Apprendo, con viva e vibrante soddisfazione, dal sito della società Bea Brianza Ambiente Energia, che la “gara a procedura aperta per la selezione del/i socio/i privato/i di minoranza della società Bea Gestioni S.p.A.” è andata deserta per il lotto 3 relativo ai lavori di revamping del forno inceneritore (20 milioni di euro).
Stessa sorte per il lotto 1 (7 milioni di euro) per la realizzazione di un impianto di compostaggio, mentre è in corso di definizione il lotto 2 (6 milioni di euro) relativo alla fornitura di una nuova turbina per la produzione di energia.
Si tratta di un’ottima notizia per tutti coloro che hanno a cuore la corretta gestione dei rifiuti, il rispetto dell’ambiente e la tutela della salute umana.
La dirigenza di Bea e i sindaci avevano fatto orecchie da mercante a chi li avvisava che il mondo della gestione dei rifiuti attorno a loro era cambiato; che in Lombardia i rifiuti sono e saranno sempre di meno; che la Regione sta per finalizzare un piano per la graduale dismissione degli impianti più vecchi e meno efficienti. Come gli ultimi soldati giapponesi hanno continuato a combattere una guerra già persa, difendendo il progetto di rifacimento e potenziamento del forno di Desio (vecchio di 40 anni) che prevede di allungarne la vita ancora per altri 18 anni.
Laddove non è arrivata la politica brianzola, ci è arrivato il mercato, che ha bocciato sonoramente i sogni di gloria inceneritoristi di Bea e dei sindaci soci (di centro-sinistra) che avevano approvato il suo piano industriale. Ora è il mercato a decretare il fallimento di questo progetto senza senso.
Dispiace per l’impianto di compostaggio, questo si realmente utile al nostro territorio; ma evidentemente nessuna azienda si azzarda ad entrare nel capitale sociale di una società come Bea – così miope da puntare ancora sull’incenerimento dei rifiuti – anche per la gestione di attività parallele che nulla hanno a che fare con l’incenerimento.
Il MoVimento 5 Stelle chiede le dimissioni immediate dei vertici di Bea e Bea Gestione. Non esistono uomini per tutte le stagioni, chi ha fallito vada a casa.
E ora si spera che i sindaci finalmente capiscano di essersi cacciati in un vicolo cieco, rimettano mano al piano industriale e facciano partire un tavolo di lavoro, composto da esperti indipendenti, che studi la fattibilità tecnica, economica e ambientale di scenari alternativi al revamping. Proprio come stanno facendo i sindaci soci dell’inceneritore Accam di Busto Arsizio. E’ così difficile seguire la loro strada?