Domani mattina sarò ad Agrate Brianza per un incontro sulla situazione dei richiedenti asilo nella nostra provincia.
Nei giorni scorsi ho incontrato il presidente Alessandro Russo e il direttore generale Michele Falcone del Gruppo Cap, la società pubblica che gestisce tutto o parte del servizio idrico integrato in 197 Comuni in Lombardia (moltissimi dell’area milanese). Presenti all’incontro Andrea Monachino, portavoce 5 Stelle Brugherio e Marco Fumagalli del Comitato Beni Comuni di Monza e Brianza.
Grazie a una serie di accessi agli atti dei portavoce 5 Stelle nei comuni soci di Cap è stato possibile ricostruire la situazione finanziaria della società e sono emersi numerosi contratti “derivati” sottoscritti con alcune banche a metà degli anni 2000 e tutt’ora in essere.
Parliamo di svariati milioni di euro di finanziamenti; proprio per questo abbiamo deciso di contattare una società specializzata nell’analisi e nella valutazione dei derivati che assiste vari enti pubblici, per esempio le Regioni Toscana e Marche, nella soluzione delle problematiche attinenti alle perdite subite nei contratti di finanziamento. Secondo la società i contratti presenterebbero costi impliciti a svantaggio di CAP non dichiarati, non rispetterebbero il dovere di trasparenza e adeguata informazione né le banche avrebbero dichiarato al cliente gli effettivi rischi.
Ci siamo quindi rivolti ai vertici dell’azienda per chiedere di avviare una immediata azione risarcitoria nei confronti delle banche, dalle nostre analisi potrebbero rientrare nelle casse della società pubblica svariati milioni di euro. Non ci risulta che i vertici dell’azienda abbiano preso in considerazione questo problema fino ad oggi.
Il referendum sull’acqua pubblica approvato dagli italiani nel 2011 prevedeva tra le varie cose anche l’abolizione dei profitti sull’acqua e quindi l’abolizione della remunerazione del capitale investito. Oggi i costi finanziari connessi agli investimenti e alla gestione del servizio idrico devono essere ricompresi nella tariffa. Qui siamo di fronte ad una situazione ben diversa: i derivati sono mere scommesse che hanno delle commissioni occulte che alla fine gravano sul cittadino, difatti in Cap c’è il rischio concreto che la tariffa sia influenzata dagli ingenti oneri finanziari che scaturiscono dai derivati, oneri molto superiori alle normali condizioni di indebitamento; quindi la rinegoziazione delle coperture porterebbe a ridurre il costo degli oneri finanziari e a determinare in definitiva un abbassamento delle tariffe applicate ai cittadini.
Nel corso dell’incontro è emersa la disponibilità dei vertici aziendali ad approfondire in tempi stretti il tema tramite un contatto diretto con la società di consulenza che ci ha fornito l’analisi. Auspico che possa nascere una duratura collaborazione nell’interesse dei cittadini. Ho infine registrato la disponibilità al confronto sui temi rilevanti a livello regionale, a partire dalla proposta di riforma del servizio idrico integrato che il M5S Lombardia sta elaborando.
Questa iniziativa si inserisce in un’azione generale del Movimento sull’acquisto di derivati da parte di istituzioni e aziende pubbliche. I portavoce alla Camera per esempio, hanno depositato un esposto alla Corte dei Conti in merito alla gestione dei derivati di Stato da parte del Tesoro.
Non mancate all’incontro pubblico di sabato mattina a Vimercate. I portavoce in Regione e in Parlamento del Movimento 5 Stelle eletti in Brianza faranno il rendiconto di metà mandato!
Io, Bruno, Davide e Giovanna verremo a raccontare quello che stiamo facendo nelle istituzioni e per capire dai cittadini se siamo sulla strada giusta o se dobbiamo migliorare. I cittadini sono i nostri datori di lavoro, a loro noi rispondiamo!
Nella nostra recente “operazione trasparenza” sulla gara da 7,5 milioni di euro per una nuova turbina avevamo reso pubbliche varie stranezze, tra cui il fatto che la Presidente della società, Daniela Mazzuconi, non voleva darci il contratto/convenzione stipulato tra Bea e Comef, la società che si era aggiudicata la gara. Avevamo in mano tutti i documenti della gara, mancava solo quello.
