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Impazza il dibattito sulla possibilità di stringere accordi con il partito di Nigel Farage al Parlamento Europeo. Riporto un intervento di Sergio Di Cori Modigliani sulla vicenda. Invito tutti caldamente a leggerlo. La considero un’analisi molto lucida e in gran parte condivisibile, fatta da una persona indubbiamente amica del MoVimento (è l’autore del libro Vinciamo Noi, con prefazione di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio).

Ora, il nodo cruciale di tutta la questione è: ammesso (ma è da verificare) che non vi sia possibilità di entrare in altri gruppi parlamentari, è accettabile turarsi il naso per raggiungere un obiettivo? Sergio Di Cori Modigliani ha dato la sua risposta, ciascuno dia la sua.

Ma poi, non è che turarsi il naso per raggiungere un obiettivo alla fine non si trasformi in un boomerang per il MoVimento? Non si corre il rischio di una perdita di immagine (e quindi di consenso al prossimo giro elettorale) secca? Non è che turandosi il naso per vincere una battaglia si finisce per perdere la guerra?

Invito tutti a fare una riflessione seria e a darsi le proprie risposte, perché presto verremo chiamati a votare ed è bene arrivare all’appuntamento con le idee chiare.

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di Sergio Di Cori Modigliani 

Quella che, nella mia mente ingenua, avrebbe dovuto essere una complessa operazione politica del movimento cinque stelle, di cui ne avevo individuato i tratti vincenti, si è invece immediatamente trasformata  nella consueta kermesse italiana, da tutti usata per scannarsi, azzuffarsi, annebbiare la mente dei cittadini e farci ricordare ancora una volta che la strada verso una “società normale” è davvero lunga, ma molto lunga e tutta da percorrere.


Finisce sempre in una squallida operetta tra guelfi e ghibellini.
Cercherò con questo post di dare un mio contributo personale alla riflessione e discussione collettiva, sperando che nel frattempo i partecipanti dell’una e dell’altra sponda abbandonino le posizioni classiche della tifoseria, del calcolo dei rapporti di forza, dell’utilizzo di una scelta importante del movimento cinque stelle per altri fini, più o meno oscuri.
Se c’è qualcuno che non vuole sorbirsi l’argomentazione, l’elaborazione e l’analisi, e vorrebbe sapere subito in maniera ultra sintetica come la penso, lo accontento subito.
Iniziamo, dunque, dalla fine del post.

“Nigel Farage è impresentabile, l’individuo è inguardabile e infrequentabile.
Ma l’accordo con Nigel Farage, in questa fase, va sostenuto, a condizione che…..”.

Sembrerebbe una contraddizione, ma non lo è affatto.
Si tratta, piuttosto, di un evento paradossale, ma l’ossimoro, si sa, in Italia è diventato norma.
Sono stati commessi diversi errori nel presentare questa prospettiva, a mio avviso, da parte di tutti, i quali ormai sono partiti verso una loro tangente individuale e quindi ciascuno insiste nel proseguire nell’errore, aumentando nella cittadinanza sgomento, confusione e disorientamento.

