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Ieri sono andato in visita ai cantieri Expo con i colleghi Giampietro Maccabiani e Silvana Carcano, insieme agli altri membri della Commissione Antimafia e una delegazione di consiglieri del Comune di Milano (tra cui Mattia Calise).

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Il Movimento, che aveva chiesto inutilmente l’organizzazione di un Expo diffusa e sostenibile, è l’unico gruppo che dall’interno delle Istituzioni contesta l’evento tra rischio di infiltrazioni mafiose negli appalti, speculazione edilizia, scempi ambientali e un enorme e inutile dispendio di risorse pubbliche.
Inizialmente abbiamo incontrato uno dei direttori del cantiere, che ci ha spiegato lo stato dell’arte dei lavori. Mi aspettavo che fossero decisamente più avanti: ad oggi le attività di rimozione delle interferenze sono al 75% e quelle per la costruzione della cosiddetta “piasta” (sulla quale verranno costruiti i padiglioni) al 35%.

Ecco come dovrebbe presentarsi tra poco più di un anno:

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Oggi di fatto il sito è poco più di una distesa di fango:

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Mancano solo 400 giorni e i tecnici che ci hanno accompagnato non hanno nascosto l’ansia per il ritardo delle attività. Ci sono 900 operai al lavoro, ma le condizioni meteo stanno rallentando ulteriormente le attività. La piastra doveva venire pronta per la primavera ma è ormai impossibile il rispetto dei tempi concordati, si è già dato per scontato lo slittamento di alcuni mesi!

Questo è quanto abbiamo visto nel giro al cantiere:

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I lavori da fare sono impressionanti: sull’area graveranno 150 appalti contemporaneamente, ciascuno con vari sub appalti; senza contare che i padiglioni dei Paesi stranieri saranno realizzati direttamente dai Paesi stessi, ciascuno con le sue regole contrattuali! Il rischio è che il tutto si trasformi in una babele infernale di camion, gru, operai, macchinari, attrezzi… Insomma, le condizioni ideali per allentare la presa sui controlli di legalità, e questo non deve succedere!

Sabato 15 marzo decine di portavoce regionali e nazionali del Movimento 5 Stelle visiteranno i cantieri del sito di Expo. La visita ispettiva di massa è la risposta del movimento alla propaganda partitica che favoleggia della fiera internazionale quale soluzione a qualsiasi problema lombardo o male che affligge l’Italia.

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Expotour sarà l’occasione per una riflessione su che cosa si nasconde “sotto” Expo.

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Aggiornamento del 28 febbraio:
Dal Corsera di oggi: “…snellire le pratiche che coinvolgono Asl, Arpa e Osservatorio Ambientale”… quando si dice essere facili profeti…

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Martedì 4 marzo porterò in Consiglio Regionale una mozione per fermare la Pedemontana.

Non c’è più tempo da perdere, Pedemontana va fermata subito al Tratto A, in via di ultimazione, con l’immissione del traffico sulla A8 a Lomazzo. La realizzazione del tratto B1, fino all’imbocco della Milano-Meda a Lentate sul Seveso, sarebbe drammatico per tutta la Brianza. La superstrada è già oggi congestionata, l’arrivo di nuovo traffico da Varese, Como e Saranno getterebbe nel caos viabilistico i comuni sull’asse della Milano-Meda (Lentate, Barlassina, Seveso, Cesano, Bovisio Masciago).

I Comuni e la Provincia hanno già fatto sentire la loro voce, ora tocca al Consiglio Regionale. Le forze politiche che dovessero votare contro la mozione, se ne assumeranno la responsabilità di fronte ai cittadini.

La mozione porta finalmente in Regione un no forte e chiaro ad un’opera immaginata 50 anni fa in condizioni urbanistiche, industriali e ambientali del tutto diverse e che, se realizzata per intero, costerà 5 miliardi di euro.

Sono numerose le criticità dell’opera: tra queste il passaggio su di una zona ancora inquinata dalla diossina di Seveso e l’assenza di una copertura finanziaria per la realizzazione dell’intera infrastruttura.

All’incertezza dei tempi di realizzazione si aggiunge l’insostenibilità ambientale della costruzione, la superficie della Provincia di Monza e della Brianza infatti è tra le più urbanizzate d’Italia. Sono poi stati rilevati diversi profili di illegittimità al progetto della tratta B2, tanto che presso il Tar è depositato un ricorso in attesa di giudizio.

