Il Consiglio regionale ha celebrato oggi il Giorno della Memoria, ricordando le vittime dell’Olocausto e la Shoah.
Nel corso della cerimonia sono state ricordate la figura e l’opera di due lombardi che si sono contraddistinti per avere rifiutato di collaborare con i nazisti e avere salvato la vita di molti ebrei. Si tratta di Enrico Bertè e di don Eugenio Bussa, al quale è oggi dedicata l’omonima Associazione presieduta da Armando Forno, che ha ritirato il premio.
Don Eugenio Bussa, nato nel 1904 a Milano, fu nominato prete nel 1928 dal Cardinale Tosi. Nel febbraio del 1943 aprì a Serina, nella bergamasca, una colonia montana di sfollamento per i bambini del quartiere Isola di Milano che era stato pesantemente distrutto dai bombardamenti. Nella colonia trovarono rifugio anche alcuni bambini ebrei. Don Eugenio Bussa li tenne sotto falso nome, esonerandoli anche dall’apprendimento della religione cattolica. Per evitare che i bambini ebrei potessero finire nelle mani dei nazisti arrivò anche a falsificare i loro documenti. Alla fine del conflitto, riconsegnò alla Comunità ebraica di Milano i bambini, integri nella loro fede d’Israele, come gli fu poi pubblicamente riconosciuto. Nel 1990 a don Eugenio Bussa è stato attribuito il riconoscimento di “Giusto fra le Nazioni”.
Enrico Berté, nato a Milano nel 1924 e varesino di adozione, risiede a Malnate. Architetto e poeta, ha vinto numerosi premi letterari. Soldato dell’esercito italiano, la sera dell’8 settembre 1943 Bertè fu fatto prigioniero dai nazisti a Bressanone. Rinchiuso in cella per tre giorni, fu poi deportato prima a Mannheim e poi Schandelah perché si rifiutò di collaborare con i nazisti e di aderire alla Repubblica di Salò. Persona di grande valore umano ed etico, amato e rispettato da tutti, a 90 anni è ancora attivo nelle scuole e fra i giovani: prima di concludere i suoi incontri invita gli studenti a non dimenticare, a raccogliere il testimone e diventare essi stessi ”sentinelle della Memoria”. A Bertè sono state conferite molte onorificenze, tra cui quella di Volontario della libertà e di Cavaliere della Repubblica, oltre alla Medaglia d’Onore della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
“Oggi temo in particolare il negazionismo –ha detto ai presenti l’architetto Bertè- ed è per questo che continuo ad andare nelle scuole per rivolgere a tutti l’invito a non dimenticare: confido nelle nuove generazioni perché certi crimini non si ripetano mai più e nutro forte speranza nella bontà dell’uomo”.