Nella seduta di martedì 22 settembre è stata approvata la nuova legge sulla formazione e lavoro in Lombardia con l’astensione del M5S. Dopo la legge sul turismo anche in questo provvedimento i consiglieri leghisti hanno provano a inserire un emendamento contro gli stranieri, che non aveva né capo né coda, utile solo per raccogliere titoli sui giornali a fini propagandistici. Ma questa volta gli è andata male.
Un emendamento discriminatorio che avrebbe ostacolato l’accesso ai corsi professionali agli stranieri si è trasformato, dopo una riscrittura imposta dall’assessorato, in una misura che aiuta l’integrazione con un aumento degli investimenti per la Regione. Da un ostacolo all’integrazione ad un investimento per l’integrazione: noi siamo favorevoli, ma si tratta di un autogol della Lega Nord che voleva solo alzare il polverone per raggranellare due voti. Anche l’emendamento sulle quote calmierate degli alunni stranieri nelle classi è stato accantonato (a favore di una mera raccomandazione al governo) perché palesemente inutile, essendo una competenza statale.
Più in generale la legge approvata non porta nulla di nuovo rispetto a quanto si fa già oggi. Anzi, erigendo a principio di legge alcune pratiche utilizzate fino ad oggi, si rischia di irrigidire il sistema che invece dovrebbe essere molto reattivo ai mutamenti della società. La legge inoltre porta con sé il rischio di ridurre l’offerta di formazione da parte di enti pubblici. Bene il “sistema duale” con l’alternanza tra scuola-lavoro, la promozione delle tecnologie digitali per la didattica, il sistema di rating per gli enti formativi, il supporto alla vocazione imprenditoriale, la promozione dello “smartworking” ma fino ad oggi sono mancati totalmente i monitoraggi e i controlli sul sistema di erogazione dei fondi di formazione professionale della nostra regione e in particolare sulla dote. Siamo quindi contrari che la dote diventi un rigido principio di legge.