Finalmente nelle istituzioni si da voce ad una posizione condivisa da molti cittadini, comitati e associazioni ma che non ha mai trovato una sponda politica in Regione.

Questo atto costringerà tutti i gruppi politici, con il voto in commissione, a esprimere la loro idea di futuro della Lombardia. Il nostro no a Pedemontana non ha nulla di ideologico ma interpreta perfettamente l’idea della Lombardia nella quale ci piacerebbe vivere: meno traffico non vuol dire più autostrade ma più trasporto pubblico e meno auto. Abbiamo bisogno di un cambio di paradigma culturale: costruire autostrade non è sinonimo di progresso e sviluppo economico. Da questo punto di vista il grande lavoro svolto dai comitati locali è la dimostrazione che come spesso succede i cittadini sono più avanti dei politici.

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Si era mai vista in Brianza tanta gente per un incontro con dei parlamentari e dei consiglieri regionali? Non credo proprio!

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La sala per l’incontro non è bastata per contenere la gente! Tanto che abbiamo dovuto improvvisare un Agorà fuori per strada!

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In un certo senso, le (trecento? quattrocento?) persone che sono venute ieri all’Urban Center di Monza, “valgono di più” delle migliaia che erano venute lo scorso anno a sentire Beppe in Piazza Cambiaghi.

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In quell’occasione c’era un personaggio pubblico di primo piano ad attirare la gente, ieri non c’era nessun nome famoso, ma i cittadini portavoce in Parlamento e in Consiglio Regionale che hanno raccontato il nostro Paese come nessun giornale e televisione fa.

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L’anno scorso con Beppe ho visto tra la gente (anche) tanta curiosità per qualcosa di nuovo, ieri ho visto tanta consapevolezza, tanta convinzione e tanta voglia di cambiare questa politica marcia che ci ha portato sull’orlo del baratro.

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Devo essere sincero, non mi aspettavo così tanta partecipazione, ho parlato con decine di persone, ognuna con il suo problema, il suo progetto, la sua voglia di riscatto.

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L’incontro più bello è stato con Federica, una ragazza che avevo incontrato mesi fa ad un altro dibattito pubblico. Federica aveva frequentato un corso teorico/pratico per infermieri presso una nota struttura sanitaria privata del milanese.
Per organizzare questo corso, la struttura aveva ricevuto ingenti fondi da parte della Regione, che in parte, per contratto, avrebbe dovuto corrispondere ai partecipanti. Cosa che non ha fatto, lasciando tante persone in difficoltà. Federica ci aveva chiesto aiuto per avere giustizia e dopo il nostro intervento in Regione, questa struttura ora si è ricordata di pagare i ragazzi. Il suo ringraziamento e il suo sorriso sono stati la migliore ricompensa di tutti gli sforzi che stiamo facendo per cambiare questo benedetto Paese!

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Oggi pomeriggio ho fatto una visita al carcere di Monza, insieme alla collega Paola Macchi. Ci siamo presentati senza preavviso e abbiamo chiesto di visitare il carcere, in virtù dei poteri ispettivi che la legge attribuisce ai parlamentari e ai consiglieri regionali.

Per me è stata un’esperienza totalmente nuova, mentre per Paola, che fa parte della Commissione Carceri, si è trattato di una delle tante visite effettuate fino ad oggi. Da molto tempo desideravo entrare in un carcere per farmi un’idea di come possa essere la vita in un luogo simile. Paola nei giorni scorsi mi aveva avvisato che si tratta di un’esperienza piuttosto impressionante e io, in qualche modo, avevo cercato di prepararmi psicologicamente al peggio.

E forse proprio per questo, devo dire che ho trovato una situazione complessivamente migliore di quella che mi aspettavo. Ho trovato il personale del carcere generalmente cortese e disponibile a fornire tutte le informazioni, in particolare la direttrice Maria Pitaniello mi è parsa una persona sensibile e in gamba.

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Non avendo termini di paragone con altri carceri, riporto il pensiero di Paola, che ha trovato la casa circondariale di Monza particolarmente pulita e attiva nell’offrire opportunità formative e professionali ai detenuti, anche se non tutti quelli che ne fanno richiesta hanno l’opportunità di lavorare. Tra le varie sezioni, abbiamo visitato la falegnameria, la panetteria, la sartoria, la biblioteca, la sala teatro, l’area dei colloqui con i visitatori e l’area giochi per i bambini in visita ai genitori.

