La strage di Capaci, assieme a quelle che sono seguite, ha lasciato un segno profondo e indelebile nella storia del nostro Paese, ma non abbastanza da cambiarne la sorte.
Nei 27 anni trascorsi da allora la lotta alle mafie è proseguita ed è in parte aumentata la consapevolezza dei cittadini, ma le mafie non si sono fermate; al contrario, sono cresciute, si sono estese, rafforzate, evolute. Hanno conquistato le ricche regioni del nord, dove investono gli enormi proventi delle attività criminali. Grazie all’appoggio di imprenditori e politici senza scrupoli hanno contagiato e infettato il tessuto economico. La mafia dei colletti bianchi non usa le armi e può sembrare inoffensiva ma crea danni enormi alle aziende e ai cittadini onesti perché distrugge la concorrenza e la meritocrazia: la concorrenza sleale costringe le imprese sane a chiudere, giovani e meno giovani cercano all’estero il riconoscimento delle loro capacità.
È chiaro che la lotta alla mafia e la difesa della legalità non sono proclami e celebrazioni, ma battaglie necessarie e fondamentali che lo Stato di diritto deve combattere con forza per garantire a tutti i cittadini giustizia e meritocrazia, un sistema economico sano e un’amministrazione pubblica efficiente.
Nonostante l’enorme potere economico detenuto dalle mafie, sono fermamente convinto che lo Stato abbia la capacità e i mezzi non solo per combattere le mafie, ma per annientarle totalmente.
Finora questo non è accaduto perché troppe volte lo Stato ha subito pressioni interne o esterne per allentare la presa. La mafia va combattuta innanzitutto dentro lo Stato. Ecco perché noi del MoVimento 5 Stelle siamo così intransigenti nei confronti dei politici a rischio di corruzione e malaffare, ecco perché abbiamo fortemente voluto la legge anticorruzione “Spazzacorrotti” che ha già permesso ai magistrati di ottenere importanti risultati, ecco perché con la legge contro il voto di scambio politico-mafioso vogliamo tenere la mafia fuori dalla politica. Lo capisce anche un bambino che nelle istituzioni dello Stato non devono entrare politici eletti con i voti della mafia, eppure fino ad oggi questa legge non era stata fatta!
Non possiamo accontentarci del fatto che lo Stato combatta la mafia come fa da decenni: lo Stato deve vincere! Ma i magistrati non possono sconfiggere la mafia se la politica non permette loro di lavorare nel modo più efficace. E non possono essere i politici a voler sconfiggere la mafia, se non sono i cittadini a chiederlo.
Alla base della vittoria, quindi, c’è l’azione del cittadino. Per ottenere il cambiamento è inutile lamentarsi, bisogna agire. Come recita una famosa affermazione attribuita a Paolo Borsellino: “La Rivoluzione si fa nelle piazze con il popolo, ma il cambiamento si fa dentro la cabina elettorale con la matita in mano. Quella matita, più forte di qualsiasi arma, più pericolosa di una lupara e più affilata di un coltello.”