Della questione ne ero stato informato personalmente da Gianroberto Casaleggio, nel suo ufficio a Milano, qualche giorno fa, nel corso di una conversazione, e il suo modo di presentarmi la questione (così pensavo sarebbe stata poi comunicata anche a tutti) era stata piuttosto convincente e io l’avevo trovata, lì per lì, realistica e vincente pur nei suoi aspetti raccapriccianti. In Europa aveva detto Casaleggio, funziona in maniera diversa che in Italia dove alla Camera può avere peso anche un deputato da solo, per conto suo. In Europa non è così. Se non fai parte di un gruppo forte, non potrai fare nulla, non avrai accesso alle presidenze di commissione, non avrai diritto a parlare, a intervenire. Noi abbiamo bisogno di allearci con qualcuno molto forte in modo tale da poter essere sicuri che la nostra presenza a Bruxelles sarà efficace ed efficiente. Si tratta di un accordo tattico, non strategico. E’ arrivato il momento di fare dei compromessi necessari, adulti, per far valere le nostre ragioni, basta che a noi venga data garanzia specifica che la nostra autonomia e indipendenza verrà rispettata e salvaguardata. 
Fine della conversazione.
Messa così, la questione poteva anche avere una sua nobile valenza. 
Così pensavo sarebbe avvenuto. 
Immaginavo che le stesse identiche parole sarebbero state usate per emettere un comunicato stampa della durata di sei righe nelle quali Casaleggio annunciava la scelta effettuata, comunicando che Grillo sarebbe andato a Bruxelles a incontrare questo signore inglese, magari aggiungendoci con la sua consueta verve una nota di memoria storica che qui condivido con voi tutti.
Mentre ascoltavo le parole di Casaleggio, nella mia mente, sono scattate delle sinapsi per assonanza e nelle mie orecchie è risuonata la voce antica di mio nonno Pacifico, quando mi aveva raccontato la tragedia che aveva vissuto nel 1938 quando (lui era allora comunista) seppe di un evento inconcepibile, inaccettabile, impensabile, ma che -a conti fatti- determinò gli esiti della seconda guerra mondiale e consentì di sconfiggere Adolf Hitler.
“Fu una benefica tragedia. Una tragedia incommensurabile, ma fu benedetta e salvò l’Europa”.
Così, mio nonno Pacifico.
Correva l’anno 1938. 
Francia e Inghilterra assistevano con accecante miopia auto-distruttiva al dilagare prepotente della potenza germanica in Europa. Hitler si era annesso l’Austria e si era mangiato la Cecoslovacchia in un boccone secco. Francesi e inglesi siglarono un tacito accordo con il Terzo Reich  -alleanza di un cinismo aberrante, oltre che perdente- (esattamente uguale a quella che  la City di Londra, la Francia e i diversi governi italiani hanno chiuso con la Merkel) pensando, oltre che sperando, di rabbonire il Fuehrer spingendolo verso l’est, con l’augurio che si prendesse la Polonia, l’Ungheria, l’Ucraina e magari, perchè no, andasse anche a bastonare Stalin e quei maledetti bolscevichi, lasciando quindi in pace sia gli inglesi che i francesi, olandesi, belgi, scandinavi. Stalin lo capì. Nel 1938, dopo una riunione con i membri scelti della sua sicurezza, chiese quanto avrebbero potuto resistere se i tedeschi li avessero invasi di lì a sei mesi o un anno. “Tre giorni” rispose il ministro della Difesa “forse una settimana”. Stalin chiese di che cosa ci fosse bisogno per vincere. Gli spiegarono che era necessario costruire circa 250.000 carri armati ed equipaggiare alla perfezione almeno 10 milioni di soldati. Chiese quanto tempo ci voleva. “Abbiamo bisogno di 30 mesi. Siamo in grado di mettere in funzione le fabbriche 24 ore al giorno ma ci vuole tempo”. E così presero la decisione usando anche dei trucchi da circo, che funzionarono. Per fare credere ai tedeschi che erano forti (cosa non vera) portarono alla frontiera con la Finlandia, la Polonia, l’Ucraina migliaia e migliaia di carri armati di cartone coperti da tendoni mimetici. Dopodichè, Stalin chiamò l’ambasciatore tedesco e gli consegnò una lunga lettera per il Fuehrer in cui gli ricordava che entrambi avevano un nemico comune: la plutocrazia e le banche inglesi, tanto valeva accordarsi. E così, Molotov e Von Ribbentrop firmano il trattato di non belligeranza militare nell’autunno del 1938. Hilter si mangia la Polonia, l’Ucraina e la Finlandia e lì si ferma. Sposta il suo interesse a ovest garantito da quell’accordo con Stalin perchè a est non teme pericoli. Muove l’intero esercito a ovest e conquista tutta l’Europa pensando poi di andare a invadere l’Inghilterra. Una missione dura, quasi impossibile, data la natura geografica del territorio, non è tanto facile invadere un’isola che resiste. E così sceglie di andare a prendersi la Russia, definita allora “un manipolo di contadini comunisti sempre ubriachi di vodka incapaci di combattere”. I tedeschi attraversano con il loro gigantesco esercito tutta la Polonia, l’Ucraina, la Bielorussia,  pensando già che in venti giorni di tappe forzate saranno a Mosca vittoriosi. Dispiegano ben 23.000 carri armati per avvicinarsi alla capitale contando su una scarsa resistenza. I loro calcoli accreditano i russi di circa 3.000 carri armati obsoleti. Se ne trovano davanti, invece, 72.000, con dietro una gigantesca armata di soldati equipaggiati alla perfezione, con stivali di cuoio rinforzato e l’interno di pelliccia di visone per tenere piedi e gambe caldi nel terribile inverno che li attende. 