Per sbloccare la situazione ci siamo rivolti al Difensore Regionale della Lombardia, l’Autorità Pubblica indipendente incaricata di tutelare i diritti dei cittadini nei confronti delle amministrazioni pubbliche. Ebbene, il Difensore Regionale ci ha dato ragione definendo “illegittimo” il comportamento della Presidente, invitandola a consegnare all’istante il documento richiesto!
E solo dopo aver rimediato questa figuraccia, la Mazzuconi si è decisa a consegnare alla nostra consigliera comunale desiana Sara Montrasio la copia della Convenzione!
E’ bastata una lettura per capire perché Bea volesse tenere a tutti i costi riservato il documento.
“Voglio prima capire i fatti“. Così si esprimeva pubblicamente il sindaco di Desio Roberto Corti il 10 maggio scorso, in merito alle irregolarità riguardo il bando per la fornitura della nuova turbina dell’inceneritore. Sono passati inutilmente 6 mesi e oggi il sindaco candidamente ripete “Vorrei sapere, nello specifico, come stanno realmente le cose“. Campa cavallo, verrebbe da dire. A differenza sua, il Movimento 5 Stelle non è stato con le mani in mano e, tra mille difficoltà, è riuscito a reperire tutta la documentazione e a studiarla approfonditamente.
Ed è solo grazie alla nostra denuncia mediatica che lo scandalo Bea è emerso in tutta la sua gravità. Ora il sindaco ci da dei “manipolatori di questioni importanti” e ci accusa di sollevare “polveroni strumentali“, intanto però senza il nostro impegno i cittadini sarebbero ancora all’oscuro di tutto e lui non si sarebbe finalmente dato una mossa, convocando in tutta fretta i vertici di Bea per un incontro in Consiglio Comunale il 3 dicembre (chissà se si presenteranno…).
Noi abbiamo già capito “come stanno realmente le cose“, per usare un’espressione del sindaco. E’ bastato studiare tutte le carte. Attendiamo con pazienza che lo faccia anche lui. E siamo convinti che i vertici di Bea debbano andare a casa immediatamente.
Compresa la nuova Presidente di Bea, la piddina Daniela Mazzuconi, raggiunta nei giorni scorsi da una comunicazione ufficiale da parte del Difensore Regionale, che ha valutato illegittimo il diniego della stessa di consegnare alla nostra consigliera comunale desiana Sara Montrasio l’ultimo documento della vicenda che ancora ci manca (il contratto siglato da Bea con Comef). Anche in questo caso, il sindaco paladino della trasparenza non ha mosso un dito – fino all’intervento del Difensore Regionale – per far rispettare a Bea la legge che regola il diritto di accesso agli atti.
Ora, ci rendiamo conto che il sindaco è in evidente difficoltà, ma gli suggeriamo di non impegnare il suo tempo ad attaccare chi lo scandalo Bea lo ha reso pubblico e di concentrarsi maggiormente sulle responsabilità di chi quello scandalo lo ha creato!
Se il forno inceneritore Accam di Busto Arsizio andrà in pensione il merito è del MoVimento 5 Stelle. Il cancrovalorizzatore dovrà essere spento entro il 31 dicembre 2017, così ha deciso l’ultima assemblea dei sindaci dei 27 comuni che affidano i propri rifiuti all’inceneritore, dando concretamente il via al piano di dismissione di parte del parco inceneritori lombardo previsto dalla risoluzione della Commissione Regionale Ambiente, proposta e voluta fortemente dal MoVimento 5 Stelle Lombardia e approvata all’unanimità dal Consiglio Regionale.
E’ un risultato davvero storico per la Lombardia e per tutta l’Italia, che porta la firma del MoVimento 5 Stelle! Per la prima volta in Italia si arriva a chiudere un inceneritore che nei programmi iniziali si voleva potenziare! La tutela della salute e il contrasto alle politiche e al business dell’incenerimento sono da sempre punti fermi del nostro programma, che abbiamo perseguito da quando siamo entrati in questo palazzo. E’ solo grazie al M5S, alla sua costante spinta innovatrice orientata alla strategia Rifiuti Zero se siamo arrivati a un provvedimento di questa portata! Oggi vari esponenti della Lega fanno a gara a prendersi il merito, ma vogliamo ricordare che il progetto di dismissione di parte degli inceneritori lombardi non arriva dalla Giunta di Maroni, bensì della Commissione Ambiente del Consiglio Regionale. E in Commissione Ambiente i primi parlare di “decommissioning” degli inceneritori e a proporre un provvedimento concreto siamo stati noi nel lontano novembre 2013.
