Io credo che ci si dovrebbe sempre difendere nel processo e non dal processo. E questo dovrebbe valere per tutti: cittadini, parlamentari, ministri.
Ci sono delle eccezioni previste dalla nostra Costituzione. Nel caso dei ministri, la Costituzione prevede che il Parlamento possa (non debba, ma possa) negare l’autorizzazione a procedere qualora ritenga che il ministro inquisito abbia agito “per la tutela di un interesse dello Stato COSTITUZIONALMENTE RILEVANTE ovvero per il perseguimento di un PREMINENTE interesse pubblico nell’esercizio della funzione di Governo”.
Non basta quindi che il ministro inquisito abbia agito nell’esercizio della funzione di Governo e/o per un interesse dello Stato, ma tale interesse pubblico deve essere o costituzionalmente rilevante o preminente. Tale interesse deve cioè essere ritenuto in concreto preminente, cioè prevalente, sugli interessi lesi dal reato ipotizzato, che, ricordo, è il reato di sequestro aggravato di un centinaio di persone (per approfondimenti).
Nel caso concreto, qual è l’interesse pubblico perseguito dal ministro nel trattenere sulla Diciotti i migranti? Ottenere che venissero redistribuiti tra i vari Paesi dell’Unione Europea. E qual è l’interesse leso dal reato ipotizzato? La compressione di un diritto umano fondamentale come la libertà personale.
Con la votazione di domani su Rousseau, siamo tutti chiamati valutare se questo specifico interesse pubblico perseguito dal ministro (redistribuzione dei migranti in altri paesi) sia preminente rispetto all’interesse che i magistrati ipotizzano essere stato leso (la libertà personale, come diritto umano fondamentale, di un centinaio di persone).
Se si ritiene che il primo interesse prevalga sul secondo, allora si deve votare per negare l’autorizzazione a procedere. Se invece si ritiene al contrario che il primo interesse non sia prevalente rispetto al secondo, allora si deve votare a favore dell’autorizzazione a procedere.
Il quesito a cui siamo chiamati a rispondere è solo questo. Non importa se pensiamo che il reato non sia stato effettivamente commesso oppure no. Personalmente ritengo che il reato non sussista perché la compressione della libertà dei migranti, durante il periodo trascorso sulla nave Diciotti, è paragonabile a quella normalmente attuata negli hotspot, alle frontiere e nei limiti di libera circolazione nella Unione Europea. Ma se sussiste il reato lo può decidere solo la magistratura e nessun altro.
Il mio giudizio personale, che esprimerò da iscritto al Movimento votando domani su Rousseau, è che l’interesse pubblico perseguito dal ministro non è preminente rispetto all’interesse che si ipotizza violato. Quindi voterò a favore dell’autorizzazione a procedere nei confronti del ministro (e anche di eventuali altri ministri che dovessero trovarsi nella stessa situazione).
Da portavoce in Senato del Movimento 5 Stelle, voterò secondo la volontà che sarà espressa dai nostri iscritti.