Sempre a detta di Paola, anche nella visita alle celle si è respirato un clima relativamente sereno tra i detenuti, rispetto ad altre prigioni. Contrariamente allo stereotipo del carcerato, ho visto tante persone dall’aspetto normalissimo, che ti salutano e ti sorridono come fa il classico “vicino di casa”.

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La cosa che mi ha colpito di più sono gli spazi ristretti delle celle. Anche la struttura di Monza è colpita dal sovraffollamento: le celle, originariamente previste come singole, ora sono occupate in alcuni casi anche da tre detenuti, uno dei quali deve dormire in una branda che di giorno viene piegata e riposta sotto uno degli altri due letti.

A fronte di una capienza “regolare” di 405 e di una capienza “tollerata” (cioè oltre la quale non si può andare) di 710, oggi ci sono 685 detenuti, di cui il 48% stranieri (tra le donne, le straniere sono l’82%). Metà dei detenuti sono tossicodipendenti.

Un’altra nota dolente riguarda l’edificio, che pur avendo solo una ventina d’anni, versa in condizioni piuttosto fatiscenti, tanto da avere un’ala inagibile per forti infiltrazioni d’acqua piovana. Le risorse a disposizione sono quelle che sono e non sempre si riesce a tenere tutta la struttura in modo decoroso.

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Proprio per questo faccio mio l’appello della direttrice, che è alla ricerca di vernice per pitturare varie parti dell’edificio, di modo da tenerlo pulito e in ordine. Se ci fossero delle ditte o dei centri commerciali con eccedenze di magazzino e desiderano donare vernice (bianca o colorata, non importa), mi contattino, sono i benvenuti! Ho già chiamato i media locali e sarebbero disposti a dare visibilità a questo gesto di generosità, di modo da assicurare un giusto ritorno di immagine. Attendo segnalazioni!!

21. Febbraio 2014 · Commenti disabilitati su OUT IN THE STREETS! · Categorie:Incontri con i cittadini

Ogni tanto si torna a casa! Con grande piacere domani sono a Monza per l’assemblea pubblica aperta a tutti i cittadini per parlare di cosa stiamo facendo in Regione e in Parlamento!
Sala E dell’Urban Center, Via Turati 6, Monza!

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20. Febbraio 2014 · Commenti disabilitati su Concertone in Villa Reale, depositata un’interrogazione a Maroni · Categorie:Parco di Monza

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Facendo seguito alla denuncia pubblica sull’intenzione espressa del Presidente della Regione Lombardia di organizzare un “concertone” a luglio presso il Parco della Villa Reale a Monza, ho depositato un’interrogazione alla Giunta. Per il Movimento l’idea di un concerto nel parco è assurda. Villa Reale non può sopportare la presenza di migliaia di spettatori in un giardino che rappresenta un gioiello botanico e che ospita un bene storico architettonico di pregio. A Monza ci sono spazi e luoghi ben più adeguati ad accogliere spettacoli musicali.
Chiediamo a Maroni se è stato valutato, di concerto con la Soprintendenza ai Beni Culturali, il Consorzio del Parco e il Comune di Monza, l’impatto ambientale dell’evento e quali interventi intende fare per mettere in sicurezza la zona e assicurare l’incolumità degli spettatori. Chiediamo poi di valutare altre location più idonee all’evento e le oscure ragioni per le quali il tour sarebbe dovuto concludersi a Milano, stando a una delibera, e si concluderà a Varese, città di Maroni.
So che Maroni è un appassionato di musica e mi stupisce che abbia potuto immaginare un concertone in Villa Reale. L’auspicio è che si prenda del tempo per riflettere su di un’idea quantomeno bizzarra e che organizzi l’evento in un luogo che possa davvero accoglierlo in piena sicurezza per le persone e per le cose.

