Il MoVimento nacque come forza antisistema con l’obiettivo dichiarato di raggiungere la maggioranza assoluta dei consensi e andare a governare al posto dei vecchi partiti. Col tempo molti di noi hanno realizzato che raggiungere il 50% più 1 dei voti alle elezioni era – purtroppo – un’utopia.
La scelta allora era tra due opzioni: rimanere puri all’opposizione del sistema per sempre, compiacendosi di se stessi, oppure cercare di diventare la parte sana del sistema, con l’obiettivo di raggiungere i migliori risultati possibili per i cittadini, compatibilmente con le condizioni date.
La prima scelta ci avrebbe portato a logorarci e a estinguerci nel giro di pochi anni, perché alla gente un forza politica che sceglie di stare per sempre all’opposizione al grido di onestà non serve a nulla e prima o poi (più prima che poi) si stufa e la molla.
Abbiamo scelto di percorrere la seconda strada, una strada in salita e piena di curve. E questa scelta, a ben pensarci, è stata fatta dagli iscritti al Movimento molto tempo fa: erano i primi mesi del 2014, quando gli iscritti votarono sulla nostra piattaforma per il tipo di legge elettorale che il M5S avrebbe presentato in Parlamento. Vinse il sistema proporzionale (con tutto ciò che ne consegue) e perse il sistema maggioritario.
Se una forza politica sceglie il proporzionale, sceglie di conseguenza di abbandonare l’idea di cercare di governare da sola e accetta l’idea di fare accordi con gli altri. Anche se “gli altri” sono quella parte del sistema che aveva sempre disprezzato e combattuto.
La scelta di fare un contratto di Governo con la Lega dello scorso anno deriva da quel voto di 5 anni fa. Scelta peraltro annunciata in modo del tutto trasparente già durante la campagna elettorale. Il nostro capo politico, prima del voto, l’aveva ripetuto mille volte: “se non avremo la maggioranza per governare da soli, ci assumeremo la responsabilità di cercare accordi, su un programma ben preciso, con le forze politiche che ci staranno”.
Ora il contratto con la Lega si è chiuso in modo traumatico, per le ragioni che ben conosciamo. Ricucire, come vorrebbe il traditore pentito Salvini, sarebbe pura follia autolesionistica! Chi ti ha fregato una volta, lo farà di nuovo non appena ne avrà la convenienza.
Che fare quindi? O si torna al voto o si cercano nuovi accordi con altre forze politiche che, escludendo Forza Italia per evidenti motivi di decenza, si riducono al solo PD.
Io credo che tornare al voto sarebbe una implicita dichiarazione di fallimento da parte del Movimento: equivarrebbe a dire che, nonostante il 32% dei consensi ottenuto poco più di un anno fa, non siamo stati capaci di governare questo Paese se non per pochi mesi. Rimettendoci al loro giudizio, gli elettori – giustamente! – non ci perdonerebbero.
Per me non resta altra strada che cercare di portare avanti la maggior parte possibile del nostro programma, attraverso un nuovo accordo di governo con il PD. E’ l’unica occasione rimasta per cercare di capitalizzare l’enorme consenso ottenuto lo scorso anno, consenso che difficilmente otterremo di nuovo in futuro se non dimostreremo di meritarlo, portando a casa risultati concreti per il bene comune.
C’è chi, tra le nostre fila, si scandalizza all’idea di un accordo con il PD. E’ una cosa che non riesco proprio a capire! Con la Lega si poteva fare (o comunque era tutto sommato accettabile) e con il PD no? Come se la Lega dei diamanti in Tanzania, dei 49 milioni, di Siri e Arata, degli arresti per corruzione in Regione Lombardia, la Lega perfettamente organica al vecchio sistema e stampella fedele di Berlusconi per 20 anni fosse eticamente superiore al Pd! Ma non scherziamo per favore!
I rischi di fare un accordo con il Pd sono gli stessi che con la Lega, a partire dalla voglia di rivalsa, alla prima occasione utile, dell’altro Matteo. Ma la strada, oggi come un anno fa, è obbligata. Cambia il contraente di minoranza, ma l’obiettivo rimane – laicamente – lo stesso: concretizzare il più possibile il nostro programma a favore dei cittadini, stando ben attenti che il contraente righi dritto. E con il caso Siri abbiamo dimostrato di saper vigilare a dovere!
Resta un ultimo punto da chiarire: c’è chi dice che l’operazione con la Lega aveva senso perché c’era un “predicato politico” comune (critica al sistema bancario, visione dell’Unione Europea dei popoli, difesa dei risparmiatori truffati e delle vittime dalla legge Fornero…), che mancherebbe in caso di contratto con il PD.
Beh… io non sono per niente d’accordo. Con il PD si potrebbe cercare di sviluppare tanti temi fondanti del Movimento, che fanno parte del patrimonio genetico della sinistra e che il PD potrebbe, diciamo così, “riscoprire” dopo anni di letargo, grazie a noi.
D’altronde se per un anno abbiamo “spintaneamente” indotto la Lega ad approvare cose buone e giuste che non avrebbe mai approvato senza di noi, come la legge anticorruzione, non si capisce perché la stessa operazione non dovrebbe funzionare con il PD.
Si potrebbe cercare di aprire una nuova stagione di governo dove portare in primo piano tanti temi del nostro programma, forzatamente accantonati o attenuati durante il governo con la Lega: dalla tutela dell’ambiente e la green economy alla mobilità sostenibile, dalla difesa del suolo al conflitto di interesse, dalla regolamentazione delle lobby alla trasparenza, fino ad arrivare ai temi etici come il fine-vita.
L’operazione presenta mille insidie e difficoltà e il rischio di fallire sarebbe pari a quello del contratto con la Lega… ma finalmente potremmo puntare su alcune idee fondanti del MoVimento, quelle idee da cui eravamo partiti con tanto entusiasmo 14 anni fa.
I “vecchi” del Movimento ricorderanno bene l’estate del 2009 (in autunno sarebbe nato il MoVimento): Beppe, prima di decidersi a fondare una nuova forza politica, tentò di scalare un partito per spronarlo a rinnovarsi e ad adottare le nostre idee e programmi.
Non è certo un caso se quel partito era il PD e non la Lega.
PS: io nel 2014 votai per il sistema maggioritario…