Abbiamo analizzato 10 anni di controlli ambientali dell’inceneritore di Desio da parte dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente. Ne esce un quadro a dir poco sconfortante, con decine di contestazioni, ben 6 segnalazioni in Procura Penale della Repubblica per ipotesi di reato, una richiesta di diffida non recepita da parte della Regione, il tutto nel silenzio assordante dei soci (Comuni e Provincia).
Ora più che mai diventa urgente avviare un’indagine epidemiologica sulla popolazione residente nei pressi del forno; se ne parla da anni, costerebbe poche migliaia di euro ma non c’è mai stata la volontà politica per realizzarla.
Il PD brianzolo punta tutto sulla fusione Bea/Cem per tenere in vita per altri 15 anni un inceneritore vecchio, inquinante e del tutto inutile, che andrebbe chiuso subito.
E mentre per un caso simile sull’inceneritore di Cremona si scatena il putiferio e interviene la Regione, qui da noi tutto è passato sotto silenzio.
Depositata un’interrogazione regionale!
PREMESSA
Sono più di 7 anni, ormai, che seguo le vicende dell’inceneritore di Desio, dapprima come semplice cittadino “attivo” in un Comitato e poi come portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio Regionale. Nella battaglia che abbiamo condotto finora per il superamento dell’incenerimento dei rifiuti e per lo sviluppo di una vera ed efficace strategia rifiuti zero in Brianza abbiamo affrontato tutti gli aspetti legati al tema: dall’inquinamento e i danni sanitari dell’incenerimento alle buone pratiche e strategie di gestione dei rifiuti, dalla sostenibilità ambientale alla convenienza economica e strategica dei piani industriali, fino alle più recenti denunce riguardanti le pesanti irregolarità nella gestione della gara a doppio oggetto per la sostituzione della turbina dell’impianto di Desio che ci hanno portato a depositare un esposto all’ANAC il mese scorso.
Sul fronte delle emissioni inquinanti, ci siamo sempre sentiti dire dal politicante di turno che se l’impianto “rispetta i limiti di legge” allora tutto è a posto e non ci dobbiamo preoccupare per la nostra salute. Ma confrontandoci con medici e chimici ambientali abbiamo capito che si tratta di una balla: i limiti di legge non sono affatto delle garanzie per la sicurezza ambientale né quella sanitaria, ma semplicemente indicano un livello tecnico raggiungibile applicando le tecnologie esistenti. I limiti di legge alle emissioni non c’entrano proprio nulla con la tutela della salute!
SIAMO STATI DEGLI INGENUI…
Fatta questa premessa, ad ogni modo mai e poi mai, nemmeno una volta in sette anni ci siamo permessi di insinuare quello che, nella mente del cittadino, è il dubbio più banale: siamo sicuri che i limiti siano rispettati davvero? Siamo certi che, come spesso accade, non esistano possibilità per eludere i controlli, per inquinare oltre il consentito senza farsi scoprire? Come possiamo fidarci dei controlli effettuati quando la legge prevede che siano i gestori stessi dell’impianto ad eseguirli?
Ecco, noi non abbiamo mai fatto ipotesi di questo tipo: abbiamo sempre dato per scontato, e lo abbiamo dichiarato pubblicamente, che i limiti delle emissioni fossero rispettati, che la gestione ambientale del forno inceneritore di Desio avvenisse sempre “a norme di legge”. Sulla massima diligenza di BEA, tra l’altro, per anni si sono susseguite sia le ampie rassicurazioni da parte degli stessi vertici societari, sia le lodi sperticate da parte del sindaco o dell’assessore di turno che accorrevano in difesa del forno e che ripetevano e continuano tutt’ora a ripetere le stesse cose: “La proprietà pubblica del forno di Desio è una garanzia e un valore per il territorio. Solo attraverso una società pubblica possiamo garantire il massimo rispetto dell’ambiente.” Con il senno di poi, lo devo ammettere, siamo stati degli ingenui, davvero troppo ingenui. Abbiamo creduto a quello che ci hanno raccontato in tutti questi anni. Con tutta probabilità menzogne enormi che venivano propinate ai cittadini mentre la realtà dei fatti era un’altra e veniva accuratamente taciuta.