Io la vedo così, un accordo come quello.

Nigel Farage non mi piace.
Nigel Farage è un individuo con il quale nessun pentastellato pensante prenderebbe neppure un caffè al bar.
Anche soltanto per rivolgergli la parola bisogna avere davvero del pelo sullo stomaco.
Ma è possibile, è realistico, ed è probabile, che un’alleanza con lui risulti per il movimento vincente in Europa, così come fu quella di Stalin con l’odiata Germania nel 1938. 

Ma ciò che davvero conta (e deve contare) per gli attivisti, militanti, sostenitori del movimento, è che vengano rispettati i parametri di chiarezza, trasparenza, e democrazia diretta.
Così non è stato, da cui l’enorme confusione.
Per dei motivi che io ignoro (tuttora non l’ho né capito né compreso) Beppe Grillo non ha avvertito nessuno, e il suo viaggio è sembrato addirittura qualcosa di segreto, perché il movimento è venuto a saperlo da Matteo Salvini e non da lui.
La vecchia guardia del movimento, gli attivisti di lungo corso, i fedeli soldati della rete, lo zoccolo duro che ha tenuto coeso, forte e saldo il movimento, si è sentito preso in giro perché ha ritenuto violato lo spirito, il Senso, l’indirizzo del movimento, nonché l’articolo 4 del non statuto. L’amore che il movimento ha per Grillo è reale, autentico, quindi fedele e coerente.
Sarebbe bastato scusarsi per la sua eccessiva riservatezza e sarebbe stato compreso e perdonato da tutti. I media non ne avrebbero neppure parlato.
Invece non è andata così.
E non è andata così neppure la presentazione di quest’alleanza.
L’assonanza con il patto Molotov/Von Ribbentrop è mia, ma gli echi mi sono stati suggeriti e alimentati da Casaleggio, una persona che il movimento ce l’ha nel sangue e conosce molto bene i suoi polli, anche quelli extra-italiani. 
Perchè non è stato spiegato a tutti con altrettanta chiarezza comprensibile?
Perchè non è stato scelto di considerare adulti i propri votanti, militanti, attivisti, e dire a tutti la verità, nel nome della chiarezza e della trasparenza, facendo capire -o in maniera diretta o tra le righe- che Farage è un individuo oggettivamente impresentabile ma che assicura una convenienza necessaria per far raggiungere al movimento i propri obiettivi?
Perchè non sia stato fatto, lo ignoro.
E’ stata scelta un’altra strada, direi piuttosto allarmante: la beatificazione di Farage.
Con l’aggravante di trovarsi, all’improvviso, degli eletti nel parlamento italiano che lo santificano e addirittura lo presentano come se fosse un rivoluzionario. Tragica deriva che spiega e conferma la frase di Beppe Grillo (in quanto padre riconosciuto, amato e rispettato, ben conosce i suoi figli) quando li definisce dei “miracolati”. Sostengono argomentazioni che appartengono al repertorio dei caporali orwelliani e poco hanno a che vedere con la grande e intramontabile utopia del movimento cinque stelle che tuttora rappresenta l’anello dell’evoluzione civica più avanzato nella socialità italiana, punto di riferimento per tutti coloro che credono in una società più giusta, più equa, più pulita, sostanzialmente più umana, quella che va dalla parte opposta a quella vagheggiata da Nigel Farage. Gli eletti in parlamento non dipendono da Beppe Grillo e da Gianroberto Casaleggio: si sono dimenticati che dipendono dal movimento e dai cittadini che li hanno votati nel nome della democrazia diretta.
Si tratta di una amnesia molto grave.

