28. Agosto 2019 · Commenti disabilitati su Houston, abbiamo un problema: non è colpa della legge elettorale · Categorie:Elezioni 2018, Governo, M5S

In questi giorni leggo che molti nostri attivisti danno la colpa all’attuale legge elettorale (il cosiddetto rosatellum bis) per il fatto di non aver potuto governare da soli e di essere stati costretti a scendere a patti con altre forze politiche (la Lega lo scorso anno, il Pd oggi).  E si augurano conseguentemente che una nuova legge elettorale in futuro ci dia la possibilità di governare in solitaria.

Le cose purtroppo non stanno così. Il Rosatellum bis è stato sicuramente ideato dai vecchi partiti per fermare il Movimento attraverso la quota maggioritaria rappresentata  dai collegi uninominali, ma il boom che abbiamo avuto alle scorse elezioni (con la conquista di molti di questi collegi al Sud) ha portato l’effetto contrario!

Oggi infatti abbiamo il 32% dei voti e il 36% dei parlamentari. Abbiamo quindi una rappresentanza parlamentare sovrastimata rispetto ai consensi ottenuti: l’esatto opposto di quello che si aspettavano i vecchi partiti quando hanno escogitato il Rosatellum bis!

Eppure, il boom dei consensi avuti l’anno scorso e la sovrastima dei seggi parlamentari dovuti ad una legge elettorale parzialmente maggioritaria, non sono bastati per farci governare da soli. E questo è un problema su cui dovremo tutti riflettere.

Escludendo l’ipotesi (a mio giudizio irrealistica) di ottenere la maggioranza assoluta dei voti (50%), possiamo pensare di avere in futuro una legge elettorale che preveda un premio di maggioranza tale da consentirci di governare da soli?

In realtà una legge elettorale del genere già c’era, si chiamava Italicum e l’aveva voluta Renzi (per la sola Camera dei Deputati, dato che il Senato nei suoi piani non sarebbe più stato eletto dai cittadini): questa legge prevedeva che nel caso in cui nessun partito raggiungesse il 40% dei voti, i primi due (senza possibilità di fare apparentamenti con altri) sarebbero andati al ballottaggio; il vincente avrebbe ottenuto il 55% dei seggi e avrebbe potuto governare senza scendere a patti con nessuno.

L’Italicum era una legge perfetta per mandare il M5S al Governo da solo: un maggioritario a doppio turno con ballottaggio tra i primi due partiti (e non le coalizioni).

Tralasciando il fatto che il M5S all’epoca aveva fatto una dura battaglia in Parlamento contro l’Italicum, schierandosi per una legge proporzionale, dobbiamo ricordare che la legge elettorale voluta da Renzi è stata bocciata dalla Corte Costituzionale. La Corte ha ritenuto incostituzionale proprio l’assegnazione del premio di maggioranza al doppio turno tra i primi due partiti (https://www.youtrend.it/2017/02/10/le-motivazioni-della-sentenza-sullitalicum-punto-punto/).

La Corte non boccia l’idea in sé del doppio turno e del premio di maggioranza, bensì il fatto che il doppio turno avvenisse tra due partiti e non tra coalizioni e il conseguente rischio che non fosse rispettato un criterio di proporzionalità e ragionevolezza tra rappresentatività del corpo elettorale e premio di maggioranza.

Facciamo un esempio per capirci: se un partito arrivato secondo alle elezioni con il 18% vincesse il ballottaggio, si vedrebbe assegnati il 55% dei seggi in Parlamento e questo determinerebbe una sproporzione eccessiva tra i voti ricevuti dai cittadini al primo turno e i seggi assegnati.

Semplificando molto e dicendola in modo un po’ impreciso, si può concludere che non è costituzionale una legge elettorale che dia un premio di maggioranza (e quindi la possibilità di governare da sola) ad una forza politica che prenda meno del 40% dei voti.

E questo ci pone l’obbligo di farci alcune domande riguardo al futuro del nostro Movimento.

Ammesso di avere prossimamente una nuova legge elettorale maggioritaria (ipotesi al momento tutt’altro che probabile), è realistico pensare di raggiungere il 40% dei consensi in futuro?

E se si valuta irrealistica questa possibilità, quale dovrà essere la strategia del Movimento?

Meglio rimanere all’opposizione senza riuscire ad incidere sui problemi dei cittadini?

Questa posizione verrebbe capita e premiata dai cittadini?

Sarebbe una strategia vincente o perdente a lungo termine?