CONTROLLI ARPA: DECINE DI INOTTEMPERANZE E 6 SEGNALAZIONI IN PROCURA PER IPOTESI DI REATO!
Per vedere come stanno realmente le cose, mi sono fatto mandare da Arpa, l’Ente Regionale per la Protezione dell’Ambiente, tutta la documentazione relativa ai controlli effettuali sull’inceneritore di Desio negli ultimi 10 anni (2005/2014)… e ne sono venute fuori di tutti i colori!
Ecco un elenco, non esaustivo, di quanto si trova nei documenti di Arpa:
- inosservanza dei limiti,
- mancato rispetto delle prescrizioni autorizzative,
- scarsa attenzione alle procedure di controllo delle emissioni,
- mancate verifiche periodiche del sistema di monitoraggio,
- omessa vigilanza sulla gestione dei parametri della combustione con conseguenti picchi di emissioni,
- insufficiente attenzione agli andamenti emissivi,
- mancato blocco del carico dei rifiuti,
- mancate verifiche delle cause del persistente superamento dei limiti,
- violazione del numero massimo di sforamenti ammessi,
- monitoraggio non ottimale per alcuni inquinanti,
- manchevolezze legate al sistema di gestione,
- errata interpretazione del valore limite per un inquinante con conseguente sforamento,
- dati invalidati senza spiegazioni,
- superamenti non comunicati,
- mancate comunicazioni alle autorità competenti,
- spegnimento indebito di un sistema di monitoraggio.
La situazione ha indotto ARPA ad inviare all’Autorità Giudiziaria non una, ma ben SEI SEGNALAZIONI DI IPOTESI DI REATO legate al mancato rispetto di norme ambientali! Sei segnalazioni alla Procura per ipotesi di reato in dieci anni, di cui l’ultima nel 2014. E’ un’enormità. Ci rendiamo conto della gravità di questi fatti?
IL DETTAGLIO DELLE CONTESTAZIONI
Giusto per chiarire che non si tratta di banali irregolarità formali, ma di problemi gravi e sostanziali legati alla gestione operativa del forno, ecco cosa evidenziava Arpa nella segnalazione inviata alla Procura della Repubblica il 30.06.2005
Non solo veniva rilevata l’inosservanza dei limiti: il fatto grave è che nel momento in cui il limite veniva superato la società non metteva in atto le procedure previste dalle delibere di autorizzazione, che imponevano di arrestare il carico dei rifiuti ed eventualmente fermare la linea:
Inoltre, la legge prescriveva che l’impianto fosse dotato di un sistema di monitoraggio delle emissioni in continuo (SME), e che tale impianto fosse verificato annualmente. Il sistema di monitoraggio era presente, ma proviamo a indovinare: le annuali verifiche di legge erano state fatte?
Insomma è già chiaro che siamo di fronte a una gestione… vogliamo dire “disattenta”? Ma non è tutto: nella relazione del 2005 ARPA dice esplicitamente che l’impianto viene condotto senza vigilare sui parametri di combustione determinando così picchi di emissione che hanno effetti ambientali peggiori di quelli che si hanno durante i periodi transitori. I transitori sono, ad esempio, le fasi di accensione e spegnimento dei forni che, per loro natura, generano alti livelli di inquinamento.
In sostanza ARPA dice che nel funzionamento normale la gestione è così trascurata da generare picchi di inquinamento più gravi di quelli che si hanno nelle condizioni che notoriamente sono le peggiori in assoluto: un tipo di inquinamento, quindi, che sarebbe stato del tutto evitabile semplicemente con una corretta gestione!
E ancora, ARPA parla esplicitamente di insufficiente attenzione alle procedure:
A distanza di un anno, nella segnalazione alla Procura del 13.06.2006 ARPA denuncia lo stesso problema: nel momento in cui si verificano sforamenti, anziché bloccare il carico dei rifiuti e cercare la causa, si continua a bruciare allegramente come se niente fosse!
Proviamo a indovinare: il sistema di monitoraggio in continuo questa volta sarà stato controllato come previsto dalla legge?