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Oggi finalmente trovo il tempo di dire la mia sul convegno che si è tenuto giovedì scorso, 6 febbraio, a Cesano Maderno sul tema “Sviluppo economico e Infrastrutture” con l’Assessore regionale alle Infrastrutture e Mobilità Maurizio Del Tenno, il Direttore tecnico TEM Luciano Minotti, il Vice Direttore Ferrovie Nord Franco Mariani, il Consigliere Fondazione Fiera Gabriele Galli, il Segretario Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti Paolo Pirovano e, last but not least, il Sindaco di Cesano Maderno Gigi Ponti.
Ho partecipato con la speranza (rivelatasi vana) di avere finalmente qualche dato serio circa la relazione che legherebbe le infrastrutture come Pedemontana e lo sviluppo economico. Purtroppo come temevo non si è andati oltre le solite banalità, dando per scontato un assioma che scontato non è affatto.
Non ho condiviso l’introduzione di Edgardo Zilioli, l’organizzatore della serata, che ha voluto sottolineare come il convegno volesse parlare del legame tra sviluppo economico e “infrastrutture in generale”, senza fare alcuna distinzione sul tipo di infrastrutture di cui si andava a parlare. Perché le infrastrutture in sé e per sé non sono sempre buone e utili! Ve ne sono anche di cattive e dannose e se non si fa un minimo di approfondimento, allora è inutile anche organizzare certi dibattiti. Un conto è parlare di un’autostrada e un altro di una ferrovia, un conto è un inceneritore e un altro un impianto di compostaggio… che senso ha fare di tutta l’erba un fascio?
Nonostante gli intendimenti iniziali, il dibattito si è inevitabilmente orientato sul tema scottante della Pedemontana, grazie anche alla presenza di un pubblico molto attento all’infrastruttura.
Su Pedemontana si potrebbero dire tante cose.
A partire dal fatto che l’autostrada passa nell’area contaminata dalla diossina dell’incidente Icmesa del 76. La diossina è ancora in buona parte nei terreni (vista la bonifica solo parziale dell’area fatta a suo tempo) e non è esattamente una buona idea andare a movimentare terra proprio in quell’area, con conseguente rimessa in circolo di questa terribile sostanza inquinante. Tanto è vero che la Regione Lombardia, per legge, aveva vietato qualsiasi lavorazione in quell’area, ma, per far passare l’autostrada, ha abrogato questo divieto! Senza dimenticare poi che le prescrizioni del Cipe (che prevedono una serie di controlli approfonditi sul livello di contaminazione dei terreni) sono ancora oggi lettera morta.

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Si potrebbe proseguire parlando dei profili di illegittimità legati al progetto definitivo della tratta B2 (quella che va da Lentate a Cesano), a partire dal mancato interramento della tratta. La tratta era stata prevista originariamente in superficie, ma Regione Lombardia aveva bocciato questa soluzione e imposto l’interramento (per evidenti motivi di impatto ambientale) salvo poi rimangiarsi la parola (in fase di approvazione del progetto definitivo) e tornare alla vecchia soluzione – che lei stessa aveva bocciato – per risparmiare soldi!

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C’è poi il tema della mancata redazione della VAS (Valutazione Ambientale Strategica) e del mancato rispetto della Legge Obiettivo (che richiede tempi e costi certi). Tutte queste considerazione hanno generato un ricorso al Tar da parte dei comitati dei cittadini, che potrebbe risultare devastante per il prosieguo dell’opera.

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Si potrebbe anche parlare del consumo di suolo che tale opera comporterà per la Brianza, la provincia più cementificata d’Italia (53% del suolo consumato con punte, in alcuni comuni, del 90%). Pedemontana spazzerà via gli ultimi angoli verdi rimasti sul nostro territorio, alla faccia degli sforzi che si stanno compiendo per arrivare all’approvazione di una legge regionale per fermare il consumo di suolo.

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Ci si potrebbe infine soffermare sulle enormi difficoltà finanziarie in cui versa l’opera. I lavori sono finanziati solo per la tratta A (in via di ultimazione) e la B1 (da Lomazzo a Lentate). Questi pezzi hanno assorbito tutte le risorse pubbliche originariamente previste per l’intera opera, dato che i privati si sono ben guardati dall’investire in Pedemontana. Il tratto B2 e C sono privi di finanziamento. Sono note a tutti le difficoltà della Provincia di Milano e del Comune di Milano nel vendere le loro quote di Serravalle (che controlla Pedemontana S.p.A.)… ad oggi nessun compratore si è fatto avanti in quanto spaventano gli enormi investimenti che dovranno essere fatti per la prosecuzione dell’opera. Il rischio, concreto, è quello di aprire dei cantieri che poi resterebbero abbandonati per mancanza di soldi. Nel tempo, i vari Prodi, Di Pietro, Berlusconi, Formigoni, Cattaneo hanno generosamente gettato il cuore oltre l’ostacolo (o meglio, hanno gettato l’asfalto oltre l’ostacolo) senza preoccuparsi delle coperture finanziarie, confidando che sarebbero arrivate una volta iniziata l’opera.