Oppure è meglio cercare accordi con altre forze politiche per andare a governo e realizzare il maggior numero possibile di punti del nostro programma? I cittadini apprezzerebbero un atteggiamento pragmatico come questo?

Ciascuno di noi avrà le sue risposte, in basa alla propria sensibilità e esperienza politica. Quel che è certo è che non possiamo dare la colpa alla legge elettorale se non governiamo da soli. Ed è molto probabile che anche in futuro ci troveremo nella stessa condizione di oggi.

Oggi almeno abbiamo il vantaggio di essere la prima forza politica in Parlamento, grande il doppio rispetto alla seconda, e siamo quindi noi a dettare l’agenda politica. Domani, non si sa.

Anche di tutto questo dovremmo tenere conto quanto nei prossimi giorni saremo chiamati ad esprimerci su Rousseau in merito al nuovo governo. Buon voto a tutti!

Approfondimenti:

https://www.youtrend.it/2017/02/10/le-motivazioni-della-sentenza-sullitalicum-punto-punto/

https://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/17/DOSSIER/0/1001272/index.html?part=dossier_dossier1-sezione_sezione1&parse=si&spart=si

25. Agosto 2019 · Commenti disabilitati su Accordo con Pd e dintorni… · Categorie:Elezioni 2018, M5S

Chi è contrario all’accordo col Pd dovrebbe gentilmente spiegarmi:
– perché l’accordo dell’anno scorso con il partito dei diamanti in Tanzania, dei 49 milioni, di Siri e Arata, degli arresti per corruzione in Regione Lombardia, il partito stampella di Berlusconi per 20 anni andava bene e questo con il Pd invece no
– perché per un cittadino-elettore sarebbe meglio avere il M5S in Parlamento ridotto al lumicino invece che essere la prima forza politica con il doppio dei parlamentari rispetto alla seconda
– se ha ben chiaro che una ipotetica futura legge elettorale che consenta al M5S di governare da solo non l’avremo mai, perché incostituzionale (a meno di credere alla Befana, a Babbo Natale e alla possibilità di avere il 50% dei voti).

E’ legittimo pensare che il M5S debba rimanere per sempre all’opposizione, puro, senza portare a casa mai un risultato per i cittadini, però lo si doveva dire un anno fa e soprattutto lo si deve spiegare bene ai cittadini che ci teniamo di più alla nostra purezza che a cercare di risolvere i loro problemi.

In politica non ci sono strade semplici da percorrere, ogni scelta che fai comporta dei grandi rischi. Anche quella di rimirare il proprio ombelico all’opposizione, dopo aver avuto la possibilità di governare il Paese con il 32% dei voti e essersi arresi dopo poco più di un anno.

18. Agosto 2019 · Commenti disabilitati su E’ la politica, bellezza! · Categorie:Beppe Grillo, Elezioni 2018, Governo, M5S

Il MoVimento nacque come forza antisistema con l’obiettivo dichiarato di raggiungere la maggioranza assoluta dei consensi e andare a governare al posto dei vecchi partiti. Col tempo molti di noi hanno realizzato che raggiungere il 50% più 1 dei voti alle elezioni era – purtroppo – un’utopia. 

La scelta allora era tra due opzioni: rimanere puri all’opposizione del sistema per sempre, compiacendosi di se stessi, oppure cercare di diventare la parte sana del sistema, con l’obiettivo di raggiungere i migliori risultati possibili per i cittadini, compatibilmente con le condizioni date.

La prima scelta ci avrebbe portato a logorarci e a estinguerci nel giro di pochi anni, perché alla gente un forza politica che sceglie di stare per sempre all’opposizione al grido di onestà non serve a nulla e prima o poi (più prima che poi) si stufa e la molla.

Abbiamo scelto di percorrere la seconda strada, una strada in salita e piena di curve. E questa scelta, a ben pensarci, è stata fatta dagli iscritti al Movimento molto tempo fa: erano i primi mesi del 2014, quando gli iscritti votarono sulla nostra piattaforma per il tipo di legge elettorale che il M5S avrebbe presentato in Parlamento. Vinse il sistema proporzionale (con tutto ciò che ne consegue) e perse il sistema maggioritario.

Se una forza politica sceglie il proporzionale, sceglie di conseguenza di abbandonare l’idea di cercare di governare da sola e accetta l’idea di fare accordi con gli altri. Anche se “gli altri” sono quella parte del sistema che aveva sempre disprezzato e combattuto.