Al momento non è stato possibile avere copia delle segnalazioni inviate in Procura nel 2007 (due) e nel 2008 in quanto coperte da segreto istruttorio, tuttavia nelle relazioni prodotte in quegli anni ARPA rileva diversi problemi che verosimilmente sono state oggetto delle segnalazioni inviate.
- Violazione del numero massimo annuale di sforamenti ammessi
- Mancato rispetto dei limiti delle medie giornaliere e inadeguato carico di rifiuti
- Monitoraggio non ottimale di alcuni inquinanti e necessità di approfondimenti per altri
- “Manchevolezze” legate al sistema di gestione, fondi scala inadeguati, mancate verifiche annuali
C’è poi la segnalazione inviata alla Procura nel 2014:
Faccio una piccola premessa: i dati che vengono rilevati dai sistemi di monitoraggio delle emissioni devono essere validati, ossia occorre verificare se siano rispettati i criteri di validazione stabiliti dalle norme. Se i dati raccolti in un determinato intervallo di tempo sono validi vengono presi in considerazione per il rispetto dei limiti di emissione, se invece non sono validi vengono scartati. E’ evidente che la valutazione deve essere fatta secondo criteri oggettivi stabiliti dalle norme, altrimenti sarebbe troppo facile per il gestore di un impianto considerare “non validi” i dati relativi agli sforamenti per non dover ammettere di aver superato i limiti.
In questo caso Arpa contesta a Bea di aver male interpretato la norma e di aver considerato “non validi” dati che invece secondo le norme sono validi e, nel caso specifico, evidenziano un notevole sforamento.
Nella tabella che segue, tratta dalla relazione di Arpa del 2014, si vede che la linea grigia che disegna un picco nell’emissione dell’acido cloridrico (HCl) è in parte tratteggiata: quelle parti, secondo Arpa, non sono valide, mentre tutto il resto è valido e determina una media giornaliera (linea tratteggiata orizzontale) che è pari a 13,9 milligrammi per metro cubo, mentre il limite è pari a soli 10 milligrammi per metro cubo.
Anche Bea ha calcolato il valore medio ma non lo ha ritenuto valido ai fini del rispetto dei limiti giornalieri. Cosa significa questo? Se non ho un valore medio validato, non posso nemmeno dire che quel valore abbia superato il limite giornaliero! Insomma, secondo le norme citate da ARPA lo sforamento c’è stato, invece per Bea “non vale”!
E’ del tutto inutile, infatti, avere uno sistema di misurazione delle emissioni in atmosfera se poi i dati vengono scartati a causa di una “erronea” interpretazione delle norme!
L’inottemperanza appena descritta non è l’unica rilevata da ARPA: nella medesima relazione del 2014 vengono descritte altre tre inottemperanze commesse da BEA relativamente all’inquinamento dell’acqua:
1) BEA effettua il monitoraggio dello scarico delle acque di prima pioggia in assenza di eventi meteorici, mentre la norma prescrive proprio il contrario, ossia che il prelievo debba essere fatto in occasione di un evento meteorico significativo!
2) Nel verbale di campionamento di un altro prelievo non vengono riportate le condizioni meteo, che invece devono essere indicate come prescritto dall’Allegato Tecnico dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA)!
3) I pozzi perdenti non sono dotati di idonei pozzetti di campionamento
Ma non è finita! Oltre alle inottemperanze Arpa ha rilevato ben 18 criticità, ampiamente illustrate nella relazione ma che qui mi limito ad elencare:
Matrice aria
1) Dati invalidati senza fornire spiegazioni esaustive sull’accaduto e sulle azioni correttive
2) Anomalia dell’attività di mantenimento delle prestazioni strumentali dell’opacimetro (misura polveri)
3) Differenza (10.000 t) tra i quantitativi di rifiuti inceneriti e quelli misurati dal sistema di monitoraggio emissioni in continuo (SME)
4) Il manuale di gestione dello SME risulta carente per almeno una ventina di aspetti.
5) I campi scala per alcuni inquinanti (CO e COT) non garantiscono il monitoraggio in tutte le condizioni, comprese eventuali condizioni anomale o di malfunzionamento.
