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LA SENTENZA CHOC SI ABBATTE SULLA FUSIONE BEA/CEM

ORA VIENE A MANCARE IL PRESUPPOSTO DI TUTTA L’OPERAZIONE, CIOE’ LA GESTIONE PUBBLICA DEL SERVIZIO IN BRIANZA

Ha davvero dell’incredibile la sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale per la Lombardia in merito al ricorso che Gelsia ha fatto nei confronti del Comune di Limbiate! Il Tar ha sentenziato che Bea non ha i requisiti per ricevere l’affidamento diretto da parte dei comuni del servizio di gestione dei rifiuti! L’unica cosa che può legittimamente fare Bea è partecipare alle gare, cioè esattamente quello che tutti i comuni che hanno architettato l’operazione di fusione Bea/Cem volevano evitare!

 Ufficialmente, si voleva evitare di andare a gara e fare l’affidamento diretto in house a Bea per mantenere in mano pubblica la gestione del servizio ed evitare che dei soggetti privati potessero lucrare sulla gestione dei rifiuti; in realtà tutta l’operazione di fusione Bea/Cem è stata architettata dal Presidente della Provincia Gigi Ponti e dal suo PD brianzolo per salvare il vecchio inceneritore dal suo naturale destino (la chiusura o riconversione in altro impianto) assicurandogli un flusso costante e continuativo di rifiuti da bruciare per i prossimi decenni, tramite il conferimento diretto in house, al riparo dalla concorrenza del mercato. E l’operazione oggi fallisce miseramente di fronte alla sentenza del Tar.

Ma questa storia merita di essere raccontata nella maniera più chiara possibile (è possibile scaricare la sentenza integrale a QUESTO LINK ).

Partiamo dall’inizio.

Con Sentenza n. 00287/2015 depositata in Segreteria in data 23 gennaio 2015, il Tribunale Amministrativo Regionale per la Lombardia, sede di Milano, ha accolto il ricorso avanzato da Gelsia Ambiente Srl contro il Comune di Limbiate, annullando di fatto tutti gli atti mediante i quali l’Amministrazione intendeva affidare direttamente a Bea i servizi di igiene ambientale a decorrere dal 1° gennaio 2015.

Il Tar da ragione a Gelsia, in quanto “… la decisione espressa (dal comune di Limbiate, ndr) con gli atti in esame risulta, senza alcuna ragion concreta di giustificazione, irragionevolmente favorevole per Brianza Energia Ambiente Gestioni spa e, corrispondentemente, discriminatoria per Gelsia Ambiente srl.” Per altro c’è da notare che il Tar dispone la trasmissione degli atti alla Procura presso la Corte dei Conti di Milano e alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano… cosa del tutto inusuale in casi di giudizio amministrativo.

Tralascio ogni commento sulla figura indegna fatta dall’amministrazione del Comune di Limbiate, che ha intrapreso una condotta illegittima per favorire la società che gestisce l’inceneritore di Desio! Ovviamente è solo un caso che in consiglio comunale, tra i banchi della maggioranza, sieda un consigliere che è dipendente di Bea…

Ma il Tar non si ferma qui e dice delle cose su Bea ben più gravi, destinate a pesare come un macigno sul futuro degli operatori che gestiscono i rifiuti in Brianza e in generale sull’assetto del servizio nella nostra provincia.

Facciamo un passo indietro. Per legge un Comune può affidare i servizi pubblici locali in base ad uno dei tre modelli di gestione:

  1. affidamento tramite bando di gara (ricorso al mercato),
  2. affidamento a società mista pubblico/privato (il cosidetto PPPI, cioè partenariato pubblico/privato istituzionalizzato),
  3. affidamento a società interamente pubblica.

Il PPPI si riferisce ad una società mista che scaturisce dalla partecipazione di un partner privato ad una società pubblica; si attua attraverso una “gara a doppio oggetto”, che ha per l’appunto la finalità da un lato di individuare il socio privato che entra nel capitale della società pubblica e dall’altro di affidare al socio stesso almeno una parte dei compiti operativi (cioè di erogazione del servizio) della società stessa.

E proprio questo modello è stato scelto da Bea, con il piano industriale adottato un paio d’anni fa: Bea spa ha costituito Bea Gestioni spa alla quale ha, dapprima affittato, poi ceduto il ramo di azienda che gestisce l’inceneritore desiano e altri servizi di igiene urbana. Nel novembre 2013 Bea Gestioni ha avviato una gara a doppio oggetto per dare vita al PPPI, tramite la cessione sia di quote di capitale e che l’erogazione di alcuni servizi.

La gara era articolata in tre lotti: il primo per la costruzione di un impianto di compostaggio, il secondo per la fornitura, installazione e gestione di una turbina per l’inceneritore, il terzo per il revamping e la gestione dell’inceneritore stesso. Il primo e il terzo lotto sono andati deserti, mentre il lotto 2, che fino a qualche tempo fa risultava in corso di definizione, è stato assegnato:

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Ma qui, come si suol dire, casca l’asino. Perché il TAR ha sentenziato chiaramente che l’operazione seguita da BEA non è conforme al Partenariato Pubblico Privato Istituzionalizzato in quanto il partner privato non ha compiti operativi di erogazione del servizio verso i comuni. Ne consegue che non si può configurare l’affidamento diretto del servizio a Bea secondo il modello del PPPI!