La scelta di fare un contratto di Governo con la Lega dello scorso anno deriva da quel voto di 5 anni fa. Scelta peraltro annunciata in modo del tutto trasparente già durante la campagna elettorale. Il nostro capo politico, prima del voto, l’aveva ripetuto mille volte: “se non avremo la maggioranza per governare da soli, ci assumeremo la responsabilità di cercare accordi, su un programma ben preciso, con le forze politiche che ci staranno”.

Ora il contratto con la Lega si è chiuso in modo traumatico, per le ragioni che ben conosciamo. Ricucire, come vorrebbe il traditore pentito Salvini, sarebbe pura follia autolesionistica! Chi ti ha fregato una volta, lo farà di nuovo non appena ne avrà la convenienza.

Che fare quindi? O si torna al voto o si cercano nuovi accordi con altre forze politiche che, escludendo Forza Italia per evidenti motivi di decenza, si riducono al solo PD.

Io credo che tornare al voto sarebbe una implicita dichiarazione di fallimento da parte del Movimento: equivarrebbe a dire che, nonostante il 32% dei consensi ottenuto poco più di un anno fa, non siamo stati capaci di governare questo Paese se non per pochi mesi. Rimettendoci al loro giudizio, gli elettori – giustamente! – non ci perdonerebbero.

Per me non resta altra strada che cercare di portare avanti la maggior parte possibile del nostro programma, attraverso un nuovo accordo di governo con il PD. E’ l’unica occasione rimasta per cercare di capitalizzare l’enorme consenso ottenuto lo scorso anno, consenso che difficilmente otterremo di nuovo in futuro se non dimostreremo di meritarlo, portando a casa risultati concreti per il bene comune.

C’è chi, tra le nostre fila, si scandalizza all’idea di un accordo con il PD. E’ una cosa che non riesco proprio a capire! Con la Lega si poteva fare (o comunque era tutto sommato accettabile) e con il PD no? Come se la Lega dei diamanti in Tanzania, dei 49 milioni, di Siri e Arata, degli arresti per corruzione in Regione Lombardia, la Lega perfettamente organica al vecchio sistema e stampella fedele di Berlusconi per 20 anni fosse eticamente superiore al Pd! Ma non scherziamo per favore!

I rischi di fare un accordo con il Pd sono gli stessi che con la Lega, a partire dalla voglia di rivalsa, alla prima occasione utile, dell’altro Matteo. Ma la strada, oggi come un anno fa, è obbligata. Cambia il contraente di minoranza, ma l’obiettivo rimane – laicamente – lo stesso: concretizzare il più possibile il nostro programma a favore dei cittadini, stando ben attenti che il contraente righi dritto. E con il caso Siri abbiamo dimostrato di saper vigilare a dovere!

Resta un ultimo punto da chiarire: c’è chi dice che l’operazione con la Lega aveva senso perché c’era un “predicato politico” comune (critica al sistema bancario, visione dell’Unione Europea dei popoli, difesa dei risparmiatori truffati e delle vittime dalla legge Fornero…), che mancherebbe in caso di contratto con il PD.

Beh… io non sono per niente d’accordo. Con il PD si potrebbe cercare di sviluppare tanti temi fondanti del Movimento, che fanno parte del patrimonio genetico della sinistra e che il PD potrebbe, diciamo così, “riscoprire” dopo anni di letargo, grazie a noi.

D’altronde se per un anno abbiamo “spintaneamente” indotto la Lega ad approvare cose buone e giuste che non avrebbe mai approvato senza di noi, come la legge anticorruzione, non si capisce perché la stessa operazione non dovrebbe funzionare con il PD.

Si potrebbe cercare di aprire una nuova stagione di governo dove portare in primo piano tanti temi del nostro programma, forzatamente accantonati o attenuati durante il governo con la Lega: dalla tutela dell’ambiente e la green economy alla mobilità sostenibile, dalla difesa del suolo al conflitto di interesse, dalla regolamentazione delle lobby alla trasparenza, fino ad arrivare ai temi etici come il fine-vita.

L’operazione presenta mille insidie e difficoltà e il rischio di fallire sarebbe pari a quello del contratto con la Lega… ma finalmente potremmo puntare su alcune idee fondanti del MoVimento, quelle idee da cui eravamo partiti con tanto entusiasmo 14 anni fa.

I “vecchi” del Movimento ricorderanno bene l’estate del 2009 (in autunno sarebbe nato il MoVimento): Beppe, prima di decidersi a fondare una nuova forza politica, tentò di scalare un partito per spronarlo a rinnovarsi e ad adottare le nostre idee e programmi.  

Non è certo un caso se quel partito era il PD e non la Lega.

 

PS: io nel 2014 votai per il sistema maggioritario…