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Ma non hanno fatto i conti con la crisi! Oggi la domanda di mobilità non è più quella prevista un tempo (già… dimenticavo di dire che Pedemontana è nata vecchia, se ne parla da almeno 30 anni!), tanto che gli istituti di credito non credono più nel rientro dei capitali investiti nei 25 anni di concessione (con costi del pedaggio tripli rispetto alla media nazionale).
L’opera doveva venir pronta per Expo, ma ormai questo cronoprogramma è stato abbandonato: ora si punta ad aprire la tratta B1 per collegarla alla Milano-Meda entro il 2015; dei lavori delle altre tratte se ne riparla dopo Expo… a babbo morto, come si suol dire. In Regione si azzardano a dire che l’autostrada sarà terminata entro il 2017… ma c’è qualcuno che è disposto, realisticamente, a crederci?? Suvvia, siamo seri…
Per questo motivo i sindaci sulla tratta B2 ora sono terrorizzati: l’ipotesi più realistica è quella che la Pedemontana finisca a Lentate, sversando tutto il traffico proveniente da Como, Varese e Saronno sulla Milano-Meda, già di per sé congestionata. A Lentate, Seveso, Cesano Maderno e Bovisio sarà il caos. Con buona pace dei sindaci che finché si è trattato di spartirsi i soldi delle opere di compensazione se ne sono stati zitti e buoni.

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Ma quel che avrei voluto dire in quel convegno, se fossi stato tra i relatori, è che Pedemontana è stata concepita decenni fa, in un mondo che nel frattempo è completamente cambiato. Il territorio si è deindustrializzato, il suolo è stato fortemente urbanizzato e l’inquinamento atmosferico è diventato un problema serio (che causa migliaia di morti ogni anno). Che senso ha Pedemontana oggi? Davvero c’è bisogno di un collegamento est-ovest (da Varese a Bergamo) di questo genere?? Anche alla luce del potenziamento dell’A4 e della creazione della Bre-Be-Mi… che senso ha una terza autostrada che viaggia in parallelo a pochi chilometri di distanza?
Oggi i Tir nel nord Italia viaggiano con un coefficiente di carico attorno al 50%; non sarebbe meglio puntare a risolvere le inefficienze del nostro sistema logistico e dei trasporti invece di buttare 5 miliardi di euro in un’opera cosi devastante? Non sarebbe meglio ammodernare e mettere in efficienza la rete viabilistica esistente? Non sarebbe meglio puntare sul ferro (sono trent’anni, per esempio, che si aspetta il prolungamento dalla metrò fino a Vimercate)?

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Durante la serata è intervenuto il signor Accornero, rappresentante degli artigiani brianzoli, spiegando che i distretti produttivi lombardi hanno bisogno dell’autostrada: spesso un divano – ha spiegato – viene prodotto da più aziende (ciascuna ne realizza un pezzo) ed è un problema se si devono perdere tempo e soldi per il trasporto difficoltoso dei semilavorati. D’accordissimo, ma siamo proprio sicuri che per risolvere il problema serva un supercollegamento Varese-Bergamo? Con pedaggio salatissimo, tra l’altro. Occorre una strategia organica per rendere efficiente e scorrevole la rete stradale ordinaria per collegare agevolmente le aziende di un certo distretto territoriale, che distano pochi chilometri le une dalle altre… che c’azzecca un’autostrada?? A meno che non mi si venga a dire che il tessuto del divano è prodotto a Varese, l’imbottitura a Monza e il telaio a Bergamo…

Insomma, da qualunque lato la si veda, questa autostrada non sta in piedi! E non vale nemmeno tirare di mezzo, come ha fatto l’assessore Del Tenno, la questione del lavoro! Si tratta per lo più di lavoro dequalificato e temporaneo (quando l’opera finisce, finisce anche il lavoro). E’ chiaro che l’unica analisi che è stata fatta è la VIE (Valutazione di Impatto Elettorale)… questa autostrada fa comodo, elettoralmente parlando, a quei politici che l’hanno voluta e la difendono con le unghie e con i denti, oltre naturalmente a tutte quelle grosse imprese che si sono aggiudicate gli appalti, a volte anche in modo illegittimo!

