Capire il funzionamento delle Regionarie del M5S non è difficile, eppure Andrea Senesi del Corriere e Andrea Montanari di Repubblica non ce l’hanno fatta.
Il primo parla di “omissis e opacità” perché non è stato comunicato il numero dei votanti e la graduatoria provvisoria degli aspiranti candidati governatori, mentre il secondo sostiene che gli aspiranti candidati governatori dovevano essere venti, ma si sono ridotti a dodici avendo alcuni rinunciato “perché dovevano optare tra la Regione e il Parlamento”.
Allora, vediamo di rimettere in ordine il tutto. La scelta tra candidarsi in Regione o in Parlamento ciascuno l’ha fatta prima della prima tornata di votazioni, quella che individuava i candidati consiglieri per i vari listini provinciali e nulla ha a che fare che questo secondo giro di votazione per il candidato presidente.
La regola è chiara: i primi venti classificati (i primi dodici di ciascuna provincia più gli altri 8 più votati) avevano la facoltà (non l’obbligo) di proporsi come candidato governatore. Semplicemente dodici hanno accettato e otto no.
Il motivo per cui non è stata pubblicata la graduatoria dei venti potenziali aspiranti candidati governatori è molto semplice: garantire che quelli che tra loro davano la disponibilità alla seconda votazione partissero da una posizione di parità. Zero a zero palla al centro, per usare una metafora calcistica.
I voti espressi per ciascun candidato e il numero di votanti si sapranno domani, a bocce ferme, come è successo poche settimane fa per il Lazio.
Mi sembra tutto molto semplice e lineare, no?