Avevamo lasciato i nostri amici dell’inceneritore di Desio alle prese con qualche problemuccio interno alla società; con un consiglio di amministrazione che si era sciolto come neve al sole e con l’ipotesi di illeciti circa l’assegnazione del bando della turbina (unico lotto della gara a doppio oggetto non andato deserto, avendo visto la partecipazione di una sola azienda…).
Il nuovo presidente, Daniela Mazzuconi, esattamente due mesi fa aveva promesso di fare chiarezza circa questa ipotesi di illeciti ma da allora si è saputo poco o nulla. Nel frattempo si è avuta la conferma che le dimissioni del vecchio Consiglio di Amministrazione erano legate proprio a questa criticità del bando della turbina (come avevamo anticipato noi) e che esistono due esposti depositati in Procura, uno del collegio sindacale e uno del membro del consiglio di amministrazione Bolis.
Bea ha però deciso, in attesa di sviluppi dalla Procura, di proseguire con la consegna dei lavori della turbina.
Ora, sarebbe bene che i cittadini sapessero quali sono queste ipotesi di illecito formulate dal collegio sindacale e da un membro del CdA. E’ chiedere troppo? È una questione di trasparenza che, per una società partecipata da enti pubblici, dovrebbe (sottolineo il condizionale) essere d’obbligo.
E invece non c’è verso di sapere!
L’unica ipotesi formulata pubblicamente ad oggi è quella del consigliere provinciale della Lega Andrea Monti, che sul suo blog scrive:
Leggendo i documenti di gara, si evince che lo stesso disciplinare quantifica il valore dell’investimento del lotto 2 (progettazione, fornitura, installazione di una turbina della potenza di 8,25MW) in € 5.400.000,00.
Sempre lo stesso disciplinare, indica che la base d’asta del lotto 2 è di € 7.500.000,00. Come mai una differenza così macroscopica tra la base d’asta e il valore stimato dell’investimento? Teniamo conto che l’unica offerta pervenuta è stata di € 7.480.080, ben superiore al valore stimato della fornitura di € 5.400.000,00.
Anticipiamo una possibile risposta, che nasce sempre dalla lettura dei documenti: il valore della fornitura, la famosa turbina da 8,25MW, è sì di € 5.4000.000,00 ma BEA pagherà da contratto in 180 rate, che significa 15 anni.
E chiunque di noi abbia comprato qualcosa a rate, da un banale telefonino alla propria automobile, sa bene che pagando a rate si pagherà molto di più, dovendo sommare gli oneri finanziari.
Quindi, ricapitolando, la risposta alla domanda potrebbe essere: abbiamo messo una base d’asta più alta di € 2.100.000,00 perché il fornitore dovrà finaziarsi a 180 mesi, visto che noi non pagheremo tutto subito, ma dilazioniamo in 15 anni. Bene, risposta che potrebbe anche soddisfare, ma che porta ad una successiva domanda che alimenta ulteriori dubbi.
Se i 2 milioni in più erano dovuti al fatto che BEA dilaziona il pagamento in 15 anni, come si spiega che la stessa BEA ha accettato un’offerta (e forse già firmato contratto?) in cui si impegna a liquidare il 90% della somma in soli 3 anni? A questo punto a cosa servivano allora i 2 milioni di €?
Acquisiti i dati del disciplinare, ci spostiamo ora sui contenuti dell’unica offerta pervenuta. E ne scopriamo delle belle. Il costo della turbina offerto è di € 7.480.080,00 (base d’asta era di € 7.500.000,00), quindi circa € 2.000.000 in più del valore stimato della fornitura (Lotto 2, € 5.400.000). C’è però un “piccolo” particolare: l’offerta pervenuta prevede che le prime 36 rate (3 anni) che BEA dovrà pagare saranno pari a 188.000,00€ ciascuna. Ciò significa, dopo una “complessa” elaborazione matematica, che BEA pagherà nei primi 3 anni la bellezza di € 6.768.000,00, e nei restanti 12 anni dovrà versare mini rate da € 4.945,00 che, sempre dopo “elaborato” ragionamento matematico, scopriamo corrispondere ai rimanenti € 712.080,00.
E che cosa significa questo? Significa che BEA pagherà il 90% dell’investimento nei primi 3 anni, e quindi che va a farsi benedire l’indirizzo dei soci di rientrare dall’investimento in 15 anni, così come mi era parso di capire leggendo i documenti di accompagnamento alla proposta di revisione del piano industriale approvato in data 8 novembre 2013 (in quel periodo ero ancora assessore in Provincia).
Ma a questo punto il “travisamento” di un indirizzo politico sarebbe pure l’aspetto meno grave e superabile della faccenda; al contrario quello che non si riesce a capire è dove sarebbero finiti i 2 milioni di euro che ballano tra il valore dell’investimento (dichiarato) e il valore dell’unica offerta pervenuta? Se erano messi lì per giustificare i costi finanziari della dilazione di pagamento in 15 anni, come si giustificano ora che il pagamento avverrà per il 90% in soli 3 anni? Senza contare che ci sembrerebbe perlomeno inusuale la possibilità di offrire liberamente importi diversi delle rate. E se una seconda azienda avesse offerto il pagamento del 90% in soli 12 mesi, come si sarebbe comportata la commissione chiamata ad esaminare le offerte? E se qualcuno avesse offerto una prima maxi rata pari al 90% del costo totale? Si sarebbe aggiudicata l’appalto? Per fortuna l’offerta è stata solo una, dirà qualcuno. Per fortuna?
I comuni soci sono d’accordo che la loro azienda paghi praticamente tutto in 3 anni? A parità di costi, visto che l’offerta è poco inferiore della base d’asta? Messa così non sembrerebbe un regalo? Urgono spiegazioni, o nel caso smentite, se mi fossi sbagliato.
Ecco, appunto, urgono spiegazioni o smentite, che come al solito, quando si tratta di Bea, stentano ad arrivare (quando va bene).
Ma c’è di peggio. Sempre Monti a questo punto fa regolare richiesta di accesso agli atti per avere il contratto stipulato tra Bea e il fornitore della turbina e il presidente Mazzuconi prima gli promette l’invito del documento e poi glielo nega candidamente in quanto sarebbero sorte “difficoltà legali”, e che avrebbe deciso che niente venga reso pubblico “nell’eventualità che la magistratura si pronunci in merito.
Questa cosa non sta né in cielo né in terra. Quando un avente diritto, come un consigliere di un ente tuo partecipato, ti chiede un documento tu glielo devi dare. Punto.
La nostra portavoce di Desio Sara Montrasio ha fatto analoga richiesta tramite il suo comune. Pretendiamo che venga rispettata la legge e le venga consegnato, senza se e senza ma, il documento!
Su questa cosa non arretriamo di un millimetro. Siamo pronti a intraprendere ogni azione in tutte le sedi opportune!
La vergogna e l’arroganza piddina non ha limiti. Continuiamo a braccarli.
Bravo Gianmarco.