La replica di Brianzacque al nostro comunicato “l’Antitrust ci da ragione” – in cui la dirigenza della società sostiene che il parere dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato è superato dalla successiva archiviazione del ricorso – è strumentale e finalizzata all’autoassoluzione che la società vorrebbe tanto concedersi.
Difatti l’archiviazione è semplicemente la chiusura standard di qualunque procedimento amministrativo (e quindi anche dell’Agcm) e non ha nulla a che fare con il contenuto e il merito del procedimento stesso. All’epoca del nostro ricorso i requisiti per l’affidamento del servizio idrico a Brianzacque non c’erano e questo l’Agcm lo dice a chiare lettere nei suoi pronunciamenti, dandoci pienamente ragione.
In ogni caso sia il Consiglio di Stato (nell’ambito del ricorso straordinario al Presidente della Repubblica presentato dal Comitato Beni Comuni) che il TAR dovranno esprimersi esclusivamente sugli atti amministrativi che affidavano il servizio a Brianzacque in un momento in cui i requisiti non sussistevano, senza potersi spingere ad integrare il loro giudizio con valutazioni relative al percorso successivamente intrapreso dalla società.
Se tale percorso va verso la direzione giusta (pieno rispetto del referendum 2011, gestione totalmente pubblica dell’acqua, effettività del controllo analogo degli enti affidanti…) siamo convinti che lo si debba alla nostra azione politica e al nostro intervento giudiziario.
I signori di Brianzacque, una volta acceso il riflettore sul loro operato, non hanno potuto fare a meno di cambiare rotta e orientarsi verso la regolarizzazione del modello del servizio integrato secondo i parametri della giurisprudenza comunitaria e nazionale.
Al di là dei futuri pronunciamenti del Consiglio di Stato e del Tar, noi la nostra battaglia in difesa dell’acqua pubblica l’abbiamo già vinta.
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