L’inceneritore di Desio, nella mia Brianza, è pubblico: appartiene a Brianza Energia Ambiente SpA, una società pubblica di cui sono soci storici 11 Comuni, oltre la Provincia di Monza e Brianza. Era nato oltre 40 anni fa per servire il territorio e svolgere un servizio utile alla comunità. Oggi invece? È quasi tutto business a discapito del territorio e dei cittadini che lo abitano. Vediamo perché.
Quanti rifiuti brucia l’inceneritore dei sindaci?
Nel 2017 circa 81.000 tonnellate di cui:
• circa 55.000 tonnellate di rifiuti urbani (secco);
• 20.500 tonnellate di “CER 191212″ (è il codice che identifica i rifiuti speciali derivanti dal trattamento meccanico, ad esempio, di rifiuti ingombranti, ma anche di rifiuti urbani);
• 4.000 tonnellate di sanitari;
• 900 tonnellate di fanghi di depurazione.
Da dove arrivano tutti questi rifiuti?
Per saperlo le abbiamo provate tutte ma è un dato che la società custodisce come se fosse un segreto di Stato! Abbiamo chiesto il MUD, ossia la dichiarazione ambientale che riassume tutti i flussi di rifiuti in entrata e in uscita nel corso dell’anno, ma non c’è stato niente da fare.
Non potendo sapere da dove arrivano tutti i rifiuti, abbiamo cercato di capire innanzitutto quanti ne arrivano dal nostro territorio, cioè dai comuni soci. Questi rifiuti sono sempre meno, grazie allo sviluppo della raccolta differenziata tramite il sacco blu con microchip di Gelsia Ambiente. Addirittura quattro comuni soci hanno proprio smesso di portare i rifiuti da incenerire a BEA, preferendo il servizio offerto dalla stessa Gelsia Ambiente in collaborazione con A2A.
Quindi nel 2019 i comuni che bruciano i rifiuti in BEA sono solo sette. Stando agli ultimi dati pubblicati da ARPA, questi sette comuni avevano prodotto 23.000 tonnellate di rifiuto residuo nel 2016 e 20.000 nel 2017.
Ammesso e non concesso che le 20.000 tonnellate prodotte nel 2017 non siano diminuite nel 2018 e nel 2019, ne consegue che BEA, per raggiungere le fatidiche 81 mila tonnellate annue, nel 2019 ha dovuto reperire come minimo 61 mila tonnellate fuori dal perimetro dei soci BEA.
Ora noi non sappiamo in maniera dettagliata da dove arrivino queste decine di migliaia di tonnellate extra-territorio, perché BEA non ce l’ha voluto dire, ma è evidentissima la sproporzione rispetto alle 20.000 tonnellate conferite dai comuni soci!
Anche considerando che una parte dei rifiuti sanitari, dei fanghi di depurazione e dei rifiuti speciali (con codice CER 191212) che l’inceneritore brucia siano prodotti sul territorio, i numeri non cambiano di molto e il peso dei rifiuti che arrivano da fuori rimane schiacciante.
L’impianto, costruito 44 anni fa per servire i comuni soci del territorio, oggi è utilizzato dai questi solo al 25/30% della capacità. Se l’inceneritore di Desio oggi dovesse bruciare solo i rifiuti dei soci avrebbe già chiuso i battenti!
Di fatto si sta realizzando quello che avevo previsto nel 2013, quando i sindaci approvarono lo sciagurato piano industriale di BEA:
– l’aumento della raccolta differenziata rende sempre più marginale il ruolo dell’inceneritore;
– la capacità dell’impianto, 90.000 tonnellate, è drammaticamente sovradimensionata rispetto alle esigenze presenti e future dei comuni soci che già oggi la utilizzano in minima parte.
La conseguenza, semplice semplice, è sotto gli occhi di tutti: l’inceneritore di Desio, nato all’epoca per servire il territorio, oggi di servizio al territorio ha ben poco dato che brucia in massima parte rifiuti che, per quanto ci è dato sapere, potrebbero arrivare da qualsiasi parte d’Italia; i sindaci hanno deciso di usare ancora per molti anni questo impianto solo per fare business.
Un business inutile e dannoso per le comunità locali.
Per il bene dei cittadini e dell’ambiente, i sindaci dovrebbero prendere atto che l’inceneritore ha perso la sua utilità e attivarsi per la dismissione, che chiediamo da anni, e la riconversione dell’impianto in ottica di economia circolare.
È chiedere troppo?