05. Dicembre 2019 · Commenti disabilitati su Calcio e sicurezza: chi paga il conto? · Categorie:Senato · Tag: , ,
Garantire l’ordine pubblico in occasione delle partite di calcio richiede un grande impiego di uomini e soldi pubblici per prevenire e sedare i disordini e gli scontri tra tifosi: perché non si fa pagare il conto alle società sportive?
 
E’ un problema di cui la politica si è occupata negli ultimi anni ma in concreto non è ancora cambiato niente.

Ogni anno sono circa 170 mila gli uomini delle forze dell’ordine impiegati dallo Stato per garantire la sicurezza nei campionati di calcio professionistici. Nella stagione 2018/2018, per ogni partita sono state impiegate in media 209 unità in serie A, 119 in serie B e 43 in Lega Pro, sottraendo personale alle normali attività di prevenzione, di controllo del territorio e di contrasto alla criminalità e generando un costo complessivo che si stima tra i 20 e i 40 milioni di euro.
 
Costo che oggi viene pagato da tutti, mentre sarebbe più giusto addebitarlo a coloro che traggono profitti dal calcio, ossia le società sportive: nel 2016-2017 hanno incassato per biglietti e abbonamenti 228 milioni di euro, una cifra notevole che, oltretutto, rappresenta solo l’8% dei ricavi complessivi, in gran parte provenienti dai diritti televisivi, dagli sponsor e dalle plusvalenze dei giocatori.
 
Per obbligare le società a pagare sono stati fatti due provvedimenti: il primo nel 2014 con il governo Renzi quando fu istituito un contributo a carico delle società sportive compreso tra l’1 e il 3% degli incassi per biglietti e abbonamenti; il secondo nel 2018 con la conversione del Decreto Sicurezza che portò il contributo al 5-10%. Il problema è che entrambe le norme finora non sono state applicate per mancanza dei decreti attuativi!
 
Ho quindi presentato un’interrogazione al Ministro dell’Interno per sapere quali siano le procedure e i tempi tecnici necessari per emanare i decreti e rendere finalmente operativo il contributo a carico delle società calcistiche.

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