Da quel preciso momento è nato tutto: la risoluzione votata all’unanimità in Consiglio Regionale, l’adeguamento del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti, il dibattito che si è sviluppato sul territorio e la decisione presa dai sindaci soci di Accam di chiudere l’impianto!
Ma la strada è ancora lunga. L’obiettivo è arrivare a una dismissione totale del parco inceneritori. Anche i cittadini di Desio, Valmadrera, Brescia, Bergamo, Como, Milano, Coteolona, Sesto San Giovanni, Dalmine, Cremona, Trezzo sull’Adda e Parona hanno il diritto di respirare aria pulita, di non mettere più a rischio la propria salute. Ora Maroni, che fino ad ora è stato troppo impegnato a costruire inutili autostrade per occuparsi della chiusura degli inceneritori, si dia una mossa per contrastare l’arrivo di rifiuti in Lombardia da ogni parte d’Italia e lavori seriamente per chiudere quegli impianti che già oggi sono in eccesso per i fabbisogni della nostra regione!
Abbiamo raggiunto questa vittoria stando tra i banchi dell’opposizione, pensate cosa potremmo fare al governo di questa regione!
#scandalobea: i nostri portavoce nei Comuni soci di Bea stanno chiedendo le dimissioni dei vertici di Bea e Bea Gestioni! Ecco il loro comunicato stampa!
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A seguito delle irregolarità emerse in relazione al bando di gara da 7,5 milioni di euro per la sostituzione della turbina dell’inceneritore di Desio, i portavoce del MoVimento 5 Stelle di Bovisio Masciago, Cesano Maderno, Desio, Muggiò, Nova Milanese e Varedo stanno portando avanti con forza un’azione comune per chiedere le immediate dimissioni dei vertici di BEA SpA e BEA Gestioni, le società pubbliche a cui fa capo l’inceneritore di Desio.
Sono infatti numerose le “stranezze” che gli enti soci di Bea (Comuni e Provincia di Monza e Brianza), nonostante i due esposti alla Procura e le dimissioni di massa del Cda di BEA della primavera scorsa, si sono ben guardati dal rendere pubbliche e che sono emerse solo grazie all’operazione verità realizzata dal MoVimento 5 Stelle.
In sintesi il famoso lotto 2 della gara a doppio oggetto di Bea presenta queste caratteristiche:
1) Un piano di rientro dall’investimento della fornitura della turbina da parte di Comef (la società che ha vinto il bando) del tutto strampalato, con l’esborso ingiustificato da parte di Bea di oltre 1 milione e 700 mila euro.
2) Una correzione sospetta del valore della potenza elettrica della turbina richiesta nei documenti di gara.
3) Numeri che ballano anche sulla produzione dell’energia termica tra il bando di gara e l’offerta della ditta che si è aggiudicata l’appalto. Comef fa un’offerta peggiorativa rispetto a quanto richiesto. Il bando per legge andava ripubblicato, invece è stato aggiudicato.
4) L’unica offerta pervenuta è incompleta sul piano delle caratteristiche tecniche.
5) La commissione Bea che ha giudicato l’offerta ha ritenuto superfluo l’attribuzione del punteggio, necessaria per la verifica della congruità dell’offerta stessa.
6) Nel bando vengono richieste esperienze pregresse non in linea con l’oggetto del bando stesso.
7) Comef non è in possesso di tutte le attestazioni richieste dal bando per comprovare i requisiti tecnici necessari per svolgere i lavori. Nella sua offerta Comef non indica nemmeno eventuali suoi fornitori dotati di certificazione e questo, per legge, è motivo sufficiente per escluderla dalla gara.
8) Contratto Bea-Comef top secret: divieto ai consiglieri degli enti soci di visionare l’atto, Bea viola il diritto di accesso agli atti sancito dalla legge.
9) Nonostante il bando di gara richiedesse un servizio “chiavi in mano” (fornitura, installazione e gestione della turbina per 15 anni), Bea nei mesi successivi pubblica un nuovo bando di gara per la fornitura di servizi di ingegneria per la turbina stessa. Perché pagare due volte gli stessi servizi?
