Oggi sono stato alla cerimonia di apertura del Tratto A della Pedemontana, insieme alla collega Paola Macchi. Più che ad una inaugurazione abbiamo assistito ad un rito religioso, un atto di fede, una messa pagana celebrata in onore del Dio Asfalto, con tanto di benedizione sacerdotale, taglio del nastro, rinfresco di tartine e spumante e tanti bei discorsi – retorici, ridicoli e privi di qualsiasi contenuto – del politicante di turno.
Abbiamo, dati alla mano, ampiamente chiesto di rinunciare al proseguimento della Pedemontana, un’infrastruttura nata vecchia. Se ne parla dagli anni 50 e nel frattempo il mondo è completamente cambiato a partire dalla deindustrializzazione del territorio. Oggi Pedemontana è la risposta sbagliata ad una reale esigenza di mobilità dei cittadini e delle imprese: un supercollegamento autostradale Varese-Bergamo non serve a nulla.
Serve invece efficientare il sistema logistico di trasporto delle merci (oggi i camion viaggiano con un coefficiente di carico del 50% solamente), potenziare il trasporto pubblico per i pendolari da e verso Milano, favorire i brevi spostamenti a rete sul territorio delle PMI tramite il miglioramento della rete stradale ordinaria.
Per la tratta A restano aperte numerose questioni come la gratuità del tratta per i prossimi mesi, forse per tutto il 2015, che apre un buco nelle casse della società. A pagare come sempre saranno i cittadini, visto che la Regione ha assicurato la copertura dell’operazione. Chiediamo a Maroni di impegnarsi a non reperire queste risorse dai fondi previsti per il trasporto pubblico!
Si dia inoltre una forte accelerata a tutte le compensazioni ambientali previste e a oggi rimaste praticamente sulla carta. Avrebbero dovuto essere realizzate in contemporanea alla tratta e invece oggi l’asfalto c’è mentre le compensazione sono solo una promessa. Infine, Maroni s’impegni affinché alla colata di asfalto dell’autostrada non si aggiunga la colata di cemento di capannoni e centri commerciali che ad esempio hanno devastato il territorio lungo l’A4; evitiamo oltre al danno la beffa!
Abbiamo più volte sottolineato la devastazione ambientale che la Pedemontana porta con sé. E’ di fondamentale importanza poi anche il fatto che sul piano finanziario l’opera non sta in piedi. Prevede, infatti, costi esorbitanti, circa 5 miliardi di euro, che il nostro sistema Paese non può permettersi e che comunque si potrebbero spendere molto meglio.
I lavori sono stati finanziati solo per la tratta inaugurata oggi e la B1, da Lomazzo a Lentate sul Seveso. Questi percorsi hanno assorbito tutte le risorse pubbliche originariamente previste per l’intera opera. Per completarla mancano all’appello quasi 2 miliardi di euro, che le banche si sono ben guardate dal concedere, anche per le previsioni di traffico crollate del 40% dal 2009 ad oggi.
Ormai i politici che contano in Lombardia – tutti varesini, dal Governatore Roberto Maroni al Presidente del Consiglio regionale Raffaele Cattaneo fino al segretario regionale del PD Alessandro Alfieri – il loro pezzo di Pedemontana (e il relativo ritorno elettorale) l’hanno avuto. I tempi sono maturi perché si dica una buona volta la verità ai cittadini: la Pedemontana finirà indecorosamente a Lentate sul Seveso e gli altri tratti non vedranno mai la luce. Tutto il traffico proveniente da Como, Varese e Saronno si riverserà nel girone infernale della superstrada Milano-Meda, già oggi di per sé al collasso.
La Pedemontana è un morto che cammina e non andrà mai oltre la tratta B1. Questo è il segreto di Pulcinella, al di là delle ridicole e pompose dichiarazioni pubbliche di ministri, governatori e assessori regionali, quasi sempre riprese come il vangelo dai media. Certo Maroni parla dell’inutile infrastruttura – che farà la fine della Brebemi – come di un enorme successo. All’inaugurazione della tangenziale di Varese (parte integrante della Pedemontana) ha addirittura parlato di un “sogno che diventa realtà”. Se lo spessore di un uomo lo si capisce dai suoi sogni, uno che sogna una tangenziale come possiamo qualificarlo?
Manca un piano generale della mobilità per la Lombardia e manca soprattutto un cambio di paradigma culturale, che non arriverà mai finché i politici devoti al monoteismo autostradale governeranno questa regione.