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Pensavo che a Desio e dintorni ormai l’avessero capita tutti, ma vedo che in questi giorni c’è ancora qualche politico locale del PD che si domanda come si può fare senza l’inceneritore.

Torno quindi sulla questione per la miliardesima volta, cercando di essere il più chiaro possibile, aiutandomi con delle figure… chissà che non sia la volta buona che la capiscono!

Farò finta che il Pd della Brianza non abbia già organizzato un incontro sul tema con il suo Assessore all’Ambiente della Provincia di Reggio Emilia (Mirko Tutino), quello che ha chiuso l’inceneritore locale e ha aperto la “fabbrica dei materiali”. Evidentemente molti piddini quella sera erano distratti o forse erano andati al cinema o forse hanno sentito cose che hanno voluto dimenticare. Curioso il titolo della serata: “il Pd di Monza e Brianza lancia la sfida: obiettivo rifiuti zero”. Non è chiaro a chi l’abbiano lanciata la sfida, visto che l’hanno persa in partenza, anzi non ci hanno nemmeno provato a vincerla, cedendo platealmente alle lobby dell’incenerimento.

E farò anche finta che non esista un Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti che certifica che da qui a 5 anni nella nostra regione ci sarà una sovracapacità impiantistica di incenerimento pari a circa un milione e trecento mila tonnellate l’anno e che quindi qualche inceneritore, invece di essere potenziato, deve essere chiuso.

Dunque, parliamo di un’esperienza concreta, reale e vicina a noi: la provincia di Treviso.

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Da quelle parti esiste un consorzio che si chiama Contarina che raggruppa 50 comuni, serve 550 mila abitanti e da lavoro a 645 persone:

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SUBITO ANALISI APPROFONDITE E STOP POTENZIAMENTO FORNO E FUSIONE BEA-CEM!

Innanzitutto evidenziamo che il comunicato che l’ASL ha diramato ieri non smentisce una singola parola di quanto abbiamo riportato nella nostra denuncia; e non poteva essere altrimenti. Le diossine contenute nelle uova di Desio sono 21 volte superiori al limite di legge e per il 61% di queste diossine l’origine è ignota.

A Desio il valore delle diossine è incredibilmente alto! E’ vero che un singolo campionamento non ha valore statistico, ma ha valore in sé, essendo un caso su uno, pertanto avrebbe dovuto essere considerato quanto mento un campanello d’allarme. Si sarebbero dovuti effettuare immediatamente studi più approfonditi ed estesi ad altri allevamenti di Desio (e negli altri comuni dove si sono rilevati sforamenti) e invece pare non si sia fatto nulla. Prendiamo atto che l’ASL ha emanato note informative, trasmesso i dati ad Arpa, Provincia e Comuni, organizzato una campagna informativa con locandine, opuscoli e comunicati stampa, informato gli allevatori interessati e vietato loro di consumare le uova per 120 giorni, ma ci viene da dire: tutto qui??

Si sperava forse che la diossina dopo 120 giorni sarebbe magicamente sparita? L’ASL è tornata a fare controlli in quegli stessi allevamenti dopo tale periodo? Non risulta. Troppo facile per gli enti preposti (ASL e/o ARPA) avvisare che c’è la diossina ma 1) non fare nulla per capire da dove arriva e 2) non fare nulla per porre rimedio all’inquinamento!

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