E’ arrivato puntuale il commento del presidente di Bea, Daniela Mazzuconi, al pronunciamento dell’Anticorruzione in merito al nostro esposto sulla gara per la nuova turbina del forno inceneritore di Desio. Si può riassumere facendo ricorso alla tradizione popolare napoletana: “chi ha avuto, ha avuto, chi ha dato, ha dato, scurdámmoce ‘o ppassato”.
L’importante per la Mazzuconi è che “tra pochi giorni l’impianto di Desio ricomincerà a funzionare completamente rinnovato” e che questo rinnovamento sia frutto di una gara irregolare da 7 milioni e mezzo di euro che andava annullata sembra essere un dettaglio poco significativo.
Dei profili penali se ne occuperà la Procura della Repubblica di Monza (che ormai sta collezionando esposti e segnalazioni sul caso… dopo quelli del precedente collegio sindacale e dell’ex vice presidente del Consiglio di Amministrazione, oggi arriva anche la delibera dell’Anac…) ma qui siamo di fronte a enormi responsabilità e non ci si può nascondere dietro a un dito!
Ad esempio il direttore generale di Bea, nonché responsabile anticorruzione, nonché responsabile unico del procedimento di gara, nonché membro della commissione di gara, nonché ex membro del cda di Bea Gestioni – in una parola Alberto Cambiaghi – resta tranquillo al suo posto? Vogliamo fare finta che non sia successo niente?
E la presidente Mazzuconi rimane in sella dopo tutto quello che è successo? Continua imperterrita a dichiararsi estranea ai fatti. Ma la gara per i servizi di ingegneria da 360 mila euro dello scorso agosto – che l’Anticorruzione ha dichiarato non giustificata in quanto tali servizi erano ricompresi nel bando vinto dalla Comef e dovevano essere svolti dalla stessa – è stata bandita sotto la presidenza della Mazzuconi o di Babbo Natale?
La gara per la nuova turbina puzzava già dalla primavera del 2015, all’epoca dei primi esposti. Ci si doveva prudenzialmente fermare allora per accertare la verità. Invece si è tirato dritto tra pareri giuridici rassicuranti (definiti “pro veritate”… e si è visto poi quanta “verità” c’era dentro!), organi di vigilanza interni che non hanno vigilato, controdeduzioni presentate a più riprese a Cantone per difendere l’indifendibile, audizioni…. fino ad arrivare di fronte al fatto compiuto: annullare la gara? ormai i lavori sono quasi terminati… mettiamoci una pietra sopra.
Ma bisogna ammettere che il soldato Mazzuconi il suo obiettivo l’ha portato a casa tutto: costi quel che costi, finire i lavori di rinnovamento del forno, propedeutici alla fusione con Cem, unica vera ancora di salvezza (in quanto portatrice di grandi quantità di rifiuti da bruciare per i prossimi 15 anni) per una società come Bea incapace di rinnovarsi per davvero e adeguarsi ai tempi che corrono.
E anche la disponibilità del presidente di Bea a bruciare i rifiuti di Roma (dove un sindaco 5 stelle è impegnato da 20 giorni a cercare di porre rimedio ai disastri degli ultimi 20 anni a guida PD) la dice lunga sull’inutilità di questo vecchio forno per i comuni soci di Bea, per la Brianza e per la Lombardia in generale.
In Lombardia abbiamo 550 mila tonnellata annue di sovracapacità di incenerimento rispetto alle esigenze della nostra regione. Sono dati del governo Renzi. Ma qui in Brianza si è disposti a tutto pur di potenziare un vecchio forno destinato alla chiusura e farlo bruciare per altri 15 anni. Perché? C’è qualcosa che non torna in tutto questo. Basta, per spiegare questa ridicola vicenda, l’inadeguatezza e l’arretratezza culturale della classe politica brianzola, con in testa il presidente della Provincia Gigi Ponti, o c’è dell’altro?