10) Alberto Cambiaghi è contemporaneamente Direttore Generale di Bea, Membro del Consiglio di Amministrazione di Bea Gestioni, Amministratore Delegato di Bea Gestioni, Responsabile Anticorruzione di Bea. Nel Disciplinare di Gara Cambiaghi viene nominato Responsabile Unico del Procedimento (Rup) ma non risulta in possesso dei requisiti previsti dalla legge (laurea in ingegneria e abilitazione tecnica). Cambiaghi viene poi nominato membro della Commissione di Gara, l’organismo che doveva valutare le offerte. Il Codice degli Appalti prevede l’incompatibilità tra la figura del Commissario di Gara e figure come quella del Rup.*
Pertanto i portavoce M5S stanno presentando nei rispettivi consigli comunali un ordine del giorno con il quale chiedono:
– le dimissioni del presidente di BEA Daniela Mazzuconi, del presidente di BEA Gestioni Alcide Copreni e del direttore Generale di BEA e amministratore delegato di BEA Gestioni Alberto Cambiaghi;
– una commissione d’inchiesta per verificare la regolarità di tutti i bandi e gli affidamenti di BEA e BEA Gestioni negli ultimi 3 anni;
– annullamento in autotutela, da parte di BEA SpA, dell’aggiudicazione del lotto 2 della gara in questione.
E’ intollerabile la modalità approssimativa, confusa, scorretta, illegittima e a dir poco sospetta con cui è stato gestito il bando da parte di una società pubblica, ed è oltretutto inaccettabile che in tutti questi mesi nessuna tra le amministrazioni pubbliche azioniste di BEA abbia fatto luce sulla vicenda!
Qualsiasi socio di BEA, comuni e provincia, avrebbe potuto fare le stesse verifiche del M5S: perché nessuno le ha fatte?
E i sindaci soci non erano al corrente di nulla? Ora che grazie al M5S tutta la vicenda è di pubblico dominio non hanno nulla da eccepire?
La gravità dei rilievi mossi all’operato dei vertici di Bea e Bea Gestioni imporrebbe di ristabilire immediatamente una corretta e trasparente gestione delle società attraverso la sostituzione dei vertici, direttore generale e presidente innanzitutto!
Stefano Pedata – Bovisio Masciago
Walter Mio e Sergio Mazzini – Cesano Maderno
Sara Montrasio – Desio
Angelo Saragozza – Muggiò
William Santoro – Nova Milanese
Daniela Gobbo – Varedo
“Non potevamo sperare in un rappresentante migliore. Io negli anni ho perso totalmente la fiducia nella politica e nei politici ma il suo operare in questa circostanza mi ha fatto vedere un barlume di speranza per il futuro. Saluti e buona giornata”
Ecco cosa mi ha scritto una cittadina dopo l’interrogazione sul malfunzionamento del nuovo nuovo software per le Certificazioni Energetiche di Regione Lombardia che sta mettendo in seria difficoltà tantissimi professionisti e cittadini.
Capita di lavorare fino a tarda notte, di stare in giro tutto il week end, di sacrificare gli affetti, ma poi ricevi questi messaggi e capisci che ne vale ancora la pena!
Questa è la storia di come una società pubblica NON dovrebbe gestire un bando di gara.
Questa è la storia del famigerato lotto 2 della gara a doppio oggetto della società pubblica Bea (inceneritore Desio) relativa alla fornitura e gestione di una nuova turbina dell’impianto, che nei mesi scorsi ha prodotto le dimissioni a catena di tutti i membri del vecchio Consiglio di Amministrazione (tranne uno).
Mettetevi comodi: il racconto è lungo e un po’ complesso, ma vale la pena seguirlo fino in fondo, non ve ne pentirete!
Fino ad oggi erano trapelate ben poche notizie in merito a questa benedetta gara, tra cui il fatto che fossero emerse irregolarità nell’aggiudicazione del bando, tanto da indurre sia il Collegio Sindacale che un membro del Consiglio di Amministrazione a presentare degli esposti in Procura. Ma i cittadini fino ad ora sono stati accuratamente tenuti all’oscuro di tutto. Di quali irregolarità si trattasse, non era dato sapere. Ma noi oggi finalmente siamo in grado di fare chiarezza.
Questo post è frutto di un lungo lavoro di ricerca di atti e analisi di documenti; è nato dal confronto con dei tecnici, che mi hanno supportato nel tortuoso percorso di studio e ricostruzione di tutta la vicenda. C’è voluto qualche mese, ma alla fine siamo riusciti a trovare il bandolo della matassa di una vicenda che Bea e i suoi soci (sindaci e presidente di provincia) si sono ben guardati dallo spiegare all’opinione pubblica!
Regione Lombardia, dopo un bando da un 1 milione di euro, ha adottato e messo a disposizione dei professionisti del settore lombardi che si occupano di realizzare le certificazioni energetiche (APE) degli immobili un nuovo sistema informatico gratuito.