Ecco alcuni estratti della sentenza estremamente chiari in merito:

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Ma c’è dell’altro! A causa della presenza in Bea Gestione di un socio privato, non si può configurare nemmeno l’ipotesi dell’affidamento diretto a società interamente pubblica, e anche questo il TAR lo dice molto chiaramente:

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In definitiva il TAR ha stabilito un fatto che ha davvero del clamoroso! BEA non può ricevere legittimamente alcun affidamento diretto del servizio da parte dei Comuni, perché non è né una società al 100% pubblica né una società mista secondo il modello del Partenariato Pubblico Privato Istituzionalizzato!

Se Bea vuole aggiudicarsi il servizio da parte dei comuni, non le resta che partecipare ai bandi di gara! E cioè fare esattamente quello che tutti i comuni amministrati dal Pd hanno cercato di evitarle: competere sul mercato (auguri…).

Con buona pace di tutte le manovre politiche di difesa corporativa dell’impianto, come la fusione tra Bea e Cem, finalizzata solo ad assicurare all’inceneritore una lunga e prosperosa vita al riparo dalla concorrenza sempre più agguerrita di impianti ben più grandi e moderni di quello desiano.

Il Pd brianzolo, i suoi sindaci e i vertici di Bea e di Cem hanno sempre motivato l’operazione con la volontà di affidare il servizio di gestione dei rifiuti ad un soggetto pubblico secondo il modello in house… basti leggere per esempio questo estratto dall’Accordo Quadro Bea Cem:

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Ma Bea, finché avrà in pancia il privato, anche dopo l’ipotetica fusione con Cem, non potrà mai erogare il servizio in house!

La logica conseguenza di questa sentenza del Tar è che la fusione tra Bea e Cem non ha più senso di esistere.

Inoltre, tutti i comuni che hanno in essere un contratto di affidamento diretto del servizio a Bea, farebbero bene a domandarsi se non hanno in essere un contratto potenzialmente illegittimo e conseguentemente se non vi siano i presupposti per prendere provvedimenti per l’annullamento in autotutela del contratto stesso.

Insomma siamo di fronte all’ennesima – questa volta davvero grave – prova di dilettantismo e dabbenaggine dei vertici di Bea e di tutto il cocuzzaro di sindaci brianzoli che ha continuato a fidarsi ciecamente di chi governa questa società pubblica.

A questo punto il futuro di Bea si fa davvero difficilissimo. Chiedere le dimissioni del direttore generale e del consiglio di amministrazione è davvero il minimo. La classe politica che ha portato la società in questa situazione cerchi una soluzione per uscirne.

Magari se si abbandona l’idea di salvare l’inceneritore a tutti i costi e si prendono in considerazione scenari alternativi (come il M5S chiede da anni) una via d’uscita si potrebbe trovare.

4 commenti

  1. Francesco Sartini

    Sono allibito ed esterrefatto! La politica gestisce allegramente i soldi dei contribuenti esasperati dal continuo aumento delle tasse e riduzione dei servizi, per poi spenderli verso aziende che non rispettano le regole, costruite con il contributo della stessa classe politica!
    Questi signori dovrebbero avere la decenza di andarsene e lasciare il posto a gente onesta che non sia solita a imbrogliare!

  2. Pingback: Inceneritore BEA, il TAR: non ha i requisiti per l’affidamento diretto del servizio. | Ultime Notizie sul Movimento 5 Stelle M5S

  3. Morris Valzania

    A volte il TAR toglie (sentenza Brianzacque) a volte da. Complessivamente direi, meglio che ci sia.
    P.S. La superficialità e l’incompetenza del prepotente che si sente al di sopra della legge, ma come ai tempi dei greci antichi, chi eccede in ‘ubris’ (tracotanza per i non grecisti) viene alla lunga punto! Forse nell’Italia di oggi succede solo ogni tanto, ma succede ancora…

  4. Emanuele Sana

    Vai a vedere che la gara di Lissone la vince BEA e cosi’ la Giunta visceralmente anti-inceneritorista (a parole, ma nemmeno quelle) finira’ col finire in pancia (o nel forno) di BEA.

    • se leggi la sentenza, il Tar, oltre a demolire giuridicamente la struttura societaria di Bea, dice che c’è stata una disparità di trattamento da parte del comune, il quale privilegia un azienda a favore di un altra, nel caso di Lissone c’è una “brava donna” (pia non credo) che fa la stessa cosa: sceglie una gara pubblica nonostante abbia un azienda di sua proprietà che fa lo stesso lavoro.
      Spero che se escono con la gara si prendano un bel ricorso, così la “non pia” donna dovrà giustificare in tribunale perche ha boicottato la sua azienda.
      Così vedremo se ha il coraggio di dire le vere motivazioni per cui fa la gara, ovvero: che è un vezzo (uno dei tanti) di Beretta
      Spero che, in quel caso, il tar sentenzi, non solo di mandare gli atti in procura come ha fatto con Bea, ma di mandare anche qualche attore dallo psicologo

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