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Infine, non dimentichiamoci che viviamo un momento storico in cui le risorse pubbliche sono molto limitate. Investire soldi in questa maledetta autostrada significa non investirli in altre opere, in altri settori. Significa non avere soldi per la diffusione della banda larga, significa non avere soldi per il trasporto pubblico, significa non avere soldi per la riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare pubblico, significa non avere i soldi per la messa in sicurezza del territorio dal rischio idrogeologico. Tutte attività che porterebbero lavoro, spesso qualificato e duraturo.

E i nostri politici, a fronte di tutto questo, sono ancora qui, nel 2014, a insistere con questa autostrada, concepita a suo tempo senza una visione strategica, in totale latitanza di una programmazione della mobilità, sulla scorta di aspettative finanziarie fasulle??? Non fanno altro che dimostrare di possedere, nella migliore delle ipotesi, una visione del futuro miope e del tutto inadeguata ai tempi che viviamo!

Come se ne esce? Occorre fermare l’autostrada là dove è già stata realizzata: a Lomazzo, in corrispondenza dello svincolo dell’A8. Ma sarebbe troppo pretendere che chi governa la Regione e il Paese capiscano di essersi avventurati in un vicolo cieco.

14. Febbraio 2014 · Commenti disabilitati su Caso Micron di Agrate: i gioielli di famiglia e lo spezzatino · Categorie:Lavoro

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Parliamo della crisi occupazionale della St Micron.
Prima di affrontare l’argomento è bene riassumere la storia recente di quella che è stata una grande azienda, uno dei fiori all’occhiello del patrimonio industriale nazionale. Nel 2007 la ST scorpora la Divisione Memorie, creando l’azienda ST M6; nel 2008 nasce la Numonyx costituita dalla Divisione Memorie di ST, appena scorporata, e la divisione memorie dell’americana Intel. Le quote azionarie della Numonyx sono quindi possedute quasi alla pari da Intel e ST oltre a un 6% detenuto da una Equity americana, Francisco Partners, nota per investimenti speculativi.
La Numonyx è presente in Italia ad Agrate (MB), Catania e Arzano (NA) con circa 1100 dipendenti fra ingegneri, fisici e tecnologi, ma nel 2010 la Numonyx viene acquisita dall’americana Micron, già presente in Italia ad Avezzano (AQ) con 1800 dipendenti. Con questa operazione la Micron si impossessa di un enorme patrimonio di brevetti e di tecnologie a lei nuove, tra le quali le memorie flash NOR e le memorie a cambiamento di fase (PCM). In poco tempo trasferisce queste tecnologie oltreoceano, i gruppi di design vengono smembrati o ridotti a ruoli marginali.
Nel 2013 lo stabilimento di Avezzano, che produce sensori di immagine, viene venduto alla tedesca LFoundry che riceve un finanziamento dal Governo italiano di circa 40 Milioni di Euro facenti parte di un accordo di programma destinati alla Numonyx e a gennaio di quest’anno la Micron annuncia 419 esuberi, circa il 40% della forza lavoro italiana, nonostante aver ottenuto dei ricavi record nel 2013 e una quotazione azionaria triplicata rispetto a due anni prima.
E questo succede mentre in Francia la ST riassorbe circa 1600 dipendenti di un’altra scorporata, la ST-Ericson, grazie all’intervento e ai contributi del Governo francese, degli enti locali e dell’Unione Europea per un ammontare di circa 1 miliardo di euro! Il tutto grazie a Horizon 2020, il piano di finanziamento europeo per la microelettronica che potrebbe consentire alla ST di riassorbire gli esuberi Micron.
Nella sola sede di Agrate Brianza si parla di 223 lavoratori dipendenti che rischiano di andare in mobilità già da aprile, ma la minaccia che il processo coinvolga altri lavoratori è fin troppo evidente!
Recentemente i sindacati attraverso le Rsu si sono incontrati con l’assessore regionale Melazzini. A livello istituzionale devono essere messi in moto tutti gli strumenti necessari affinché il personale altamente qualificato e d’esperienza (tra gli altri figurano ingegneri e fisici) possa essere tutelato, tramite un forte coinvolgimento di Regione Lombardia e della dirigenza ST. Occorre fare leva sulle reali opportunità di utilizzo dei fondi europei per dare vita ad un nuovo piano industriale con l’obiettivo di garantire i livelli occupazionali.
Il 12 febbraio i sindacati e tutti i lavoratori coinvolti hanno organizzato un presidio davanti alla Confindustria di Monza dove si stava svolgendo un confronto tra le parti conclusosi con la disponibilità della Micron ad erogare solo 12 mensilità di liquidazione oltre alla mobilità, ma i lavoratori non ci stanno!
I sindacati e i lavoratori si stanno preparando a manifestare davanti al Ministero del Lavoro a Roma il 21 febbraio, per dare rilevanza e visibilità ad una questione che a noi pare essere non ancora conclusa. Noi siamo dalla loro parte!

