Bravissimo il nostro Paolo Di Carlo di Desio: ha centrato il punto. Gli adoratori del fuoco di Bea NON HANNO PIU’ NESSUNA CREDIBILITA’, tranne che agli occhi creduloni dei sindaci brianzoli, naturalmente. E’ dal 2008 che li sbugiardiamo regolarmente, fermando i loro piani fuori dal tempo e dalla storia. Ora siamo alla battaglia finale, se riusciamo a fermare l’ennesimo piano-bufala per tenere in vita l’inceneritore per altri 15 anni, è fatta! L’INCENERITORE DEVE CHIUDERE, SENZA SE E SENZA MA. PUNTO.
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di Alessandro Crisafulli da il Giorno
Forno Inceneritore, ci risiamo. Dall’ormai vecchio progetto di raddoppio, sonoramente bocciato, al recente Piano di potenziamento, da più parti “fischiato”, fino alla sostanziosa revisione di pochi giorni fa. Anch’essa, per altro, già osteggiata. Il futuro del termovalorizzatore di via Agnesi continua a far discutere, senza che mai si riesca a mettere d’accordo tutti. Idee troppo confuse da parte della società che lo gestisce, forse, nel corso degli anni, visti i vari cambi di rotta. Con i Comuni Soci che fanno fatica a capirci qualcosa e, soprattutto, con Comitati e gruppi civici che continuano a vedere ogni piano come un inutile e dannoso spreco di soldi. L’ultima proposta prevede quattro scenari possibili, ma Bea ha già fatto capire che punta tutto su uno: quello che prevede investimenti strutturali per 15 milioni di euro (a fronte dei 25 previsti nel precedente Piano) da cui rientrare in 15 anni (anziché in 20 come previsto nel precedente). E i rifiuti da incenerire? Salirebbero fino a 88 mila tonnellate annue. Il tutto garantirebbe – secondo quanto elaborato – riduzioni nelle tariffe per i Comuni: di 12 euro a tonnellata nel 2014 e di 25 euro a tonnellata dal 2020. I lavori riguarderebbero il potenziamento del trattamento fumi, l’efficientamento elettrico e termico.
«I vertici di Bea continuano a ripetere ai Comuni Soci la solita storia: investire sul forno. Continuano a proporre piani salvifici, rimangiandosi di volta in volta quanto avevano previsto nel piano precedente. Di fatto, per non affrontare i notevoli costi della dismissione di un forno ormai obsoleto e fuori mercato, siamo all’accanimento terapeutico nella speranza di riuscire a rimandare a tempo indeterminato la morte; ma prima o poi il forno dovrà essere chiuso», è il j’accuse di Paolo Di Carlo, consigliere del Movimento 5 Stelle e da sempre attivista del comitato Per l’Alternativa. «Ricapitolando: prima c’era il progetto del raddoppio da 170mila tonnellate, arrivato in gara, poi il nulla, per fortuna – dice -. In seguito i lavori straordinari per diversi milioni di euro, eseguiti: pareva che il forno sarebbe andato avanti per 10-15 anni senza bisogno d’altro. Nel 2012 viene presentato il piano industriale da 20 anni. Ora, con la revisione di quel piano, hanno ammesso che il piano era basato sulle esigenze dell’azienda senza tenere conto che le tariffe previste erano già fuori mercato. Secondo Bea, il nuovo piano revisionato garantirà prosperità all’azienda per i prossimi 15 anni. E chi ci garantisce che sarà davvero così? Perché dovremmo fidarci di chi ha già fatto retromarcia due o tre volte? E poi, a chi serve un aumento di regime da 70 a 88mila tonnellate, considerando che in Lombardia c’è già oggi una sovracapacità per oltre 110mila tonnellate?».
«Prima di investire ancora 15 milioni per 15 anni su un impianto datato – chiede Di Carlo – occorre uno studio redatto da tecnici indipendenti che analizzino i bisogni del territorio e propongano uno scenario realmente alternativo, una soluzione al passo con i tempi, tenendo conto che i rifiuti diminuiscono, la raccolta differenziata può e deve aumentare, gli orientamenti della Regione chiedono l’utilizzo di sistemi innovativi e la riduzione della attuale sovracapacità di incerimento regionale».