Il software Cened 2.0 doveva essere pronto il 1° ottobre, data in cui è diventato obbligatorio, invece da quel momento sono emersi tutti i gravissimi problemi del nuovo sistema: ritardi nel rilascio della versione definitiva del software, bug, disservizi, mal funzionamenti, errori che si stanno ripentendo fino ad oggi e che per un mese intero non hanno permesso ai professionisti del settore di lavorare, creando un danno economico per loro e per gli utenti finali. Perché quando il professionista riesce ad arrivare in fondo al percorso di certificazione costellato da infiniti ostacoli tecnici, i tempi per la redazione dell’APE si sono decuplicati, con conseguente aggravio dei costi a carico dei cittadini!
C’è un’intera categoria professionale sul piede di guerra con la Regione. Basta visitare il gruppo Facebook: Cened+ 2.0 per rendersene conto. Le certificazioni energetiche Ape, che sono obbligatorie per le locazioni e le compravendite immobiliari, hanno una funzione di orientamento del mercato: è anche sulla base della classe energetica che viene valutato un immobile. Anche per questo la situazione oltre che gravissima è anche paradossale: i professionisti hanno l’obbligo di usare un software che non solo non funziona, ma che non ha ottenuto alcuna validazione da ente terzo! Quindi ad oggi non c’è garanzia che il software sia perfettamente in linea con la procedura di calcolo prevista dal decreto nazionale.
In sostanza c’è la concreta possibilità che si stiano redigendo certificati energetici sbagliati, creando un grave danno ai cittadini in primis e ai professionisti in secondo luogo. Chi risponderà delle prestazioni erronee, o comunque diverse, a seconda delle varie versioni del software rilasciate in queste settimane? Chi risarcirà i danni economici che ha generato l’operato della Regione?
Ma c’è un secondo aspetto estremamente grave in questa vicenda!
I professionisti nelle altre Regione hanno l’obbligo di utilizzare software commerciali certificati dal Comitato Termotecnico Italiano. La Lombardia invece ha deciso di farsi il suo software a spese proprie, da dare gratuitamente ai professionisti. Per lo sviluppo di questo software nel 2012 è stato indetto un bando da quasi un milione di euro e tra i requisiti del bando c’era lo sviluppo di un motore da rendere liberamente disponibile a tutte le software house, che avrebbero potuto integrarlo per proporre sul mercato dei propri software commerciali “agganciati” a questo motore di calcolo.
Ma, come abbiamo visto, il software gratuito (oggetto del bando) è stato realizzato in modo di fatto inutilizzabile. E guarda caso l’unica alternativa ad oggi accreditata dalla Regione e quindi presente sul mercato è il software commerciale della società che si è aggiudicata il bando! Le altre software house non sono state messe in condizione di poter lavorare all’integrazione per essere pronte il 1° ottobre in quanto non hanno avuto le informazioni corrette e non sono state coinvolte nella fase di implementazione.
Quindi, il software gratuito pagato dalla Regione con soldi pubblici funziona malissimo mentre quello commerciale sviluppato dalla stessa software house che ha vinto il bando per lo sviluppo di quello gratuito è l’unico accreditato e funziona bene, essendo intuitivo e facile da usare. Alla faccia della libera concorrenza!
E infatti ora ci troviamo con 5 software house del settore (che insieme rappresentano il 70% del mercato) che hanno deciso di fare azioni legali nei confronti della società in questione e di mandare due diffide nei confronti di Regione Lombardia per turbativa di mercato e conflitto di interessi!
E di fronte a tutto questo pasticcio, l’Assessore all’Ambiente Claudia Terzi non ha trovato di meglio da fare che portare avanti una difesa d’ufficio dell’operato della Regione…
E’ mai possibile che un professionista che deve rispondere personalmente in sede civile e penale delle certificazioni che fa sia obbligato ad usare uno strumento che non funziona e non ha nemmeno un manuale d’istruzioni completo? Il tutto senza avere un congruo anticipo per operare correttamente nel rispetto dei clienti e delle pubbliche amministrazioni, con il rischio concreto di redigere atti pubblici sbagliati?
E’ possibile gestire tutta la partita in maniera così maldestra da arrivare a ledere le regole base del mercato, favorendo di fatto il software commerciale della società che ha sviluppato in modo così approssimativo l’applicativo gratuito?
Sarebbe questa la tanto sbandierata “eccellenza lombarda”?