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E’ in dirittura di arrivo l’elaborazione della proposta di legge sul contenimento del consumo di suolo del Movimento 5 Stelle Lombardia.
Siamo agli ultimi ritocchi. La proposta di legge, allineata al nostro programma elettorale, imporrà l’azzeramento del consumo di suolo al di fuori delle città e il forte contenimento dell’edificazione negli spazi aperti all’interno del tessuto urbano. Chiederemo poi di incentivare il riutilizzo del patrimonio edificato, dismesso e inutilizzato con vincoli stringenti rispetto alla qualità architettonica e ecologica in linea con il miglioramento delle prestazioni energetiche. Andremo poi, con un occhio attento ai bisogni dell’agricoltura, a implementare le facoltà comunali di monitoraggio dei luoghi abbandonati.
La chiave di volta della proposta è il riconoscimento dell’importanza dei suoli liberi e il loro ruolo centrale nell’ecosistema, del tutto assente nella normativa. La Lombardia è una regione coltivata a cemento e le scelte per il governo del territorio hanno consentito alle lobby dei costruttori di occupare ogni spazio disponibile per la speculazione. Il risultato è un confuso groviglio di costruzioni, infrastrutture ed edifici abbandonati che non hanno trovato mercato. E’ una politica suicida, anacronistica e insostenibile alla quale la nostra proposta di legge mette la parola fine.
A breve verrà licenziata anche una proposta di legge della Giunta, che dovrebbe andare nella stessa direzione… se son rose fioriranno!!!

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La risoluzione sulla dismissione di parte del parco inceneritori regionali – proposta dal Movimento 5 Stelle e approvata all’unanimità in Consiglio Regionale lombardo qualche settimana fa – comincia a produrre i primi effetti!

In provincia di Varese, la classe politica locale, il Commissario della Provincia, la società civile e la stessa dirigenza della società ACCAM (che gestisce l’inceneritore di Busto Arsizio) hanno avviato una profonda riflessione sul futuro del forno varesino.

Anche grazie alle pressioni dei cittadini e dei gruppi locali del MoVimento, pochi giorni fa il Commissario provinciale ha dichiarato che lo scenario di gestione dei rifiuti è cambiato e che l’inceneritore bustese non è più strategico!

Ieri c’è stato un incontro tra l’assessore regionale all’ambiente Claudia Terzi e tutti i soggetti coinvolti in cui si è deciso innanzitutto di bloccare il progetto di revamping dell’impianto; ora si apre una fase di studio delle possibili strade da percorrere, che entro 45 giorni porterà ad una decisione definitiva: andare avanti con l’ammodernamento oppure chiudere definitivamente l’inceneritore da qui a poco!

Provo invidia per i cittadini di Varese. In quella provincia la politica ha saputo fermarsi a riflettere, ha accettato di valutare obiettivamente uno scenario alternativo all’incenerimento a tutti i costi. La stessa società ACCAM sta capendo che per sopravvivere deve cambiare strategia.

Qui da noi invece il muro di gomma dei sindaci di centro sinistra, spalleggiati da una provincia che produce un piano rifiuti retrogrado, non si lasciano scalfire dal minimo dubbio e vanno avanti col mantra dell’incenerimento, incuranti che il mondo intorno a loro è cambiato. Andranno a sbattere contro un muro, ma allora sarà tardi per evitare che il conto della loro incompetenza venga pagato dai cittadini.

E l’articolo della Prealpina che riporto è la migliore risposta alle fesserie dei signori di Bea, che sostengono sul loro sito che la Regione non può far nulla di fronte alla loro volontà di andare avanti. Quando la Regione farà sentire la sua voce anche per Desio, cosa faranno? Imbracceranno il mitra?

