Abbiamo scritto al Presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni per chiedere di rivedere l’accorpamento dell’Ospedale di Desio con il San Gerardo di Monza previsto nella riforma sanitaria lombarda e di incontrare le amministrazioni locali nella figura dei sindaci per discutere delle criticità relative a questa scelta.
Riteniamo indispensabile consultare, oltre agli operatori sanitari (già incontrati da Maroni la settimana scorsa a Monza), anche i sindaci, cioè coloro che saranno parte attiva negli organi consultivi previsti dalla legge, in modo da poter arrivare a definire soluzioni ottimali e pienamente condivise dai territori.
Ad oggi né la prima ipotesi di accorpamento, voluta dalla Giunta regionale (San Gerando con Vimercate) né la seconda ipotesi (San Gerando con Desio), approvata ad agosto e fortemente caldeggiata dal PD, rispondono alle effettive esigenze dei cittadini.
Maroni ha portato avanti una politica di accorpamenti senza un minimo di criterio, ma il Partito Democratico, tramite il suo capogruppo Enrico Brambilla (di Vimercate), non ha fatto altro che scaricare su Desio il destino infausto che attendeva l’ospedale di Vimercate. Noi vogliamo fare gli interessi di tutti i cittadini, non scaricare i problemi da un territorio ad un altro. Né Desio né Vimercate devono diventare satelliti del San Gerardo perché verrebbero nei fatti declassati a ospedali minori, con meno risorse e un’offerta sanitaria meno qualificata rispetto ad oggi. E’ bene che Desio e Vimercate continuino a restare insieme e che il San Gerardo costituisca una ASST a se stante.
Con la lettera chiediamo a Maroni di attivarsi in tempi brevissimi per invitare tutti i sindaci dei comuni lombardi che avessero riscontrato criticità negli accorpamenti previsti dalla riforma a segnalarglielo, in modo da poter organizzare opportuni incontri in tempo utile; la scadenza prevista in legge per rivedere la configurazione delle Asst è il 31 ottobre. Il Presidente ci ha già rassicurato verbalmente che concorda con la nostra richiesta, ora attendiamo i fatti.