6) Superamento non comunicato.
7) Mancati adeguamenti alla norma tecnica UNI EN 14181, mancata comunicazione alle Autorità competenti, problema emerso solo in fase di visita ispettiva.
8) Spegnimento indebito del sistema di monitoraggio SME per manutenzioni programmate sulla cabina elettrica: dotarsi di gruppo di continuità!
Matrice acqua
9) Il gestore ha fornito informazioni carenti e non complete relativamente allo sviluppo della rete delle acque di raffreddamento
10) Di conseguenza il punto di monitoraggio S1i individuato nell’Allegato Tecnico all’AIA non è idoneo allo scopo previsto
11)Il gestore ha fornito informazioni non complete relativamente alle acque reflue industriali
12) di conseguenza il punto di monitoraggio S2 non è idoneo al monitoraggio né delle acque reflue industriali né delle acque meteoriche
13) Prelievo per campionamento effettuato in condizioni di cielo nuvoloso, quindi non con scarico in corso.
14) Criticità rilevate nel progetto di adeguamento della rete delle acque meteoriche
Matrice suolo
15) Il gestore ha predisposto un registro di manutenzione della fossa rifiuti ma sullo stesso non è mai stato annotato alcun controllo.
16) L’allegato Tecnico non prevede alcuna verifica sulla fossa stoccaggio scorie e sulla vasca 1 e non indica una periodicità dei controlli sulle altre strutture di stoccaggio
Matrice rifiuti
17) Il Protocollo di Gestione dei Rifiuti predisposto dal Gestore non descirve le modalità di verifica analitica dei rifiuti in ingresso e non descrive le modalità di trattamento dei rifiuti in relazione alle attività non IPPC autorizzate ma a oggi non attive
18) Il protocollo di Gestione dei Rifiuti predisposto dal Gestore contiene procedure operative relative ad attività effettuate all’esterno dell’insediamento, svolte da ditte terze e non autorizzate dal decreto AIA oggetto di verifica.
I SINDACI SOCI DORMONO SONNI PLACIDI? CONTROLLO PUBBLICO INESISTENTE
Alla fine di questa lunga disamina della gestione ambientale del forno, rimangono ben pochi commenti da fare. Innanzitutto non sta né in cielo né in terra che un’azienda soggetta a controllo pubblico sia amministrata così male da essere oggetto di ben 6 segnalazioni in Procura nell’arco di 10 anni senza che se ne sappia nulla e senza che, come minimo, vengano rimossi i vertici e gli autori di tali addebiti.
In secondo luogo, al Comune di Desio furono mandate via via tutte le relazioni di ARPA: a parte il fatto, gravissimo, che i cittadini furono tenuti all’oscuro di tutto, gli altri comuni Soci vennero informati?
Quali iniziative presero i Sindaci a tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini? Quali richiami furono fatti ai dirigenti? Viene il sospetto che, a parte Desio, nessuno dei comuni Soci abbia saputo nulla e nessuno abbia alzato un dito, visto che la vicenda si è trascinata e ripetuta nel tempo! Mi pare del tutto evidente che è mancato completamente quel “controllo pubblico” da parte dei soci, tanto osannato tutte le volte che qualcuno si azzardava a parlare dell’impatto ambientale e sanitario del forno desiano!
Allora a cosa diavolo serve avere un impianto di proprietà pubblica se poi i sindaci soci dormono sonni placidi invece di vigilare e informare i cittadini? Serve solo per dividersi le poltrone del Consiglio di Amministrazione tra amici, ex senatori, politici trombati e sodali di partito?
INDAGINE EPIDEMIOLOGICA? MEGLIO NON SAPERE…
E ancora, sarà forse per questa tragica gestione ambientale del forno che da anni non si riesce ad ottenere un’indagine epidemiologica sulla popolazione residente nelle vicinanze dell’impianto? Eppure, secondo le nostre verifiche, basterebbe davvero poco per fare una seria indagine epidemiologica: se si mettessero insieme i comuni più vicini al forno (Desio, Bovisio, Varedo, Nova e Cesano) basterebbero solo 5 mila euro a comune, cifre alla portata di qualsiasi amministrazione, anche in tempi di magra come questi… ma evidentemente è meglio non sapere. Come per il caso delle uova alla diossina, meno si sa, meno se ne parla e meglio è.
