Nel 2014 con il decreto “Sblocca Italia” il Governo Renzi autorizzò gli inceneritori a smaltire i rifiuti urbani indifferenziati provenienti da tutta Italia. Il M5S si oppose duramente a questa scelta perché ritenevamo che non avrebbe risolto alcun problema ma al contrario avrebbe causato danni in tutta Italia.

Oggi possiamo dire che le conseguenze negative dello sciagurato articolo 35 sono anche peggiori del previsto. In un recente articolo sul “Il Fatto Quotidiano”, Veronica Ulivieri ha spiegato che l’aumentata disponibilità di rifiuti da bruciare non solo ha consentito ai gestori degli inceneritori di aumentare i prezzi, ma ha completamente saturato la capacità degli impianti lombardi al punto che i rifiuti delle aziende e gli scarti delle raccolte differenziate prodotti in Lombarda devono essere smaltiti nelle discariche di altre regioni oppure bruciati all’estero, con un inevitabile aggravio di costi per le imprese e i cittadini lombardi. Di fatto lo “Sblocca Italia” ha messo in atto un meccanismo speculativo che favorisce i gestori degli inceneritori ai danni della collettività.

Eppure in questa crisi è possibile vedere una grande opportunità. L’aumento dei prezzi di incenerimento rende economicamente ancora più convenienti le strategie volte alla riduzione dei rifiuti e alla massimizzazione del recupero di materia: infatti, all’aumentare dei costi di smaltimento cresce il risparmio economico che si ottiene mediante la riduzione dei rifiuti e il riciclo.

La crisi in corso rafforza di fatto l’urgenza di cambiare rotta e iniziare la transizione da un’economia lineare, che esaurisce le risorse naturali e accumula rifiuti, a un’economia circolare in cui i materiali post consumo diventano nuove risorse. Anche la Commissione Europea lo ha detto chiaramente: in una prospettiva di economia circolare il ruolo dell’incenerimento sarà sempre più compresso e marginale.

Ecco perché, anziché limitarsi ad evidenziare le (gravi) responsabilità del governo nazionale, la Giunta regionale dovrebbe rivedere i blandi obiettivi del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti e impegnarsi a fondo verso Rifiuti Zero riducendo progressivamente la dipendenza dai forni inceneritori e attuando la risoluzione approvata nel 2013 dal Consiglio Regionale su proposta del M5S per la dismissione degli inceneritori più vecchi: risoluzione che, a 4 anni di distanza, è rimasta lettera morta!

Proprio a causa del disinteresse della politica, la Lombardia, che negli anni novanta era prima in Italia per la raccolta differenziata, si è seduta sugli allori e si è lasciata superare da altre regioni più virtuose.

Maroni e la sua giunta non hanno saputo impedire il declino: impegnati a rincorrere assurdi progetti a base di cemento e asfalto, hanno ampiamente dimostrato che per loro l’ambiente va bene a parole, ma nei fatti non è una priorità. E’ giunta l’ora di mandarli a casa e voltare pagina! Affidiamo il governo regionale al MoVimento 5 stelle, l’unica forza politica che da sempre mette al primo posto i cittadini e l’ambiente!

2 commenti

  1. angelo galli

    Gentile Gianmarco non mi ritrovo in questa sua frase
    “…… ma ha completamente saturato la capacità degli impianti lombardi al punto che i rifiuti delle aziende e gli scarti delle raccolte differenziate prodotti in Lombarda devono essere SMALTITI nelle discariche di ALTRE REGIONI oppure bruciati all’estero, con un inevitabile aggravio di costi per le imprese e i cittadini lombardi.
    Sono d’accordo che bruciare h. 24 determini l’acquisizione di ulteriore massa di rifiuti provenienti dalle altre regioni, senza inceneritori, (chiamiamoli con loro vero nome) , ma per qual motivo quelli lombardi pure differenziati dovrebbero uscire dalla nostra regione ? Forse manca un pezzo di spiegazione.
    Mi scusi se la disturbo, angelo galli- attivista municipio 6 milano, Grazie 1000 per una sua risposta