Sono anni che continuiamo a chiedere ai soci di BEA (comuni e provincia di Monza e Brianza) di incaricare un gruppo di esperti indipendenti al fine di delineare lo scenario del decommissioning, ossia la dismissione del forno inceneritore di Desio.
Infatti è assolutamente evidente che la scelta di raddoppiare il forno (abbandonata nel 2012) così come le successive scelte di ammodernarlo e potenziarlo non sono le uniche possibili, come invece si vuole far credere da parte di BEA e del PD brianzolo.
Esiste almeno un’alternativa che si chiama Rifiuti Zero e che non ha bisogno di inceneritori: al contrario è impossibile metterla in pratica se si ha un forno da sfamare, a maggior ragione se su quel forno si investono decine di milioni di euro con tempi di rientro di 15-20 anni.
Se si volesse davvero amministrare seriamente BEA, prima di realizzare qualsiasi revamping milionario bisognerebbe perlomeno prendere in considerazione la fattibilità tecnico ed economica di uno scenario alternativo all’incenerimento.
Nell’ottica dei vertici di BEA e dei soci che li sostengono, fedeli ai diktat del PD brianzolo, tutto questo vale zero. Quello che conta è investire, costi quel che costi, per mantenere in vita il vecchio forno assicurandogli lunga vita e abbondanza di rifiuti grazie allo sciagurato progetto di fusione con CEM Ambiente di cui ho già abbondantemente parlato.
Lascio immaginare la mia sorpresa quando ho appreso, leggendo il verbale dell’assemblea dei soci dell’11 dicembre scorso, che BEA, all’insaputa dei soci, avrebbe intrapreso una valutazione dei costi di decommissioning! Innanzitutto è incredibile che nessuno dei Soci sapesse alcunché. La Presidente dice che tale iniziativa va incontro alle richieste dei comuni. Ma se così fosse, perché i Soci non sono stati informati?
E poi è profondamente sbagliato il metodo! A chi è stato commissionato lo studio? qual è nel dettaglio l’oggetto di studio (dismissione impianto? bonifica terreni? riconversione in impianto di recupero di materia?), quanto è costato? sono stati presi in considerazione i costi e i ritorni economici di scenari alternativi tra loro?
Il fatto che sia stata Bea a scegliere e commissionare il soggetto che farà lo studio non da alcuna garanzia di indipendenza e imparzialità di giudizio.
Se ci fosse stata una reale volontà di valutare seriamente un percorso alternativo, si sarebbero dovute fare le cose diversamente. Così è solo l’ennesima presa per i fondelli. Si sarebbe dovuto fare come hanno fatto i comuni soci dell’inceneritore di Busto Arsizio. A bocce ferme (e non ad investimenti in revamping in corso), si sarebbe dovuto commissionare uno studio serio e completo ad esperti scelti dai soci, privi di alcun conflitto di interessi.
Cara Presidente Mazzuconi, affrontare il tema del decommissioning è urgente, ma va fatto in modo serio e non solo per dire di averlo fatto e giustificare scelte politiche che non hanno nessun senso logico.
C’è un modo giusto di fare le cose e un modo sbagliato, e come sempre Bea ha scelto la strada che le faceva più comodo.