CHIUDERE UN FORNO VECCHIO E TOTALMENTE INUTILE
Meglio seguire ciecamente il diktat imposto dai vertici del PD brianzolo e continuare a ritmo forzato verso la fusione di Bea con Cem, per garantire vita e immondizia da bruciare per altri 15 anni ad un impianto, tra i più vecchi della Lombardia, che è TOTALMENTE INUTILE per i fabbisogni della nostra regione.
Lo ricordo per l’ennesima volta: oltre al Piano Regionale di Gestione Rifiuti, anche il Governo ha recentemente certificato la sovracapacità degli impianti di incenerimento in Lombardia, quantificandola in più di 500 mila tonnellate all’anno.
Questo significa che un impianto vecchio e inquinante come quello di Desio dovrebbe essere chiuso, punto e basta. E se lo si chiudesse domani mattina, non avremmo certamente i rifiuti per strada perché i forni lombardi hanno capacità eccessive rispetto ai nostri fabbisogni! Ma non c’è niente da fare: il sonno della ragione nel PD brianzolo genera sindaci incapaci di comprendere questo elementare concetto.
ARPA CHIEDE A REGIONE LOMBARDIA DI DIFFIDARE BEA, MA LA REGIONE NON SI MUOVE… PRONTA INTERROGAZIONE ALL’ASSESSORE ALL’AMBIENTE
Ma altrettanto vergognoso è il silenzio di Regione Lombardia!
Perché Regione Lombardia non ha diffidato BEA per le inottemperanze commesse, nonostante ARPA glielo avesse chiesto esplicitamente nella sua relazione del 2014?!?!
E’ sconcertante l’assenza della Regione! Per questo ho già depositato un’interrogazione regionale all’Assessore all’Ambiente per chiedere conto della mancata diffida a Bea.
CREMONA E DESIO: LA’ SCOPPIA LO SCANDALO E LA REGIONE MANDA DIFFIDA, QUI NON SUCCEDE NULLA… COME SEMPRE
E’ ancora più sconcertante il lassismo della Regione nei confronti delle inottemperanze di BEA, se confrontato con la pronta azione messa in atto dall’Assessore all’Ambiente Claudia Terzi nel recente caso che ha coinvolto l’inceneritore di Cremona!
Infatti un mese fa l’Arpa ha rilevato delle anomalie nel sistema di monitoraggio delle emissioni del forno cremonese che hanno determinato una sottostima delle concentrazioni delle polveri, segnalando il caso in Procura e proponendo alla Regione di diffidare il gestore. E l‘assessore all’ambiente ha prontamente inviato la diffida!
“La diffida regionale dimostra che il sistema regionale dei controlli funziona – spiega l’assessore regionale all’Ambiente, Energia e Sviluppo sostenibile Claudia Maria Terzi – e che nessuna condotta non a norma resta impunita”.
Si, certo, come no… nessuna condotta non a norma resta impunita tranne quelle dell’inceneritore di Desio…
Perché su Cremona si è data la massima attenzione politica (e mediatica, con tanto di titoloni sui giornali locali) mentre a Desio, tanto per cambiare, tutto è passato placidamente sotto silenzio? Eppure la sfilza di criticità e inottemperanze rilevate a Desio sono ben più corpose rispetto a quelle rilevate a Cremona. Perché due pesi e due misure? Perché nessuno si occupa del caso Desio? Perché i brianzoli sono trattati come cittadini di serie B?
Tra sindaci soci impegnati solo a tenere in vita per altri 15 anni il vecchio forno – che andrebbe chiuso subito – con la fusione tra Bea e Cem e l’assessorato regionale non pervenuto, il quadro è davvero deprimente.
Ma io non mollo. Dai sindaci soci ormai non mi aspetto più nulla, è inutile pensare di chiedere conto del loro silenzio…. ma almeno l‘assessore regionale una risposta me la deve dare!