La proposta di costituire un ATO dei rifiuti per l’intera provincia di Monza e Brianza, avanzata dalla Provincia martedì scorso durante l’Assemblea dei Sindaci, è una manovra miope e corporativa che, ancora una volta, ha come motivazione – reale e non dichiarata – quella di salvare il forno inceneritore di Desio.
Di fatto si tratta della riproposizione della fusione Bea/Cem (di cui ho già detto tutto il male possibile) allargata a Gelsia Ambiente. Oggi Gelsia Ambiente, con la sua politica di tariffazione puntuale e, in prospettiva, di avvicinamento all’obiettivo rifiuti zero, rappresenta una variabile indipendente e troppo “esuberante” per i soloni del Pd brianzolo che governano la Provincia e molti comuni. Gelsia Ambiente va “normalizzata” e resa innocua all’interno di questo famigerato ATO dei rifiuti, dove tutto ruoterebbe intorno alla necessità di mantenere in vita il forno di Desio.
Questi signori continuano a coltivare il loro orticello provinciale senza considerare minimamente il contesto regionale. Se la Regione non ha mai istituito gli ATO provinciali per i rifiuti, come candidamente ammettono anche loro, un motivo ci sarà! Oggi in Regione l’ambito ottimale, per quanto riguarda l’impiantistica di smaltimento, è il territorio regionale stesso. E questo è dovuto al fatto che siamo in una situazione di sovracapacità impiantistica e non ha alcun senso che ciascuna delle dodici province lombarde si faccia il suo ambito ottimale con la relativa autosufficienza nello smaltimento dei rifiuti…. i rifiuti non sono sufficienti per alimentare tutti gli impianti esistenti… ma è così difficile da capire?
Da qui il piano di progressiva dismissione degli impianti di incenerimento, proposto in Regione dal M5S, votato all’unanimità in Consiglio e oggi parte integrante del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti. Gli ATO provinciali sono l’antitesi del piano di dismissione degli inceneritori.
Proprio nel momento in cui nel varesotto, amministratori di ben altro spessore rispetto ai nostri decidono di chiudere l’inceneritore di Busto Arsizio e di costruire una Fabbrica dei Materiali, i nostri sindaci e l’illuminato presidente della provincia, con il pretesto di “tenere in mano pubblica” l’intera gestione dei rifiuti, mettono insieme aziende che per loro natura fanno un’attività contrapposta tra loro e creano un carrozzone politico di dimensione provinciali che impedirebbe qualsiasi evoluzione virtuosa del sistema di gestione dei rifiuti.
Anche facendo finta che non esista un insanabile conflitto di interesse tra la funzione di raccolta e la funzione di smaltimento, occorre considerare che storicamente le innovazioni nei sistemi di gestione dei rifiuti sono sempre arrivate da libere aggregazioni di piccole dimensioni di Comuni, in cui il singolo sindaco ha avuto la libertà di sperimentare qualcosa di nuovo (la tariffa puntuale, le eco-sagre, le casette dell’acqua ecc) e poi tutti gli altri sindaci lo hanno seguito per emulazione (ed è proprio quello che è successo con la tariffa puntuale di Gelsia…).
Un ATO provinciale sarebbe un contenitore troppo grande e farraginoso, in cui il singolo sindaco non conterebbe nulla e non avrebbe la possibilità di fare sperimentazioni virtuose. Insomma si finirebbe per ingessare il sistema, mentre è proprio la continua riprogettazione dello stesso che permette di andare verso rifiuti zero. Proprio per evitare tutti questi problemi va assolutamente accantonata l’idea malsana di un ATO provinciale.
Allo stesso modo non è convincente la scelta di fare una gara che alcuni comuni stanno valutando in queste settimane; si rischia difatti di perdere il know how e il valore rappresentato dalle società pubbliche che fanno la raccolta differenziata e di aprire le porte, in un settore dove la criminalità non è certo assente, a soggetti poco raccomandabili, rendendo difficile il controllo pubblico sul gestore.
Per valorizzare le aziende pubbliche presenti sul territorio, il M5S brianzolo è favorevole a forme di aggregazione di dimensioni sub-provinciali che si avvicinino alla filosofia degli Ambiti di Raccolta Ottimali, all’interno dei quali ai sindaci venga garantita la massima libertà di sperimentare nuove modalità operative di erogazione del servizio. Si possono valutare delle sinergie in ambito provinciale ma solo per creare una stazione appaltante per i contratti, le forniture di materiali, ecc in un’ottica di razionalizzazione delle spese e sfruttamento delle economia di scala.
Per quanto riguarda lo smaltimento, il forno inceneritore di Desio deve essere chiuso nel più breve tempo possibile e riconvertito a Fabbrica dei Materiali proprio come sta avvenendo a Busto Arsizio e come stanno chiedendo molti cittadini attraverso la petizione che sottoscrivono presso nostri banchetti. Il rifiuto da smaltire, una volta imboccata la strada verso rifiuti zero e avendo a disposizione una Fabbrica dei Materiali, diventerà una marginalità del sistema, la cui gestione sarà semplice, poco onerosa e soprattutto meno inquinante.