Da cui (ed è questo il mio pensiero) “No alla beatificazione di Nigel Farage. No allo sdoganamento di Nigel Farage. Sì all’accordo con Nigel Farage se serve al movimento, facendo di necessità virtù, e da bravi soggetti politici adulti accettando il principio di turarsi il naso per raggiungere il proprio obbiettivo“.

Messa così, secondo me, diventa una piattaforma di discussione adulta per tutte le componenti del movimento e ci qualifica come interlocutori attendibili, realistici, pragmatici, finalmente non faziosi, non complottisti, non ideologizzati.
E invece sta dilagando in maniera virale la confusione, la paura.
Niente di tutto ciò fa bene al movimento.
C’è chi ce l’ha nel sangue, e sono quelle migliaia, decine di migliaia, centinaia di migliaia, milioni, di cittadini per bene che hanno fatto loro nel profondo del loro cuore civico il Senso del “Vinciamo noi” credendo fermamente nei principi di chiarezza e trasparenza, di coerenza e rispetto, di fedeltà e di attività, sapendo che l’Umanità Libera e Pensante si affermerà in Europa come in Italia grazie all’avanguardia del M5s, perchè questo accadrà quando la società putrida di oggi, quella del malaffare e della corruttela, verrà sepolta da cittadini che appartengono a un anello dell’evoluzione più avanzato, più esistenzialmente nobile, più maturo.

In conclusione, -ed è la mia personalissima opinione che vale uno- mi sta benissimo l’accordo con Farage se mi viene presentato per ciò che è. Sono contrario e lo contesto se devo prima sottoscrivere la patente di libero pensatore a un individuo che non la merita di certo.
Si può anche accettare il patto con il diavolo, quando le condizioni lo impongono.
A condizione che non venga presentato come un angelo liberatore.
Non lo è.
Diavolo era, diavolo rimane. 

Discutiamo in maniera adulta, se è possibile.

E cominciamo a portarci rispetto tutti, gli uni con gli altri.

L’Europa ci guarda, ci legge, ci decodifica.

E’ ora che il movimento riprenda il proprio percorso rimanendo fedele alla propria splendida e squisita natura libertaria che si riflette nel Valore che ciascuna di quelle cinque stelle rappresenta.

Spero che Gianroberto Casaleggio ci possa illuminare nei prossimi giorni.

A piazza san Giovanni, è stato lui che ha concluso il comizio salutando tutti con “E la Forza sia con voi”.

Auguro a Casaleggio che “la Forza Biologica ti sostenga con tutta l’energia necessaria” per una pronta ripresa.

Abbiamo bisogno della sua visione strategica: è la nostra migliore risorsa.

Perchè il momento, è questo.

1 commento

  1. giovanni madeddu

    sono d’accordo quanto detto.L’europa come e stata concepita dal 1956 a oggi anzi alle votazioni del 2009 ,si deve valutare chi e stata la nazione che ha avuto maggior vantaggi dalla unione europea e la germania.Chi può oggi cambiare questa europa che comandano banche private e multinazionali,che votano solo il 52% della popolazione europea? E che la maggioranza del parlamento europeo e in mano al centro destra e la seconda forza e il centro sinistra ,noi movimento 5 stelle con 17 europarlamentari cosa possiamo fare? Io personalmente se devo fare gruppo mi alerei anche col diavolo pur di raggiungere i nostri obbiettivi ,firmando col diavolo la libera scelta delle votazioni davanti mille notai.Abbiamo perso la nostra sovranità monetaria perso le nostre grandi aziende ma dico io e siamo tanti come me prima usciamo da questa europa e meglio sarà per tutti noi.

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