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Il Presidente di Regione Lombardia Roberto Maroni ha lanciato l’idea di un grande evento di promozione di Expo con un concerto nel parco di Villa Reale a Monza l’8 luglio prossimo “sul modello – come ha dichiarato – del “concertone” del primo maggio di Roma. Un’occasione per far vedere al mondo che Expo vuol dire certamente infrastrutture e logistica, ma è anche una festa, un’occasione positiva e gioiosa che coinvolge tutti i cittadini”.

Sono un appassionato della musica dal vivo e vado spesso ai concerti, ma quella del concertone nel parco della Villa Reale è un’idea stravagante e mi auguro che sia solo una boutade per raggranellare qualche titolo di giornale. A Monza ci sono spazi e luoghi ben più adeguati ad accogliere un grande concerto e, come ha spiegato il Comitato Cederna per il Parco, la sede scelta da Maroni oltre che non idonea non può sopportare presenze invasive. Si parla di migliaia di spettatori in un giardino che rappresenta un gioiello botanico e un bene storico architettonico da tutelare. Chi mai si sognerebbe di immaginare, giusto per fare un esempio, Bruce Springsteen a Vesailles?

Ci chiediamo inoltre quanto costerebbe poi adattare il parco al concerto secondo le norme di sicurezza? Il nostro appello alla Sovraintendenza, al Consorzio Parco e Villa Reale e al Comune di Monza è quello di opporsi al concerto in Villa Reale. A Maroni chiediamo un poco più di coerenza nell’utilizzo di beni pubblici. Lo invitiamo a spostare l’evento allo stadio Brianteo di Monza, luogo sicuramente meno suggestivo ma decisamente più adatto a questo tipo di manifestazioni.

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09. Febbraio 2014 · Commenti disabilitati su OUT IN THE STREETS! (ex post) · Categorie:Incontri con i cittadini

Un ringraziamento agli amici di Villaguardia (CO) che venerdì sera mi hanno invitato al loro incontro pubblico per il lancio del MoVimento 5 Stelle nel loro comune, in vista delle imminenti elezioni amministrative.

La serata ha suscitato la partecipazione attiva di vari cittadini… in bocca al lupo!

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05. Febbraio 2014 · Commenti disabilitati su Mozzate (CO) e Gorla (VA): l’ampliamento della discarica è insostenibile · Categorie:Ambiente - Rifiuti

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Nei giorni scorsi ho depositato una interpellanza per chiedere all’Assessore regionale all’Ambiente Claudia Terzi le motivazioni che hanno portato alla pronuncia di compatibilità ambientale del progetto di ampliamento della discarica di Econord S.p.A nel comune di Mozzate (CO).
E’ stato presentato un progetto di «rimodellamento morfologico generale della discarica» in un’area tra il comune di Gorla Maggiore e Mozzate che ospita già due discariche esaurite. Un ordine del giorno, approvato in Regione nel 2008 e relativo al Piano Cave della provincia di Varese, impegnava la Giunta a pianificare e attuare specifici interventi per il recupero ambientale proprio su quelle aree considerate fortemente compromesse dal punto di vista ambientale. Ora, senza aver effettuato la valutazione dell’impatto ambientale, la Regione da il via libera all’ampliamento della discarica.
Ha ragione da vendere il Comitato Mozzatese Salute e Ambiente a protestare: l’ampliamento è insostenibile e vorremmo che la Giunta si attivasse per fermarlo.

04. Febbraio 2014 · Commenti disabilitati su Visita del Cardinale Scola in Consiglio Regionale · Categorie:Pirellone

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Oggi in aula parla il Cardinale Scola.
Noi del MoVimento 5 Stelle, nel pieno rispetto della figura del Cardinale, abbiamo deciso di non assistere al suo intervento in aula e lo abbiamo ascoltato dai nostri uffici.
Si tratta di un gesto simbolico per rimarcare il nostro dissenso verso il Presidente del Consiglio Raffaele Cattaneo che ha invitato il Cardinale a presenziare in aula durante una seduta del Consiglio.
Riteniamo opportuno che la visita di un esponente religioso, sempre ben accetta, fosse organizzata in una sede diversa all’interno di Palazzo Pirelli e in un momento diverso dalla seduta del Consiglio, per rimarcare la laicità delle Istituzione della Repubblica Italiana. Questa nostra posizione ha fatto infuriare ieri il Presidente Cattaneo che durante la conferenza dei capi gruppo ci ha dato dei fascisti!
Al termine dell’intervento del Cardinale Scola, siamo andati a salutarlo e a spiegargli i motivi della nostra assenza in aula.