto ce ne sia bisogno nella nostra regione!
Il silenzio di destra e sinistra su questa “dimenticanza” di Pedemontana e sulla “copertura” della Regione è semplicemente vergognoso.
La rescissione della concessione ad Autostrada Pedemontana Lombarda porterebbe finalmente verso nuovi scenari, con la possibilità di usare il contributo pubblico non ancora utilizzato per questa grande opera inutile e dannosa, per mettere finalmente in completa sicurezza la Milano-Meda, valutando anche in modo concreto la possibilità di allargarla con una terza corsia fino alla tangenziale Nord di Milano all’altezza di Paderno Dugnano.
È tempo di agire!